di Battista Saiu
Giovedì 20 settembre, alle ore 18.00, nelle sale del Museo Regionale di Scienze Naturali, in via Giolitti 36, a Torino, verrà inaugurata la Mostra personale di Ilio Burruni “Da Spazi Metafisici” La rassegna è promossa dal “Salotto delle idee” di Torino e verrà presentata da Angelo Mistrangelo. Ci sono due novità in questa esposizione, la prima è che in questa antologica di 50 opere vengono presentate una decina di dipinti recenti sul tema del sacro (motivo di ispirazione di questo periodo che segue quello sugli alberi); la seconda è che dieci opere sono riprodotte in dimensioni A4 e in rilievo cosi da essere “leggibili” dai non vedenti. Le dieci opere sono accompagnate da una descrizione scritta in Braille a cura del Presidente U.I.C., Unione Italiana Ciechi, Sezione di Biella e la stessa descrizione è stata registrata da lettura di undici studentesse del Liceo Avogadro di Biella (Dirigente Scolastico David Coen Sacerdotti), del Gruppo di teatro di Renato Iannì.
È un’idea nata a seguito di curiosità – confida Ilio Burruni – seguite a commenti su un convegno tenutosi qui a Biella quest’anno a Città Studi, patrocinato dalla Provincia su “Turismo for All”. Resa possibile da una collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi di Biella (nella persona del Presidente Adriano Gilberti con funzione di consulente e di codificatore Braille) e alla collaborazione con l’ex Primo Circolo, ora Istituto Comprensivo Biella Uno, diretto fino ad Agosto da Rita Vineis e ora da Donato Gentile che, tramite l’insegnante Lucia Firenze, ho potuto realizzare i rilievi”. Nonostante gli anni e la fragilità fisica – conclude l’anziano pittore –ho tantissima voglia di dipingere e questa possibilità di aprire la fruizione di opere pittoriche ai non vedenti mi è piaciuta tantissimo”.
Apertura mostra: 21 settembre – 28 ottobre
Museo Regionale di Scienze Naturali – Torino
N° verde 800 329 329 – tel. +39 011.4326354 – Fax +39 011.4326320
www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali
www.mrsntorino.it
Orari mostra:10.00 – 19.00 apertura tutti i giorni escluso il martedì
Visite guidate per gruppi e scolaresche su prenotazione
tel. +39 011.4326307/6334/6337 – didattica.mrsn@regione.piemonte.it
Da Spazi Metafisici – Mostra personale di Ilio Burruni
Ilio Burruni (Ghilarza 25 aprile 1917). Con la famiglia, a partire dagli otto anni, vive a Chieri – cittadina situata vicino a Torino – in questo luogo inizia la sua formazione artistica: dal 1927 è allievo per alcuni anni del Barone Manno (avvocato e pittore di temi sacri), a Pavarolo conosce il celebre Felice Casorati e gli sottopone i primi oli.Ottenute le maturità Classica nel Liceo di Chieri e Artistica a Torino, si laurea in Giurisprudenza per compiacere la famiglia, ma segue contemporaneamente il corso della libera scuola del Nudo all’Accademia delle Belle Arti di Torino. Nel dopoguerra, dal 1951, è ceramista a Buenos Aires e in questa città avrà luogo la sua prima personale di pitture. Dal 1954 è a Rio de Janeiro. Il Brasile sarà il luogo di due distinti periodi artistici. Nel primo svolge l’attività di ceramista e di pittore nel secondo si dedica interamente alla pittura, ed esporrà le sue opere in diverse personali e alcune collettive con artisti quali Volpi, Dijanira, Guignard, di Cavalcanti… Conosce tra il 1955 e il 1965: Portinari, Iberè Camargo. Berti, Bruno Giorgi, Jorge Amado, con alcuni di loro instaura un dialogo artisticamente costruttivo. Nel 1962 torna ad esporre anche in Europa (Francia e Italia). Dal 1967 risiede in Francia e nel 1969 apre uno studio a Torino ed espone sia in Francia sia a Torino (contatti con i critici Renzo Guasco, Marziano Bernardi, Angelo Dragone).Dal 1980 torna in Brasile, espone in diverse personali e nel contempo insegna disegno e pittura al Gama Filho. Nel 1987 rientra in Italia e da alcuni anni risiede in un boscoso paesino delle colline biellesi pur alternando brevi soggiorni in Francia. I metafisici spazi delle opere di Ilio Burruni si tingono d’azzurro, raccontano di viaggi e di incontri, rinnovano il fascino delle stagioni che appartengono indissolubilmente al sogno di una ricerca mai sconfitta dal trascorrere del tempo. Il suo discorso appartiene alla cultura visiva del Novecento e del nuovo Millennio, a una visione che tende a una fusione tra segno e colore, tra incontri e le cadenze di una lirica raffigurazione, tra l’articolarsi dei rami di una pianta e la sottesa spiritualitàdi una chiesetta nel silenzio dell’alba. Burruni ricompone sulle superfici il percorso di un’intera vita, il fascino dei suoi simbolici alberi, l’incanto di una pittura che si fa messaggio e storia. E’ la storia di un artista che, di volta in volta, scopre sempre insospettate energie, idee, colori per tessere una rappresentazione essenziale nelle linee compositive, nella definizione di una Via Crucis o di un bosco o, ancora, di limpide strutture architettoniche permeate dalla luce mediterranea o del Sud America, dove ha lungamente vissuto. Per questa antologica al Museo Regionale di Scienze Naturali, Burruni ha realizzato anche una serie di opere d’Arte Sacra, che si ricollegano alle Chiese e Crocifissioni del passato con la misurata, nitida, sensibile interpretazione del volto di Cristo: «È la natura che mi porta alla spiritualità, ho qualcosa di Gauguin nella mente, la sua ricerca, il suo uso simbolico del colore mi fanno pensare…». Interni, immanenti silenzi, bianchi abbacinati dalla luce, diventano elementi di un racconto in cui – scrive Adele Sogno – «il mistero della Resurrezione ci viene riproposto, proprio in questo 2012, ma senza pregiudizio…». Vi è nell’esperienza di Burruni il fascino indiscusso del colore polverizzato nell’atmosfera, la suggestione dell’immagine che si fa memoria del tempo, la meditata resa del soggetto, in una sorta di cammino all’interno dell’arte del Novecento, con particolare riferimento alla formazione avvenuta a contatto con Luigi Roccati e padre Pistarino, sino all’aura espressiva di Felice Casorati. E dalla natia Ghilarza, in Sardegna, a Chieri, Francia e Brasile, si delinea il viaggio artistico di Burruni, che non ha mai perso di vista il senso profondo della pittura, dello studio con pennelli e tavolozze, di una coerente visione dell’ambiente, senza perdersi in sperimentazioni, ma cercando e ripercorrendo una interiore purezza: «In lui l’adesione al reale – ha suggerito Walmir Ayala per la mostra al Palazzo Imperiale di Rio de Janeiro – ha sempre un lato di sogno».