PER LA SARDEGNA UN RAPPORTO CHOC: INQUINATO UN QUINTO DEL TERRITORIO DELL'ISOLA


Un’indagine coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità ha analizzato i 57 siti industriali italiani che minacciano la salute di lavoratori e abitanti. Dal rapporto emergono due dati: che mancano i soldi per le bonifiche –  il ministero dell’Ambiente ha a disposizione appena 164 milioni a fronte di una spesa prevista di 30 miliardi – e che la Sardegna è la zona più compromessa d’Italia. Quella dove la salute delle persone che lavorano negli impianti ancora in funzione, o di quelle che vivono nelle vicinanze, è ancora a rischio. I numeri dei siti da bonificare. In Italia si calcola che i siti potenzialmente inquinati siano circa 13 mila e di questi 1.500 impianti minerari abbandonati, 6 mila e 500 ancora da indagare e 5 mila sicuramente da bonificare. 57 sono sotto la giurisdizione statale. Questi ultimi sono definiti dalla sigla Sin, vale a dire Siti di interesse nazionale. Il maggiore tra i Sin  si trova nel Sulcis: comprende 442.573 ettari di terreno.  Un quinto del territorio sardo. In totale nello Stivale è il 3 per cento del territorio nazionale, il 12 del territorio di pianura e addirittura quasi il 35 per cento di quello urbanizzato, un’estensione enorme di territorio inquinato e indisponibile. Gli effetti sulla salute dei lavoratori e dei cittadini. Nei siti inquinati e nelle aree limitrofe, come hanno dimostrato le indagini della magistratura, dell’Istituto Superiore di Sanità, e i controlli delle Agenzie regionali per l’ambiente (Arpa), la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini sono in condizioni di rischio permanente. Dai dati emerge che nei poli petrolchimici, in Italia, 643 morti in eccesso per tumore polmonare, 135 per malattie non tumorali dell’apparato respiratorio.

Non cambia la situazione nelle aree con presenza di impianti chimici: 184 casi in eccesso per tumore al fegato. Un drammatico fattore di rischio rimane l’amianto: nei 12 siti analizzati si sono registrati 416 casi di tumore maligno della pleura rispetto alla media attesa. Dati drammatici che però sono soltanto una parte e non rappresentano appieno la gravita della situazione. E a poco serve affermare che per avere dati più attendibili servirebbero nuovi e maggiori approfondimenti.

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5 commenti

  1. e be se la gente butta merda e da carragiada a sutt’e terra … tanto no si vede ….

  2. Secondo me, questo tipo di notizie sono manipolate ad arte per affossare il desiderio della Sardegna di organizzare un efficiente egemonia in campo turistico nell’italia di oggi. Con questo non nego l’inquinamento che, indubbiamente, esiste ma intendo boicottare l’allarmismo che sa tanto di terrorismo psicologico. Il successo e l’espandersi degli arrivi di navi da crociera in terra sarda, spaventano perchè potrebbero costituire il punto di partenza per il rilancio del turismo isolano, quello vero non solo legato alle coste e al mare, che di fatto non è mai partito.

  3. manipolato o no il dato esiste. non nascondiamo, nulla ma prepariamoci a chiedere i danni morali ambientali e umani che questo disatro ha creato sul nostro territorio. chiunque nel tempo ha creato,sfruttato,inquinato la nostra terra deve pagare e rimettere per quanto sarà possibile il tutto a nuovo ordine. gli speculatori e sfruttatori delle nostre risorse devono essere perseguiti e ridotti per sempre.

  4. Concordo totalmente con il pensiero del sig Sandro Atzeni, mi chiedo se le analisi di cui si parla sono state davvero fatte in tutto il territorio nazionale, perchè mi viene spontanea la domanda…. ma le regioni italiane a maggior sviluppo industriale ( e certamente la Sardegna non figura fra queste) vedi Marghera e il suo sito, piuttosto che l’interland Milanese con le sue industrie, probabilmente non sono state soggetto di analisi o mi sbaglio ?? Certo oggi giorno, la mediaticità ci porta a essere molto più informati di un tempo, ma in questo grande imbuto penso che passi anche moltissima informazione mediocre tendenzialmente allarmistica e pseudoambientalista. La Sardegna oltre al turismo assolutamente importante, ha bisogno anche dell’industria moderna, purtroppo spesso facciamo finta di non saperlo, perchè costoro non provano per un mese ad alzarsi dal letto senza poter accendere la luce !!!!!!. E poi ne riparliamo …..
    Saluti e Fortza Paris

  5. Gianni Demartis

    Dispiace e mi addolora sentire parlare di inquinamento in Sardegna. Può anche darsi che i dati non siano precisi, ma la sostanza non cambia di molto. Negli anni 90, leggevo da qualche parte, che la fascia del nord Sardegna, a livello europeo, era ai primi posti in percentuale per decessi causati da tumore. La causa non era individuata nella attività industriale, ma peggio ancora, causate da esperimenti nucleari nella base americana della Maddalena. Non sono il tipo che rema contro la propria Isola, anzi, la difenderò fino alla fine dei miei giorni, ma non nascondo neanche la testa sotto la sabbia. Senza fare allarmismo, se i problemi sono effettivamente reali, cerchiamo in qualsiasi modo di arginarli e limitarli nel tempo, non dando le colpe ai soliti politici di turno o industriali senza scrupolo, ma essendo presenti e vigili sul territorio…… Tutti! Nessuno escluso.

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