di Alberto Maisto
La stagione turistica estiva ormai alle porte si preannuncia per la Sardegna purtroppo con toni poco rassicuranti e il picco negativo dello scorso anno, secondo molti esperti del settore, potrebbe persino essere superato, con la sola eccezione della Costa Smeralda, riservata però, come sappiamo, ai vari sceicchi, magnati dell’industria e vip dello spettacolo. Parliamo invece della gente comune, di una famiglia media italiana o anche europea: perché sono sempre di più coloro che tradiscono la Sardegna e preferiscono altre destinazioni per le loro vacanze? Il principale motivo apparente è sempre lo stesso: venire nell’isola costa troppo, costa troppo il passaggio sulle navi o sugli aerei e costa troppo soggiornare nelle località turistiche dell’isola. Per una normale famiglia di tre o quattro persone solo il biglietto del traghetto può costare anche fino a mille euro e oltre, l’equivalente all’incirca di una settimana alle Maldive, e a questa cifra si devono aggiungere le altre spese, con gli alberghi, i campeggi e i ristoranti sardi che mediamente hanno sempre prezzi più alti rispetto a quelli delle zone concorrenti come Grecia, Croazia o Baleari, per non parlare dei prezzi nei supermercati. E anche per chi volesse scegliere l’aereo il discorso non cambia molto: le tariffe scontatissime delle compagnie low-cost sono ormai un flebile ricordo (anche con Ryanair è difficile viaggiare con meno di 30/40 euro a persona), mentre con le compagnie tradizionali il prezzo di un biglietto verso la Sardegna da una qualunque città italiana o europea è rappresentato da un numero a tre cifre. A questo si deve aggiungere poi che una volta arrivato in aeroporto, al turista non rimane che noleggiare un’auto per potersi spostare, con ulteriore lievitazione dei costi. Tutto chiaro, quindi? Direi proprio di no, almeno fino a quando non si troverà una risposta convincente alla seguente domanda: perché la Sardegna è tanto cara? E allora proviamo a riflettere per cercare di capire chi sono i veri colpevoli. Dare la colpa ai “soliti noti”, vale a dire albergatori, ristoratori e commercianti vari che, come sempre, vogliono fare in tre mesi la provvista per tutto l’anno, sembra però un discorso vecchio e non basta da solo a spiegare il problema perché gli stessi alberghi e gli stessi ristoranti praticavano prezzi salati anche due anni fa, quando si registrava il pienone. Siamo sicuri allora che non ci sia dell’altro? E se, per esempio, qualcuno avesse interesse a dirottare consistenti volumi di traffico verso altri lidi? Prendiamo in esame i trasporti marittimi; fino a due anni fa, con tariffe più che abbordabili, c’erano molte più corse giornaliere, le navi viaggiavano sempre a pieno carico ed era difficile trovare posto senza aver prenotato in anticipo. Oggi, con le tariffe aumentate in modo esponenziale, sono diminuite le corse e il tutto esaurito è cosa rara: anche arrivando in porto all’ultimo momento, quasi sempre, anche la scorsa estate, si riusciva a partire. E allora sarebbe interessante poter analizzare i bilanci delle varie compagnie di navigazione che fanno scalo in Sardegna per sapere se all’aumento delle tariffe è seguito anche un aumento degli utili. Perché, se ciò non fosse, allora delle due l’una: o le compagnie di navigazione stanno mettendo in opera una specie di suicidio collettivo, oppure sono loro stesse, o meglio i loro azionisti, che hanno interesse a spostare masse di traffico dalla Sardegna verso altri lidi. Se potessimo conoscere i misteri della finanza internazionale, magari potremmo scoprire che “qualcuno” ha investito ingenti capitali per costruire, ad esempio, alberghi o villaggi turistici in Croazia o sul Mar Rosso, oppure per costruire navi da crociera, e ha pertanto tutto l’interesse a rubare clienti alla Sardegna. Fantapolitica? Forse, però sarebbe il caso di riflettere.