di Antonio Maria Masia e Gian Mario Cossu
A sessantadue anni di distanza da La mostra d’arte moderna della Sardegna, allestita negli spazi della Galleria d’arte moderna di Roma nel 1950, organizzata dal Gremio, la Capitale ospita un’altra collettiva di artisti sardi:
“Lontano da dove – uno sguardo sulla scena artistica sarda contemporanea”, che si terrà negli suggestivi spazi de La Pelanda, dal 14 al 29 novembre, in piazza Orazio Giustiniani, 4.
La mostra è organizzata dal Gruppo Giovani dell’Associazione dei Sardi di Roma “Il Gremio” ed è curata da Maria Rosa Sossai. La sua realizzazione è stata resa possibile grazie al finanziamento dell’Assessorato del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale della Regione Sardegna. Gli artisti coinvolti sono nati in Sardegna e hanno dovuto emigrare per perfezionare la loro arte. Sono AZ.Namusn.Art, Giulia Casula, Cristian Chironi, Marco Lampis, Pietro Mele, Stefano Serusi, Carlo Spiga e Rachele Sotgiu e testimoniano la vivacità della produzione artistica dell’isola. Inoltre, parteciperà con un lavoro specifico la poetessa Antonella Anedda.
Lontano da dove intende mettere a fuoco, anche se non in modo esaustivo, i cambiamenti estetici ed espressivi avvenuti nelle ultime generazioni di artisti sardi.
Dal lavoro di questi artisti emerge una produzione in linea con altri contesti, architettonici, mediatici, letterari, filosofici, vicini agli studi antropologici e alle scienze sociali.
La mostra si struttura come un percorso di scoperta di opere d’arte appartenenti a generi espressivi diversi tra loro: foto, video, installazioni sonore, performance, sculture, dipinti, disegni creano un confronto costruttivo con altre realtà e sottolineano con forza questa rinascita, avvicinando ciò che è considerato ancora lontano.
La lontananza ha un significato particolare per la Sardegna. Un’isola è fatta di confini delimitati, ben visibili. Oltre la terra c’è solo il mare. La condizione di parziale lontananza geografico-storica del popolo sardo si è perpetrata a lungo, ma è stata progressivamente erosa dalla facilità di accesso ai mezzi di comunicazione della rete internet, nonché dalla velocità dei mezzi di trasporto. Il moltiplicarsi poi di residenze all’estero e di scambi culturali con altri paesi ha permesso ad artisti, scrittori, stilisti, registi, musicisti sardi di essere presenti in modo significativo nel panorama internazionale attuale.
Quanto questa condizione influenza gli artisti sardi, il loro lavoro e le scelte che attraversano la loro vita? Cercare soluzioni altrove, nuovi percorsi lontano dalla Sardegna ma continuare a parlare della Sardegna e parallelamente del mondo. Percorsi assimilabili a chi ha dovuto emigrare per lavoro: prima i padri e poi i figli. E di fronte il ritorno che può essere fisico, mentale o espresso sotto forma d’arte. In queste espressioni la Sardegna può essere racconto sociale, terra di conquista, memoria lontana nel tempo che riaffiora e ritorna attuale, è viaggio, suono che arriva da un luogo indefinito, è lingua fatta di altre lingue. Un discorso che vale per altri luoghi, altre culture e altre storie.
Come afferma Maria Rosa Sossai nel suo testo introduttivo: “Non si sa quanto disti il lontano da noi e dove sia geograficamente situato, se a nord, a sud, a est o a ovest e nemmeno se sia misurabile in chilometri. Perché, oltre a tradursi in una distanza fisica, la lontananza è una categoria del pensiero, uno stato sentimentale, un lontano metaforico, con cui gli artisti in mostra si sono nel tempo e in modo diverso tutti confrontati. Dalle nostre conversazioni è emerso che in genere si parte perché tutt’intorno le cose cominciano a essere troppo facili o troppo difficili. Dipende dal momento e dalle circostanze”.
Nell’era della globalizzazione e della diaspora non è importante l’appartenenza a una singola geografia territoriale quanto piuttosto trovarsi in sintonia con un nomadismo concettuale che rispecchi di volta in volta i processi esistenziali e creativi, cosicché se in alcuni dei lavori prevale la memoria delle origini, in altri prendono corpo le suggestioni del luogo dove si risiede o dei tragitti percorsi.
E l’arte è il veicolo per accorciare le distanze, per mediare ed essere compresi da tutti, per avvicinare anche materialmente le persone. Questo possono fare l’arte e la cultura. Questo vuole essere Lontano da dove: non solo raccontare la Sardegna ma anche il mondo, raccontare cosa significa fare arte così come un artigiano produce un manufatto. È la storia di una società che si evolve mantenendo il legame con le sue radici.
Il ruolo delle Associazioni dei Sardi nel mondo è diffondere cultura per avvicinare le persone. Possono farlo nel migliore dei modi attraverso progetti pensati e costruiti insieme agli artisti. Questo è il percorso che ha voluto intraprendere il Gremio, attraverso il Gruppo Giovani: farsi veicolo di diffusione culturale, di comunicazione, di confronto e dialogo tra culture. Per poter dare spazio alle nuove generazioni e consentire all’arte di trovare nuovi spazi e nuove possibilità di esprimersi.
Nella mostra del 1950 erano presenti i più importanti artisti sardi del periodo. La mostra vedeva schierati ben sessantasette artisti, pittori, scultori e incisori, “il meglio nel campo dell’Arte contemporanea” come ebbe a dire l’allora Presidente del Gremio, generale Siro Fadda. E come poteva essere diversamente con artisti come Giuseppe Biasi, Remo Branca, Francesco Ciusa, Mario Delitala, Stanis Dessy, Maria Lai, Marius Ledda, Libero Meledina, Melchiorre Melis, Federico Melis, Pino Melis, Antonio Mura, Bernardino Palazzi, Aligi Sassu, Giuseppe Silecchia, Costantino Spada, Eugenio Tavolara, solo per citarne alcuni. Alcuni di loro all’epoca erano giovani e in seguito sono diventati famosi in tutto il mondo.
Noi responsabili del Gremio degli anni 2000 vorremmo legare, con il filo indissolubile della memoria, l’attuale mostra dal poetico titolo “Lontano da dove”, a quelle della primavera del ‘50, in modo tale che la stessa primavera di brillanti prospettive, le stesse positive valutazioni e gli stessi riscontri di avverato successo, si possano verificare nei confronti di questi giovani artisti. Il loro linguaggio, riferito alla nostra Terra, ha una cifra stilistica affascinante, forse per noi inarrivabile ma al quale vogliamo aprirci e dal quale vorremmo farci coinvolgere.