di Guglielmo Carleo
La signora Franca, “sa sposa” come la chiama da sempre il marito, ci riceve in un bel tinello di fronte al caminetto che ancora odora della carne e delle melanzane arrosto della cena. Qui siede, serena, la nonna Rosa di 92 anni. Ci saluta con un bel sorriso che non tradisce l’abitudine, impensabile fino a poco tempo fa, di ricevere troupe televisive e personaggi famosi. La vita del pastore Emilio Concas è diventata un caso mediatico. Il suo sito www.sardiniafarm.com attraverso il quale è possibile adottare una sua pecora, è tra i più cliccati in Italia nel 2011. Emilio è stato invitato al Maurizio Costanzo Show e al programma RAI di Giancarlo Magalli. La sua storia è stata raccontata da “Il Sole 24 Ore” e dal “Corriere della Sera” e sono tanti gli attestati di stima che giungono alla sua famiglia da parte di persone più o meno famose, che hanno voluto adottare una delle pecore di Emilio. Sono 390 euro all’anno e da Milano, Parigi, Londra e dall’America, dice Emilio orgoglioso, attraverso il web, i nuovi allevatori si tengono in contatto con la loro pecora, ricevono goni anno 20 chili di formaggio pecorino, “di quello buono” e prodotti sardi veri: miele, olio d’oliva, seadas, dolci e vino. Aldo, Giovanni e Giacomo hanno adottato la propria pecora: Maurizio Costanzo e Maria De Filippi, Maria Teresa Ruta, Raffaele Morelli, Ela Weber per primi. Il mestiere del pastore non conosce riposo. Le giornate iniziano presto: alle 4 del mattino, oppure alle due. Spesso dormo poco per la preoccupazione che succeda qualcosa alle mie pecore, dipende da chi incontri per strada. A volte il gregge è nervoso e può sconfinare. Se succede una volta, non fa niente. Ma è meglio che non succeda una seconda volta. Le regole della pastorizia e del vivere comune nelle campagne sarde sono le stesse da due secoli. Bisogna essere rispettosi e non farsi mai offendere da nessuno. Le offese sono gravi e non si possono ignorare. Di notte, il gregge sta al pascolo. Di mattina, Emilio le porta alla stalla che ha in affitto dal comune di Gergei, 1300 anime nella pianura del Campidano, tra il nuraghe di Barumini, Isili e la Giara di Gesturi. La mungitura gli occupa il resto della mattina. Verso le 11, porta gli agnelli al pascolo, quelli svezzati. Anche il terreno dove Emilio porta il suo gregge è in affitto, circa 500 euro l’anno per ettaro. Coltivato a trifoglio Alessandrino: – su prus mellu dice – il migliore che permette la produzione di un latte eccellente. Questo insieme all’arte antica dei pastori dell’isola, fa la differenza tra un formaggio sardo e gli altri. Una pecora produce circa 200 litri di latte all’anno. In primavera, quando i germogli sono teneri e il pascolo è verde, ne produce due litri e mezzo al giorno, mentre d’inverno si ferma ad un litro e mezzo, ma il latte munto d’inverno è migliore perché più grasso. Emilio e tutti i suoi colleghi conferiscono il latte ad una cooperativa di allevatori che ridistribuisce, alla fine del processo di trasformazione e vendita, circa 60 centesimi di euro per litro di latte. Per fare un chilo di formaggio pecorino occorrono 5 0 6 litri di latte. E’ povertà. Non ci riusciamo a vivere. E’ troppo lavoro quello che ci vuole per 60 centesimi al litro. I giovani non ne vogliono più sapere di fare i pastori. Molti abbandonano la vita durissima del gregge e cercano altro. Come Giuseppe, il figlio più grande di Emilio che fa l’elettricista ad Aritzo, 50 chilometri di curve in salita da percorrere tutti i giorni verso la Barbagia di Belvì, nel cuore del Gennargentu. O come Efisio, il pi giovane dei 4 figli che sta per partire per la Spagna con la fidanzata per fare un’esperienza di vita. Emilio, la moglie Franca, donna energica, sorridente e serena, con Maria Rita e Antonella, invece, hanno tenuto duro. Hanno avuto l’idea del sito internet. Hanno inventato la carta d’identità della pecora: nome, data di nascita, cittadinanza, nazionalità (rigorosamente e orgogliosamente sempre sarda), luogo di pascolo, connotati, caratteristiche e nome e cognome dell’allevatore a distanza. Stanno vincendo la scommessa di fedeltà alla terra e alla tradizione che Emilio ha iniziato a 5 anni, da servo pastore. Guadagnava 15mila lire al mese nel 1962, ma i soldi li riscuoteva il padre. A lui rimaneva solo la fatica e certezze di avere diritto alla sua parte. Il padrone del gregge a cui badava Emilio, un giorno, comunicò al padre che avrebbe pagato il salario al bambino perché era lui che sudava. Da quel giorno, Emilio non ha più visto il padre. E’ diventato grande presto. Risparmiava tutto. Neanche il motorino per andare in paese a vedere Franca, l’amore di una vita. Scendeva le colline di fitta macchia mediterranea a piedi, lungo sentieri che solo un pastore vede. Il giorno che Franca gli disse che lo avrebbe sposato, andarono dal parroco di Gergei per decidere i dettagli. Giorno, ora e testimoni. Ma il testimone di Franca, il fratello, era candidato alle elezioni comunali con le liste della sinistra. Il parroco pone il veto. Emilio e Franca non ci stanno. E così trovano un prete “moderno” che lì sposò nel 1983. Continuarono anni di sacrifici e povertà, ma insieme con una certezza nel cuore: io ai miei figli non voglio vederli fare pastori. Io personalmente ho sofferto fame e soprusi da servo pastore. I miei figli devono avere di meglio – dice Emilio. Adesso il meglio sta arrivando. Mandano avanti il sito di Emilio, il web-pastore. Ma a lui non diteglielo. Lui vuole essere solo un pastore.
il circolo sardo di Berlino aveva adottato una pecorella già nel 2005
Gradirei ricevere informazioni per aderire alla proposta. Distinti saluti, Magris Bruno
Gradirei ricevere informazioni per aderire alla proposta. Distinti saluti.