Ancora sconfitte le ragazze della pallavolo che mettendole a confronto con tutti i divi della spedizione italiana, da loro ci si aspettava l’oro perchè erano sovraesposte vincenti e belle. Poi c’era la pattuglia reduce da avventure in tv tra isole, fattorie e carlucce (Magnini, toh?!, Granbassi, Montano, Cassina), poi c’era l’eterna promessa Howe. A quasi tutti era andata male (a parte Granbassi e Montano, tre medaglie in due), e quindi mi ponevo dubbi che a distanza di quattro anni sono rimasti uguali. C’è una differenza tra il Bolt originale (che fa spot a vagonate e il pirla sulla pit lane, per poi correre a 9″ 60) e i piccoli Bolt italiani, che non giustificano il loro divismo con i risultati. E quattro anni dopo ritorno alle ragazze della pallavolo, alle loro premesse, alle loro promesse e ai loro orridi quarti di finale, dove si sciolgono sempre di fronte all’avversario – e alla Kim – di turno. Strepitosa la ginnastica. No dico, avete visto la finale della sbarra? Roba da alzarsi dal divano e applaudire. Poi vabbe’, tutti a dire che hanno scippato la Vanessa. Io però non la penso così. Le prime due erano di un altro pianeta, lei ha fatto il suo ma con qualche imperfezione. La russa è un po’ meglio di default, e così con un esercizio meno difficile ha fatto miglior figura. Ecco, appunto: è il regolamento a essere sbagliato. Privilegia l’esecuzione e non il grado di difficoltà. Cioè: meglio far bene un esercizio difficile che fare quasi bene un esercizio difficilissimo. Mi sembra una cavolata olimpica. E così rimaniamo storicamente senza medaglie olimpiche nella ginnastica femminile, e Vanessa Ferrari – come Tania Cagnotto – rimane senza un doveroso, meritato premio alla carriera. Resisteranno quattro anni?
Ivan Ukhov, russo, che ha vinto l’alto con 2,38. Una specie di hippie che ogni tanto saltava con la maglietta da tempo libero. Nel 2008 (basta andare su youtube e digitare il suo nome per vedere la storica performance) andò al meeting di Losanna completamente ubriaco, pare a causa di una donna. Anche in pedana beveva redbull e vodka, non si reggeva in piedi e quando è toccato a lui a preso la rincorsa e si è coricato sul materasso. Rispedito in Russia, non fu punito (non c’erano precedenti di ubriacature durante una gara). Ukhov è uno straordinario atleta, ma anche uno straordinario anti-atleta: ogni tanto si prende delle pause, mangia, beve e aumenta quindici chili. Poi si rimette in forma e vince le Olimpiadi. Chapeau.
Distratto da Bolt, il mondo – sportivo e sociale, diciamo del welfare (o forse, a ben vedere, del wellness) – non ha trovato il tempo e il modo di affrontare con la dovuta attenzione il caso di Henrik Rummel, il canottiere statunitense che ha festeggiato in una maniera abbastanza particolare – diciamo spontanea, ecco – il prestigioso bronzo nel quattro di coppia. Per sua sfortuna (o fortuna, ancora non sappiamo quali sviluppi potrà avere questa scoperta), la bizzarra manifestazione di felicità e soddisfazione non si è verificata negli spogliatoi, in acqua, sulla barca, al ristorante, in bagno, a letto o dove volete voi, ma sul podio, durante la premiazione, in mondovisione globale universale. Diciamo subito che Rummel, interpellato a proposito (mi immagino il giornalista che, tra mille giri di parole, gli chiedeva come mai ce l’aveva duro mentre lo premiavano), ha smentito ogni circostanza: “Giuro che il mio pene non era eretto, non so come sia finito in quella posizione, capita”. Certo che, di fronte alla fotografia qualche dubbio rimane. I casi sono due:
1) O Henrik a riposo ha un pene enorme, e noi siamo tutti contenti per lui.
2) O effettivamente durante la premiazione, per non si sa quale rapporto di causa-effetto, il suo pene ha avuto una reazione del tutto inattesa e presa a titolo personale. Oppure no, Henrik pensava al dopo-premiazione. Oppure si sentiva benissimo al pensiero del terzo posto, della medaglia, della gloria, del podio. Insomma, godeva del suo successo. Legittimamente. Ma anche sostanzialmente. La premiazione è stata effettuata da due maschi di età avanzata. La damigella, che in un fotogramma appare anche piuttosto sovrappeso, era ferma all’altro lato del podio. Diciamo che non si ravvedono gli estremi di una reazione diretta a uno stimolo visivo immediato. Si noterà anche che il prode Henrik indirizza saluti verso una parte indeterminata della tribuna. Forse già pensava alla fine della castità olimpica con la fidanzata. E con il livello di testosterone che può avere un canottiere americano che ha appena vinto il bronzo, è un attimo trovarsi con un remo nei pantaloni.