Lo scorso 26 settembre il Sole 24Ore, nella sezione imprese e territori, ha dedicato una intera pagina al distretto gallurese del sughero, uno dei non molti però, esistente in Sardegna. Questo distretto produttivo ha saputo affrontare con successo la crisi economica riuscendo non solamente a sopravvivere ma anche a rafforzarsi sui mercati internazionali lavorando e riesportando una materia prima che ormai, per le quantità lavorate, importiamo dall’estero.
Una storia di successo di cui in profondità si è interessato S.Ruju nel 2002 pubblicando un importante studio (Il peso del sughero – Storia e memorie dell’industria sugheri era in Sardegna 1830/2000) che è una miniera di informazioni su questo settore che nel complesso è di modeste dimensioni (1500 addetti e circa un centinaio di aziende rigorosamente sarde) ma che rappresenta un importante modello di sviluppo basato sulle risorse locali e sulla capacità innovativa dei nostri produttori.
Questo dell’innovazione è uno dei punti importanti da sottolineare. Dalla lavorazione dei turaccioli il distretto gallurese puntando su qualità ed impegno è riuscito a vincere i più economici prodotti in plastica e ad estendere l’utilizzo della materia prima ad altre produzioni. Gli scarti della produzione dei turaccioli, macinati e lavorati, permettono di realizzare pannelli per l’edilizia e prodotti per l’industria calzaturiera. Non vi è nessuno, girando per la Sardegna, che non abbia visto prodotti che utilizzano il sughero come materia prima , dai quadretti alle cartoline dagli abiti naturali ed anallergici alle borse e così via elencando.
Come si è arrivati all’attuale distretto produttivo cresciuto dal basso superando innumerevoli crisi , navigando tra alti e bassi soprattutto nel secondo dopoguerra? Seguendo le argomentazioni di Ruju la storia , già iniziata nel 700, prosegue nel primo 800 con l’arrivo di imprenditori francesi con loro capitali , nuove tecniche produttive e loro maestranze. E’ in questa attività del capitale estero che le maestranze locali acquisirono le competenze necessarie per lanciarsi anch’essi in questo settore che li aveva sempre visti come semplici raccoglitori di materia prima. E’ in questo processo continuo di “imparare facendo” che furono poi poste le basi per lo sviluppo dell’imprenditorialità locale capace di muoversi anche nel mondo dell’esportazione.
Gli imprenditori locali , seppure senza un importante contributo della azienda regionale Subersarda, con l’imitazione e il continuo processo di apprendimento si sono resi autonomi ed hanno sviluppato questo distretto tra molteplici crisi e avanzamenti. Famiglie ormai ben note dell’imprenditoria sugheriera gallurese quali i Molinas, i Garau , i Tamponi ecc, hanno sviluppato le loro iniziative partendo da quest’alveo di conoscenze lavorative e imprenditoriali accumulatesi nel tempo e con importanti intuizioni sono riuscite a decollare e ad adattarsi creativamente al mercato internazionale.
Tuttavia nonostante i punti di debolezza del distretto , individuati dal Sole 24 Ore nella incapacità di fare rete (quindi collaborazione) e nelle ridotte dimensioni delle imprese, il settore sugheri ero ha resistito alla crisi in questi tempi di difficilissime difficoltà economiche per tutti , speriamo che quel fattore di successo che è stato il suo punto forza nel passato, l’innovazione, rimanga attivo non si affievolisca.