di Cristoforo Puddu
L’atteggiamento degli italiani verso la politica, anche definendolo in modo generoso, è semplicemente disincantato.
Il sentimento antipolitico e soprattutto antipartitico diffuso, legittimo in considerazione della degenerazione dell’intero sistema politico italiano in sponde di “malaffare”, registra il picco più alto, dai tempi di tangentopoli, di disaffezione verso i partiti tradizionali. La considerazione generale, sviluppatasi in senso estremamente negativo verso la “vecchia” politica, riserva certamente strade impreviste, con nuove offerte e nuovi interpreti. I tanti e recenti episodi di malcostume, anche con diverse Regioni a contendersi il podio degli “onorevoli” sottoinchiesta o condannati, non conciliano di certo il cittadino con la politica. Nel momento più basso della credibilità dei partiti è necessario che la politica, tra “salite” e “ri-discese” in campo, ritrovi il suo compito naturale e riformi se stessa culturalmente e moralmente, riscoprendo lo spirito di diaconia (servizio); magari attingendo all’esempio di figure, come quella di Davide Cova, che impegnò la propria esistenza “nella ricerca di concrete risposte ai problemi della Sardegna”.
Davide Cova (Cagliari 1891 – Oristano 1947), figlio di un ottico lombardo-veneto con studio in via Manno, è certamente da includere tra i più genuini artefici e principali promotori di quelle idealità ed azioni che animarono i movimenti per il riscatto e rinascita dell’Isola nel primo Novecento. Le problematiche legate alla “questione sarda” conquistano il giovane e vivace spirito del Cova, che sente e coltiva una naturale necessità di operarsi per la Sardegna e promuoverne la consapevole importanza dell’identità nel “senso del valore della propria cultura”.
Frequenta, prima, la Regia Facoltà di Matematica a Cagliari, tra i suoi professori anche lo scienziato di calcolo infinitesimale Antonio Fais, e successivamente la Regia Facoltà d’Ingegneria di Milano, dove si laurea nel 1914 in ingegneria industriale; intanto partecipa da protagonista all’attività di movimenti, circoli ed in ambito milanese diviene qualificato e battagliero portavoce della Sardegna. Tra il 1910 e il 1911 si attiva con energia a perorare la causa sarda, intervenendo anche attraverso i vertici dello Stato, tanto da conquistare l’attenzione e la stima dello stesso Giovanni Giolitti. Con Attilio Deffenu, illustrata da Mario Delitala, fonda a Cagliari la rivista “Sardegna” e nell’immediato dopoguerra i giornali “Il Popolo Sardo” e “Il Solco”, a cui collaborano tanti artisti e intellettuali . L’azione pubblicistica, politica e sociale del Cova si concretizza nella nascita del “Partito Sardo d’Azione”, che fonda con Bellieni, Lussu, Mastino, Puggioni, G.B. Melis, Contu, Oggianu e numerosi amici. Naturalmente non trascura la sua attività professionale di ingegnere, dove si distingue per la collaborazione al progetto per l’orto botanico a Cagliari e le trasformazioni fondiarie e bonifiche nell’area di Oristano; per interessanti lavori industriali, l’insegnamento universitario a Cagliari e l’impegno per la Società Ginnastica “Amsicora”.
Nel 1921 è vincitore del concorso al posto d’ingegnere-capo dell’ufficio di Oristano, che considera “cuore dell’Isola” per la sua posizione e Città simbolo perché patria di Eleonora d’Arborea. E per Oristano, animato dal suo idealismo, realizza il Monumento ai Caduti, l’acquedotto, i giardini pubblici, l’edificio della Scuola Elementare e il significativo progetto della Scuola d’Arte Applicata, a cui contribuirono da insegnanti i massimi artisti sardi del periodo (Ciusa, Floris, Melis Marini, Ballero, Biasi, Figari, l’amico di sempre Mario Delitala e tanti altri). Per le sue manifeste idee antifasciste subì minacce, aggressioni e privato dell’incarico di responsabile dell’ufficio tecnico municipale; la stessa Scuola d’Arte Applicata, nonostante il riconoscimento avuto dalle autorità nel 1925, fu fatta chiudere nel 1930 per “ordini superiori del regime fascista”. L’ingegnere Cova visse il periodo di regime fascista nella condizione di sorvegliato speciale e nell’incondizionata fedeltà ai suoi principi ideali. Nel dicembre 1943 il CLN gli conferisce l’incarico di Sindaco al Comune di Oristano, dove si prodiga a favore della popolazione (garantendo approvvigionamenti e acquistando vaccini contro l’epidemia di tifo) e avviando un progetto di ricostruzione e sviluppo per la Città e nell’area dei terreni comunali nell’area intorno al Golfo. Concluderà il mandato di sindaco nel 1946. Scompare il 9 maggio 1947, a soli cinquantasei anni, dopo aver organizzato il primo congresso del Partito Sardo d’Azione del dopoguerra, tenutosi a Oristano nei locali del cinema “Arborea”, e mentre collaborava con gli avvocati Piero Sotgiu e Gonario Pinna alla stesura di un “Progetto di Statuto Regionale per la Sardegna”. Davide Cova è oggi uno dei tanti idealisti onesti nell’oblio: dimenticato dalla memoria popolare e dallo stesso partito in cui ha militato e contribuito a fondare.