Nel soggiorno di casa mia fa bella mostra di sé, da quasi undici anni, una tela raffigurante una sacra famiglia nera.
Si tratta di uno dei regali di nozze a cui io e mia moglie siamo più affezionati.
Si tratta del regalo di nozze di don Giovanni.
Quella tela “è” don Giovanni: la fede, autentica, salda, testimoniata; l’attenzione verso gli ultimi, manifestata da una costante “coltivazione” dei temi della Pace, della Giustizia, della Libertà; l’amore per l’Africa ed i paesi in via di sviluppo, che aveva avuto modo di conoscere a fondo nel corso di una vita intensa e piena di esperienze significative.
Considero una gran fortuna aver conosciuto Don Giovanni. Accadde sedici anni fa, al rientro da un viaggio nel cuore della ex Jugoslavia per conto della Caritas diocesana. Cominciai allora, raccontando quel viaggio, a scrivere per Nuovo Cammino ed ho interrotto solo pochi mesi fa, terminando l’esperienza al giornale assieme al mio Direttore, con il quale si creò da subito una intesa intellettuale e valoriale che da sola ripagava il lavoro di consegnare, puntualmente, due – tre articoli a numero. Per sedici anni.
In questo lungo lasso di tempo ho scritto di politica, di cronaca locale, di sport, di Televisione e Radio. Sempre con la massima libertà, senza che mai una volta Don Giovanni abbia inteso chiedermi di modificare o anche semplicemente “addolcire” una posizione, una opinione, un punto di vista espresso. E questo per il grande rispetto che il Direttore dimostrava, tutti i giorni, nei confronti dei suoi collaboratori.
Una straordinaria lezione di vita.
Don Giovanni è stato per me un autentico Maestro, e non solo di giornalismo. Mi ha insegnato, con l’esempio quotidiano, cosa vuol dire tenere la schiena dritta e quanto sia importante la libertà di espressione, anche in contesti “complicati” come quelli della stampa cattolica. Mi ha educato ad un modo di pensare e vedere le cose in una modalità “laterale”, aiutandomi a maturare un più vigile senso critico verso la realtà che ci circonda. Mi ha accompagnato nel percorso di uscita dalla fase giovanile a quella più “matura”, essendo sempre presente nei momenti (lieti e meno lieti) che contavano.
Ora Don Giovanni se ne è andato.
Non vanno via con lui i suoi esempi ed i suoi insegnamenti, ben vivi in tanti di noi che hanno avuto la fortuna di frequentarlo, conoscerlo, stimarlo, volergli bene.
Riposi in pace, carissimo Don Giovanni.
bel pezzo Roby e come sempre….grazie Max !
ciao… ho avuto la fortuna di conoscere don pinna… abito nella cittadina nella quale era il sacerdote… sono passati quasi 4 mesi da quando se n’è andato… non saprei come descriverlo.. un uomo colto, e buono.. diceva tutto ciò che pensava, io purtroppo non sono potuta nemmeno a dargli un ultimo saluto al funerale perché ero troppo lontana. ma appena sono tornata sono andata a trovarlo al cimitero nel suo paese, Gonnosfanadiga. avevo un buon rapporto con lui sono cresciuta con le sue lunghe prediche delle quali tutti si lamentavano essendo molto lunghe, tutti tranne io. mi piaceva ascoltare quelle prediche, e ad ogni predica mi insegnava sempre qualcosa di nuovo. ho 19 anni,lui ma ha battezzata, mi ha fatto fare la prima comunione, lo ho servito per qualche anno come chiericheta, mi ha fatto fare la cresima, poi mi ha fatto fare la lettrice. vado ogni domenica in chiesa. nonostante la malattia ha voluto celebrare la messa, anche il giorno del patrono in paese Sant’Antonio aveva un viso sfigurato, non sembrava nemmeno lui era ridotto a pelle ed ossa non riusciva a tenersi in piedi e a parlare. ecco l’amore verso Dio, verso la chiesa ed anche verso i cittadini che non ci ha voluto far mancare la celebrazione di quella messa.Lui si che è una persona santa,vorrei continuare a ricordarlo, e vorrei che lo facessero anche gli altri, perché è un uomo meraviglioso.