La Sardegna è il centro delle ricerche per scoprire il segreto della longevità, della “succesfull aging”, l’invecchiare con successo. Non solo perché dodici anni fa sono iniziati gli studi sui centenari dell’Ogliastra, ma anche perché nella équipe di scienziati allestiti dalla National Geographic Society c’è il sassarese Gianni Pes, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Sassari. È stato inserito nel progetto della National Geographic Society dal noto giornalista scientifico Dan Buettler, proprio perché ha studiato gli arzilli vecchietti sardi, che sono concentrati nelle zone dell’Ogliastra e della Barbagia. Adesso ha anche effettuato ricerche sui centenari dell’isoletta greca di Ikaria, nel Mar Egeo. E alcune anticipazioni sui dati raccolti sono uscite prima sul sito del New York Times e domenica 28 ottobre anche sull’edizione cartacea del quotidiano. L’importanza di avere scoperto un’altra isola ricca di anziani che arrivano sino a 90 e anche 100 anni in buona salute, risiede nel fatto che finalmente si ha un termine diconfronto con i sardi. Il ricercatore sassarese Gianni Pes spiega: «È fondamentale per capire quanto incidano sulla longevità i vari fattori: la genetica, l’alimentazione, lo stile di vita».
Ikaria – La scoperta dell’isoletta greca dedicata a Icaro, il figlio di Dedalo, è nata in seguito alla incredibile vicenda di Stamatis Moraitis, un greco che si era trasferito negli Stati Uniti nel 1943 in seguito alle ferite riportate nella Seconda Guerra Mondiale. Nel 1976 gli venne diagnosticato un cancro che gli lasciava pochi mesi di vita. Moraitis scelse di ritornare ad Ikaria per passare gli ultimi giorni di vita coi suoi figli ed essere poi sepolto nel cimitero dei suoi padri. Una volta rientrato gli amici andarono a trovarlo per fare lunghe chiacchierate e bere vino. Man mano che passavano le settimane Moraitis si sentiva meglio e lasciò il letto per iniziare a camminare. Dopo qualche tempo piantò verdure nell’orto e le coltivò. Stamaitis Moraitis alla fine è morto, ma quando aveva 102 anni. «In realtà abbiamo controllato i documenti e di anni ne aveva 98, ma ha vissuto oltre trent’anni rispetto a quanto gli era stato diagnosticato. E senza fare la chemioterapia», spiega Gianni Pes. Per questo l’articolo uscito sul New York Times è stato intitolato “L’isola dove la gente dimentica di morire”. Dopo una rigorosa raccolta di dati insieme al demografo belga Michel Poulain (ottenuti incrociando dichiarazioni, atti di nascita e battesimo, documentazione militare) è stato appurato che nell’isoletta greca gli ultranovantenni sono due volte e mezzo quelli degli Usa, «ma soprattutto che arrivano meglio alla vecchiaia, soffrendo meno di malattie cardiovascolari. La demenza senile è praticamente assente e qualcuno ha ancora rapporti sessuali».
I fattori di longevità – I risultati definitivi dello studio saranno pubblicati tra qualche mese, ma qualche anticipazione è già possibile. Alimentazione, stile di vita e moderato ma costante esercizio fisico influiscono più della genetica, che ha una percentuale intorno al 15-20%. Francesco Tolu, specialista in Endocrinologia afferente al servizio di Diabetologia dell’Università di Sassari, mette in rilievo alcuni alimenti in comune tra sardi e greci. «Il pane a lievitazione naturale ha basso contenuto glicemico e quindi consente di prevenire il diabete, così come lo yogurt fatto col latte di capra è un potente anti-diabete e anti-colesterolo. Anche consumare verdure e ortaggi autoprodotti aiuta a vivere meglio, mentre nelle ultime ricerche il vino influisce solo se bevuto con moderazione». Lo stile di vita è altrettanto importante. Evitare lo stress della città, degli orari da rispettare, avere il tempo per lunghe chiacchierate e per stare a tavola con gli amici. Gianni Pes racconta un aneddoto illuminante: «Un giorno sono entrato in un negozio, il proprietario stava uscendo per fare una commissione e mi ha detto di prendere pure quello che mi serviva e di mettere poi i soldi in cassa. Anche questo è indice di una società più serena». L’altro punto in comune è l’attività della pastorizia e la conformazione del terreno. «Chi ha fatto il pastore ha sempre vissuto all’aria aperta e svolto attività aerobica, non pesante. Così come chi è abituato a spostarsi a piedi in zone collinose, con saliscendi. Uno degli errori che si commette spesso quando si cerca di rimettersi in forma è quello di iniziare a fare attività sportiva in maniera pesante, stressando il fisico e andando incontro a problemi cardiaci».
Sardegna da vivere – Il rettore Attilio Mastino, oltre ad esprimere soddisfazione per il prestigio che ricade sull’Università di Sassari, sottolinea l’aspetto economico della scoperta. «Viene dimostrato che in Sardegna abbiamo una qualità ambientale che non si trova nel resto d’Europa e questo può essere speso a vantaggio dell’economia turistica, così come la conferma della qualità dei nostri prodotti alimentari che sono veramente biologici». Si pensi che negli Stati Uniti si spendono centinaia di miliardi di dollari per prevenire il diabete e curare la demenza senile, ma anche per gli integratori alimentari. La piccola équipe dove lavora il sassarese Gianni Pes sta dimostrando che la formula della longevità si può replicare. E forse non è indispensabile essere nati in Sardegna, ma vivere in alcune zone dell’isola e mangiare alcuni prodotti può aiutare a vivere più a lungo e in condizioni di salute migliori.