di Elio Turis
Al Palagio di Parte Guelfa, sotto il patrocinio del Comune di Firenze, l’8 maggio 2012, promosso dall’associazione Culturale Sardi in Toscana,si è tenuto un incontro per celebrare il centenario della nascita di Joyce Lussu. Hanno presentato Cristina Giachi, Assessore alle Pari Opportunità e Maria Federica Giuliani, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze. Sono intervenuti Antonietta Langiu e Pietro Clemente. Il prof.Clemente, antropologo dell’Università di Firenze, ci ha parlato degli anni fiorentini di Joyce, facendoci conoscere un’adolescente bella e forte, fra i suoi giochi nelle campagne di Montughi, le passeggiate nel parco del museo Stibbert e i primi incontri con le persecuzioni fasciste, all’età di dodici anni, quando perde l’innocenza e prende coscienza di tutte le ingiustizie del mondo. Antonietta Langiu, sua amica per lunghi anni, ci ha illustrato la donna, la scrittrice, la poetessa, raccontandoci aneddoti personali e molto toccanti, che ci aiutano a entrare sempre di più nel personaggio e a coglierne tutte le sfaccettature.
Il giorno del loro primo incontro, per esempio, Joyce le disse: ‘”Guardami negli occhi, tu cosa fai per salvare il mondo?” Da quel giorno non si sono più lasciate e la loro amicizia e collaborazione sono andate avanti fino alla morte di Joyce. Donna straordinaria, dunque, Joyce ha attraversato il ‘900 con impegno e forza in tutte le sue azioni e opere letterarie. Si può dire, anzi, che lei è il ‘900, questo lungo secolo di guerre, ma anche di grandi trasformazioni sociali. Proponeva un sistema etico-politico dotato di ragione,capace di spazzare tutte le ingiustizie del mondo, infatti era sempre a fianco dei deboli. Ha partecipato alla lotta partigiana, insieme al marito Emilio Lussu ed è stata insignita della medaglia d’argento. Non guardava religioni, razze, colori della pelle, ma il suo impegno costante era la pace, la progettualità sociale, il rifiuto di ogni guerra. Fondò l’ UDI (Unione Donne Italiane), sostenendo che le guerre sono spesso subìte dalle donne e hanno come agenti i maschi. Joyce era cittadina del mondo e questo mondo lo ha girato in lungo e in largo, portando
il suo aiuto a tutti i paesi colonizzati e ai loro popoli. E’ stata, infatti, in America Latina, in Africa, in Asia, pur seguendo con grande passione il suo paese e la “sua”Sardegna. Abbiamo parlato molto dell’impegno politico di Joyce, ma non da meno è stato il suo impegno letterario. Ha tradotto da poeti viventi, spesso provenienti dalla cultura orale, spesso non conoscendo le loro lingue, ma attraverso i gesti, le lingue di mediazione, i suoni. Parlava il tedesco, il russo, il francese, l’inglese e lo spagnolo essendosi dovuta adattare a vivere in tanti paesi, a causa delle persecuzioni politiche subite dalla sua famiglia. La sua traduzione del poeta turco Nazim Ikmet è conosciuta in tutto il mondo, lo stesso vale per l’angolano Agostino Neto. Entrambi molto letti ancora oggi. Questa era Joyce. Chiudo con i suoi versi, che sono una summa di tutto quello che lei è stata. Con queste parole ha cercato di dare una sistemazione organica al pensiero di un’intera vita ribaltando il concetto da sogno impossibile a progettazione concreta di una società realizzabile nel futuro.
Noi tutti così diversi,
Noi tutti così uguali
aiutare a crescere
arbusti cespugli e boccioli
sparsi qua e là,
un giorno o l’altro ci daranno
fiori e frutti
per tutti
di mille forme e di mille colori…….. (Da Utopia di Joyce Lussu)