di Paolo Pulina
A don Giovanni Pinna avevo mandato una mail il 14 luglio. Mai avrei potuto immaginare che proprio in quei giorni il caro amico sacerdote-giornalista stava lottando contro un male inesorabile che lo ha portato alla morte tre giorni dopo, il 17.
Gli ultimi contatti con Lui li avevo avuti tra la fine di dicembre 2011 e la fine di gennaio 2012: gli avevo chiesto se riusciva a recuperarmi una copia del volume “Monsignor Antonio Tedde, una vita per la Chiesa”, di autori vari, che Lui aveva curato per le edizioni della Diocesi di Ales, nel 1992, a dieci anni dalla morte di quel valoroso vescovo; e Lui mi aveva prontamente procurato il libro.
In cambio gli avevo mandato una copia del volume da me curato con gli scritti di don Pino Mazza (1935-2010; zio prete di mia moglie; attivo nelle parrocchie dell’Oltrepò pavese, che appartengono alla Diocesi di Tortona, AL) “Tre uomini di Chiesa [originari dell’Oltrepò pavese]: mons. Felice Cribellati, don Olderico Guerra, chierico Francesco Gatti”.
Mi aveva risposto: «Grazie del libro che mi appresto a leggere al più presto, tanto ora ho più tempo anche per la lettura».
Come sanno i lettori di questo Blog, quando, nel dicembre 2011, dopo sedici anni di direzione, don Giovanni lasciò il “timone” di “Nuovo Cammino”, periodico quindicinale della Diocesi di Ales-Terralba, Perlato, Puddu e il sottoscritto Pulina (le tre P, secondo il nostro codice scherzoso) ci dichiarammo «orgogliosi di aver collaborato col quindicinale “Nuovo Cammino” diretto da don Giovanni Pinna».
Nella pagina con cui si era congedato dal ruolo di responsabile del giornale il “nostro” don Giovanni aveva dichiarato il suo apprezzamento per il lavoro svolto da tre giornalisti pubblicisti sardo-lombardi che per dieci anni, da quando Lui aveva voluto inaugurare la pagina “Sardi in Italia”, con regolarità gli avevano garantito materiali (resoconti delle iniziative culturali delle 70 associazioni degli emigrati sardi nell’Italia continentale, per la massima parte aggregate nella FASI; interviste, recensioni, ecc.) sufficienti per riempire quelle colonne.
Riporto quanto scrissi allora:«Non si è trattato solo di una intelligente operazione di marketing del direttore del bel (diciamolo) periodico della più piccola Diocesi della Sardegna (per aumentare, se possibile, il numero dei lettori e, in prospettiva auspicabile, degli abbonati – circoli e singoli soci) ma la “spia” di un sincero interesse per le problematiche dell’emigrazione, non solo italiana naturalmente (figuriamoci, don Pinna è stato diversi anni nelle zone più povere del Brasile…).
Seguendo i suoi suggerimenti ciascuno di noi tre ha convinto diversi “resocontisti” delle manifestazioni culturali dei circoli sardi a diventare “corrispondenti” per la pagina di “Nuovo Cammino” (“mi raccomando, non solo il testo – di un numero non infinito di righe – ma anche, almeno, una foto…” era la sua parola d’ordine) e ben volentieri abbiamo sempre fatto il possibile per venire incontro alle richieste di don Pinna, che da parte sua non ha mai dimostrato “gelosie” per la pubblicazione degli stessi nostri pezzi in altri giornali e in vari siti Internet, ben consapevole che ogni medium – cartaceo e/o on line – ha un “suo” ben preciso pubblico che non va a cercare in quante sedi informative è comparso un determinato “pezzo”: sa che, se l’articolo è per lui interessante, il lettore lo considererà, se no lo salterà, semplicemente. A lui va il nostro ringraziamento più sincero perché in lui, anche da lontano, abbiamo visto la passione dell’autentico giornalista. La funzione di giornalista in un prete, a nostro avviso, non significa una diminutio ma un potenziamento dell’incisività del ruolo pastorale. Per tutto questo siamo orgogliosi di aver collaborato con il prete-giornalista don Giovanni Pinna». In Oltrepò pavese, territorio in cui vivo dal 1974, ho conosciuto due preti-giornalisti, della classe di don Giovanni Pinna: don Ernesto Vercesi e don Teo Marchini (quest’ultimo anche notevole scrittore). Ad essi, scomparsi da alcuni anni, don Giovanni può rivolgersi con fiducia: avendo condiviso la stessa sua passione giornalistica ben volentieri gli spiegheranno come si dice menabò in Paradiso. E subito gli chiederanno di dare una mano a fare i titoli: “Il Paradiso”, inteso come giornale, non può attendere…
Nota finale. Questo articolo in memoria riconoscente di don Giovanni Pinna non è scritto solo a titolo personale ma a nome di tutti gli emigrati sardi nell’Italia continentale (e in particolare dei Circoli, delle Circoscrizioni e dell’Esecutivo della FASI, Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e nel mondo: l’apertura e la stabilizzazione della pagina “Sardi in Italia” su “Nuovo Cammino” ha consentito una significativa risonanza – non solo nei paesi della diocesi di Ales-Terralba, non solo nella provincia di Oristano, non solo in Sardegna, ma in tutti i luoghi, italiani ed esteri, di aggregazione degli emigrati sardi – alle iniziative di promozione dell’immagine della Sardegna messe in atto dai rappresentanti de su populu sardu disterradu in su mundu.
Il mio primo articolo pubblicato su un giornale è del 2002. Da allora sono trascorsi 10 anni. E il giornale era proprio il “Nuovo Cammino” che aveva come direttore don Giovanni Pinna. Poi sono trascorsi dieci anni di straordinarie collaborazioni. Ad oggi a titolo personale su quella testata, ho messo la firma a quasi 350 articoli. E’ stata creata la pagina dedicata all’emigrazione. E nel frattempo, anche grazie alla capacità di don Giovanni di “portare” il giornale nelle sedi delle associazioni degli emigrati sardi, in tanti hanno avuto modo di collaborare e rendicontare quanto di positivo in giro per l’Italia si fa per promuovere la Sardegna.
Ho avuto modo di incontrare di persona don Giovanni tre volte in tutto questo tempo e sono sempre rimasto colpito dalla sua effervescente semplicità nel giudicare la vita e le sue problematiche. Con “Nuovo Cammino” e con il determinante contributo di don Giovanni Pinna, nel 2006 sono diventato giornalista pubblicista presso l’Ordine dei Giornalisti della Regione Lombardia.
Per questo e per tutto il resto, il mio nei confronti di don Giovanni Pinna è un grazie speciale per una persona davvero speciale.
Che rimarrà nel mio cuore. Sempre.
Una grandissima persona e un ottimo e scrupoloso giornalista, che stava attentissimo a non commettere errori
Il mio ricordo nella preghiera!
Mi unisco al ricordo “riverente” di don Giovanni Pinna, direttore esimio del Nuovo Cammino, che ho avuto la fortuna di “scoprire” nel 2003 (su segnalazione di Paolo Pulina e al circolo sardo di Brescia) attraverso la lettura di un Suo editoriale sul tema dell’emigrazione. Ricordo di essere stato conquistato immediatamente dalla semplicità e dalla vigoria “rivoluzionaria” delle argomentazioni di carattere sociale e umanitario… che contrastavano le imperanti intolleranze di certa politica. Vi lessi anche il forte spirito missionario del sacerdote capace di “sconfinare” oltre la propria diocesi, per sostenere gli ultimi e altre lontane realtà sociali.
Don Giovanni, in tanti anni di guida del NC, non ha mai deluso (anzi rafforzato!) le mie prime intuizioni: gli sono grato per l’irripetibile percorso pubblicistico che ha animato. Custodisco nella memoria le tante telefonate intercorse tra Continente/Sardegna (preziosi stimoli di scrittura e di umanità) e due incontri ad Albagiara. Adiosu, don Giovanni. Cristoforo