di Giacomo Mameli – Sardi News
Da Downing Street alla cattedra, in una della più prestigiose università del mondo, a Reading, Regno Unito, Berskshire, dove, Anno Domini 1485, sorse la Grammar School. L’università è decisamente più giovane: autonoma dal 1976 faceva parte dell’ateneo di Oxford. Qui andrà a insegnare Economia delle Politiche Pubbliche l’economista Giovanni Razzu, nella foto, 37 anni, di Sorso, liceo scientifico a Sassari, laurea alla Bocconi, master alla London School of Economics e senior economist del governo inglese (vincitore di concorso sotto Tony Blair, confermato da Gordon Brown, triconfermato da David Cameron). Dice Razzu: “Mi è stata offerta la cattedra in Economia delle politiche pubbliche, nella Scuola internazionale di Politica ed Economia, una nuova facoltà che unisce i dipartimenti di economia, politica nazionale e internazionale. Avevano bisogno di un background in economia delle politiche pubbliche per dirigere e coordinare il nuovo Master”. Reading è una università globale, 16.724 studenti di 125 nazionalità differenti. Si fregia di una sorta di “medaglia d’oro”, visto che il 90 per cento della ricerca scientifica fatta nei suoi laboratori è considerata di “statura internazionale”. Reading ha anche quattro campus, uno di prossima apertura in Malesia. Razzu diventa ufficialmente “professore”, rango più alto della carriera accademica in United Kingdom, totalmente diversa da quella che si percorre in Italia (in Uk si inizia con lo status di Lecturer, Senior Lecturer, Reader, poi a Professor).
Sarebbe possibile in Italia? “Non penso che uno con il mio background ed esperienza possa accedere in Italia a una cattedra universitaria all’età di 37 anni. Il sistema italiano è molto più bloccato. L’università di Reading aveva bisogno di una persona con esperienza di economia delle politiche pubbliche “dal vivo”. Sapendo che questo non poteva facilmente combinarsi con un record di pubblicazioni tipiche per accedere a una cattedra universitaria ma che doveva comunque essere attraente, hanno avuto la flessibilità di aprire un tale recruitment. Ho partecipato al concorso e l’ho vinto. Ed eccomi pronto, sono in allenamento perché devo poter comunicare, trasmettere efficacemente la mia esperienza pratica”.
Lascia per sempre Downing Street e Westminster? “Vado in aspettativa per tre anni dal Government Economics Service e ritorno, anche se a livelli ben più alti, a tempo pieno in accademia. Avevo iniziato alla London School of Economics dopo essere tornato dalla ricerca sul campo in Ghana e continuato a insegnare fino a un paio di anni fa a tempo parziale”.
Che cosa ha spinto la dirigenza dell’università di Reading a occuparsi di politiche pubbliche? “L’obiettivo è legato anche alla crisi che sta vivendo l’Occidente. Occorre ripensare strategie, e lo devono fare anche i governi. Ecco perché le autorità accademiche di Reading hanno ritenuto di stabilizzare questo nuovo corso. È necessario formare studenti che domani saranno classe dirigente e vogliano accedere a una carriera di analisti nelle istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali. Insegnerò la materia che mi piace di più, l’economia delle politiche pubbliche e i relativi strumenti principalmente usati da economisti del governo. Sto preparando un piano organico di lezioni: a partire dal mercato del lavoro, dai problemi distributivi, passando per la crisi finanziaria, l’economia dell’educazione. Sono discipline collegate a doppia mandata alle sfere di azione di ogni governo. Centrerò i temi per analizzare dove è opportuno intervenire con politiche – appunto – pubbliche e dove sia meglio lasciare fare agli individui e al mercato. In questo campo anche la teoria può essere un valido sostegno prima di prendere decisioni di qualunque tipo”-
Soltanto lezioni? “Potrò dedicarmi alla ricerca. Continuerò a occuparmi, in modo continuativo, alle diseguaglianze nel mercato del lavoro. Su questo tema sto preparando un libro per la Oxford University Press. In aggiunta, voglio analizzare nel dettaglio la relazione tra diseguaglianze e crescita economica, e che tipo di consenso ci sia al riguardo fra gli esperti”.
E i rapporti con Downing Street? “Manterrò relazioni strette col Government Economics Service. Vorrei collegare l’università al lavoro degli economisti del governo. Lo si potrà fare in molti modi: offrendo corsi per i giovani analisti, coinvolgendo economisti con più esperienza nell’insegnamento all’università e attivando l’università più attivamente nella riforma del Civil Service Inglese che il governo sta realizzando. È un obiettivo ambizioso perché si vuole rompere il monopolio nella formazione delle politiche pubbliche ora in mano dei Civil Servants, e aprirlo ad altri “attori”. Insomma non saranno più i soli Civil Servant a realizzare politiche pubbliche ma anche Think tanks e academics, si aprono le porte alla società delle professioni”.
Come vede da Londra la Sardegna, quella del Nord, zona Sorso? “Male. Tutta la Sardegna non ha più un progetto, rincorre i drammi della cronaca e della deindustrializzazione devastante. A volte penso che non si sia semplicemente tornati al periodo che ha preceduto Renato Soru e la sua visione strategica, quando – prima di Soru dico – si gestiva semplicemente il corrente. Questa fase mi sembra più drammatica, sembra non ci sia nemmeno una gestione del corrente”.
La prima lezione? “Il primo novembre, Fondamenti microeconomici delle politiche pubbliche”.
Figlio di padre petrolchimico