di Claudia Sarritzu
Cosa passa nella testa di un piromane? Parla il medico psicologo Nanni Presti, che spiega chi sono i così detti piromani, ossia quei soggetti che, al contrario di altri che appiccano il fuoco per motivi pratici o di vendetta, godono nel vedere le fiamme.
“Il piromane è uno psicopatico, per essere più chiari si identificano come psicopatici anche i serial killer, persone che tendenzialmente non si identificano negli altri. In parole povere un piromane non sente il dolore altrui perché non riesce a immedesimarsi. È l’immedesimazione infatti che ci spinge ad andare a trovare una persona in ospedale, una persona non affetta da psicopatia pur non sentendo il dolore fisico di colui a cui fa visita ne sente almeno quello interiore. Mentre nei soggetti che hanno subito dei traumi o che non hanno avuto un rapporto stretto da piccolissimi con la propria madre questa trasmissione di emozioni non avviene. Quando una madre imita il dolore del bambino piccolo per fargli intendere di capire quello che lui prova sta concretamente insegnando al figlio l’immedesimazione. Il comandamento cristiano, non fare all’altro quello che non vorresti fosse fatto a te, è il più forte freno sociale e inibitorio che controlla i nostri istinti, gli psicopatici, quindi anche i piromani, non godono in se delle fiamme ma non riuscendo a sentire il male e il dolore che provocano nelle altre persone appiccano incendi senza capirne le conseguenze e per riempire un vuoto interiore”. “I traumi sono diversi e per alcuni psicopatici la malattia può subentrare anche dopo un’esperienza di abbandono che non riescono ad accettare. Chiudendo il dolore dentro di se e non permettendo più a nessun altro di entrare nella propria vita smettono di trasmettere e percepire frustrazioni e gioie, diventano impermeabili e perdendo la capacità di essere empatici”.
E invece quando non si tratta di persone malate, cosa passa nella testa di chi appicca il fuoco?
Isacco Fanni, un giovane che fa parte della sezione antincendi della protezione civile di Siliqua, dice: “La maggior parte degli incendi che spegniamo partono da bordo strada, è probabile che in questo caso sia l’incuria degli automobilisti che gettano le sigarette dal finestrino a provocarli. Per quanto concerne invece gli incendi dolosi abbiamo notato che colpiscono terreni già spogli dove il raccolto è stato già prelevato, quindi ci chiediamo perché incendiare se sostanzialmente non provochi danno alcuno? Un’altra ipotesi è quella di chi appicca fuocherelli che all’inizio sembrano innocui con l’intento di bruciare le sterpaglie e ripulire il territorio e poi diventano più importanti a causa del vento non riuscendo a controllare la corsa delle fiamme, ma anche in questo caso che motivo c’è se prima della campagna antincendi che parte il 15 giugno esiste un lasso di tempo dove con l’aiuto della protezione civile puoi incenerire le sterpaglie del tuo terreno?”