Un disastro. Ci sono pochi altri termini per definire il rapporto dei ragazzi sardi con la scuola. Non va meglio l’esame delle prospettive: per i giovani il futuro si preannuncia a tinte fosche. Nell’isola quasi tutti gli indicatori su chance di lavoro e possibilità di metter su famiglia rendendosi autonomi rispetto a quella originaria sono negativi, se non addirittura pessimi. Così dall’Atlante dell’infanzia a rischio promosso per il 2012 da «Save the children” viene fuori un quadro inquietante. Ancora più grave di quello emerso da statistiche ufficiali già conosciute e dai dossier fatti dalla stessa organizzazione negli ultimi anni. Lezioni. In Sardegna un ragazzo ogni quattro si ferma al diploma di terza media. Assieme alla Sicilia, l’isola ha in questo senso la percentuale negativa peggiore d’Italia circa mancate iscrizioni alle superiori. Un tasso più allarmante si riscontra soltanto in alcune zone di Spagna, Portogallo, Malta Islanda e Turchia. Sulla penisola italiana, invece, a non studiare più dopo i 14 anni è il 18% dei ragazzi, contro l’obiettivo europeo del 10%. È dunque di 15 punti percentuali il divario che ci separa dal massimo risultato possibile ipotizzato a Bruxelles, in questa fase già realtà in altre aree dei 27 Paesi Ue. Sentieri interrotti. Risulta poi a «Save the children» che la Sardegna sia la quarta regione italiana per minor sovraffollamento delle aule, aspetto che nelle città conferma i dati ministeriali. Un altro fenomeno sconcertante, a ogni modo, sguarnisce tante classi: l’abbandono e la dispersione. Sotto questo profilo, l’isola è al top negativo: alle medie come alle superiori continua a crescere il numero degli alunni che cessano di seguire le lezioni all’improvviso, a volte senza neppure comunicarlo ai professori. Il livello d’interruzione sardo è il più alto d’Italia e da tempo conosce un aumento che pare senza fine. Bocciati e rimandati. Nell’ex Belpaese, agli scrutini dello scorso giugno, meno di 2 studenti su 3 sono stati promossi direttamente alla classe successiva. Il 10,3% è stato bocciato. Il 26,5% rimandato a settembre. A ottobre, la grande maggioranza dei rimandati è stata promossa. E il numero dei bocciati è così salito all’11,8%. Sensibili le differenze: nei licei i respinti sono risultati appena 6,5 su 100, negli istituti professionali 20,5 su 100. Ma tassi di non ammessi a giugno nettamente sopra la media si sono registrati in Sardegna (15,1%), Valle D’Aosta (15%) e Toscana (12,3%). Mentre l’Umbria è stata la regione con la maggiore percentuale di studenti promossi subito alla classe successiva, con un valore pari al 91,4%. Le sedi. I dati diffusi dal Miur sull’anagrafe dell’edilizia scolastica fotografano l’età venerabile di buona parte delle circa 36mila strutture monitorate in tutta l’Italia. Anche il corpo docente è tra i piu vecchi d’Europa. E in Sardegna? Se solo una minima parte degli stabili sono stati costruiti prima della seconda guerra mondiale, la stragrande maggioranza degli edifici risale però a un periodo compreso tra il 1945 e il 1980. Mentre negli ultimi 30 anni è stata portata a termine una minima percentuale delle sedi necessarie per le lezioni su scala regionale.