di Paolo Pulina
Carlo Casula, giovane neo presidente del Circolo sociale e culturale dei Sardi “La Quercia” di Vimodrone (Milano), era visibilmente emozionato nell’introdurre il dibattito sulla presentazione del libro di Luigi Manconi “La musica è leggera”, nel pomeriggio di domenica 20 maggio presso l’auditorium comunale di Via Piave.
Casula ha avuto modo di conoscere Manconi, per motivi di servizio, all’epoca delle sue trasferte a Milano nella veste di Sottosegretario alla Giustizia nel secondo Governo Prodi, dal 2006 al 2008. Da allora si è creato tra i due “emigrati” dalla Sardegna, nel rispetto reciproco dei ruoli e pur nella differenza di età (Manconi è nato a Sassari il 21 febbraio 1948; Casula, classe 1977, è originario di Belvì, NU) una salda/sarda amicizia. Peraltro nel libro Casula è ringraziato per aver raccolto “un florilegio di magnifici cognomi sardi sulla scorta del ricordo adolescenziale di polverose squadre di calcio di paese”, che tenta di ricostruire l’elenco dei cognomi tipicamente sardi che Benito Urgu, negli spassosi panni di cronista sportivo di un programma televisivo di Piero Chiambretti, riversava dal teleschermo (o telescherno?), settimana dopo settimana, come componenti di (improbabili) formazioni in gara nell’isola, con citazione anche del cognome dell’arbitro e dei guardalinee.
Ma veniamo alla presentazione del libro, affidata all’abile regia di Silvio Di Francia, ex assessore alle Politiche culturali del Comune di Roma ed esponente di spicco della Segreteria romana del Partito Democratico (ma anche judoka di livello nazionale). Sulla base di alcune domande di Di Francia Manconi ha precisato le caratteristiche del suo libro.
Ha chiarito di essersi occupato da sempre di musica leggera, però non da critico musicale, ma da appassionato, anche un po’ fanatico, della musica leggera italiana. Il volume “La musica è leggera. Racconto su mezzo secolo di canzoni”, scritto con Valentina Brinis, prefazione di Sandro Veronesi (Milano, Il Saggiatore, aprile 2012, pp. 505), si configura come un saggio autobiografico che affronta la musica leggera come categoria emotiva (“sentimental kitsch”) e come segno culturale, a partire dalla lunga frequentazione da parte di Manconi della musica e dei suoi autori e dei suoi interpreti. Frequentazione semi-clandestina, considerato che la sua vita è stata dedicata, per gran parte, alla militanza politica e alla ricerca sociologica. Della sua lunghissima relazione con la musica leggera Manconi ricorda che fanno parte anche i suoi incontri con la musica popolare (ha scritto nel 1974 le note di copertina del primo disco di Antonio Infantino, i cui generi spaziano dall’etno folk alla più classica tarantella ma le cui origini sono nella stagione della beat generation italiana, misto alla canzone impegnata degli anni ’60) e con le tracce della memoria sarda (“Non potho reposare”, che lui considera, non per campanilismo, una delle più belle canzoni al mondo; le canzoni de I Barrittas, dei Bertas, di Peppino Marotto, di Piero Marras, di Franco Madau, le interpretazioni di Andrea Parodi, di Elena Ledda, ecc.).
Nel capitolo “L’abbaglio della poesia in forma di canzone” Manconi precisa la sua tesi di fondo: «La poesia e la musica leggera, anche quella che offre i testi migliori, costituiscono generi diversi. Sia chiaro: può accadere, è accaduto, che il testo di una canzone abbia una sua autonomia e una sua dignità letteraria, ma questo dato non influenza il giudizio sul piano musicale: una canzone bella è l’esito dell’interazione tra parole e musica, del loro alimentarsi a vicenda, in uno scambio in cui melodia e ritmo sono gli attori principali e in cui le parole risultano inevitabilmente, inequivocabilmente, uno straordinario gregario. Al più, un degno coprotagonista».
In linea con questa convinzione, così come è avvenuto a Vimodrone, anche nelle prossime presentazioni Manconi sarà accompagnato dal cantautore di origine cagliaritane Ricky Gianco (il cognome originale è, infatti, Sanna: alle sue canzoni nel libro sono dedicate ampie osservazioni e un intero paragrafo di 6 pagine dal titolo “Ricky Gianco e il ritmo del tempo”), a cui è affidato il compito di dimostrare, nell’esecuzione delle sue composizioni (quindi nell’abbinamento fra parole e musica addirittura dal vivo e non in registrazione), la validità dell’assunto manconiano.
(A Vimodrone “Ora sei rimasta sola” e “Il vento dell’Est” sono state cantate dall’autore ma anche dal pubblico).
Il prof. Enzo Balboni, docente di Istituzioni di diritto pubblico e Diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, ha sintetizzato a Vimodrone il suo lungo affidavit trascritto nel libro secondo il quale Luigi Manconi studente universitario della stessa Università, ospitato presso il Collegio Augustinianum, nel novembre 1968, per rendersi credibile come aspirante paroliere, scrisse, sul bloc notes dell’allora vicedirettore del Collegio Balboni, questi versi: «Solo una sana e consapevole libidine/ salva il giovane/ dallo sport e dall’azione cattolica».
Grazie alla buona memoria di Balboni, è successo insomma a Manconi di ritrovarsi, venticinque anni dopo, a scoprire di essere stato il “portatore sano” nientemeno che di alcuni dei versi più conosciuti della musica italiana: “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica” (tutti conoscono la canzone, cui è arriso un eccezionale successo, di Zucchero – Adelmo Fornaciari -, pubblicata nell’album Blue’s del 1987). Ovviamente nel libro, da esperto sociologo,
Manconi tenta una spiegazione della circolazione di questi versi in luoghi diversi come Sassari e Carrara (dove Zucchero dichiara di averli sentiti da un suo professore di geometria) a seguito dell’immissione in un comune circuito comunicativo che poteva essere stato originato da qualche incontro nazionale dei giovani della stessa GIAC, Gioventù di Azione Cattolica.
A Vimodrone anche io sono stato chiamato a portare una mia breve testimonianza, dato che sono stato compagno di classe di Manconi per cinque anni nel mitico Ginnasio-Liceo classico “Domenico Alberto Azuni” di Sassari.
Facemmo anche insieme – unitamente a Bruno Paba, Federico Francioni e Giampiero Uneddu – nel settembre 1967, il viaggio in nave Porto Torres-Genova rievocato nel libro. Fermatosi Luigi col padre a Genova «per l’acquisto di un misterioso indumento chiamato K2» (per sopportare il freddo di Milano, dove Luigi si era iscritto all’Università Cattolica), proseguimmo in treno per Milano io e Bruno (Università Statale), Giampiero (Politecnico); Federico fu con noi solo fino a Pavia (si era iscritto a quella Università). Anche a Milano ovviamente ci furono momenti di incontro negli anni delle manifestazioni studentesche del Sessantotto e oltre, ma ovviamente non più frequentazione assidua (Luigi abitava in città, seguiva i corsi di Sociologia in “Cattolica” ed era esponente di rilievo di “Lotta continua”; io, in Collegio a Sesto San Giovanni con Bruno, seguivo i corsi di Lettere Moderne in “Statale”, ed ero semplice militante “di base” del Movimento Studentesco).
Sono grato al Circolo sociale e culturale dei Sardi di Vimodrone di avermi dato modo di reincontrare, dopo tanti anni, Manconi invitandomi, nell’ottobre 2010, a presentare, insieme con Bianca Pitzorno, la riedizione presso Il Maestrale del romanzo poliziesco “Lavoro ai fianchi. Alcuni giorni nella vita del commissario Luigi Longo” (prima edizione Mondadori 1980), frutto della collaborazione di Manconi e del compianto Marco Lombardo Radice (1949-1989) e di avermi chiamato a partecipare alla presentazione di “La musica è leggera”. L’evento, per il quale il direttivo del Circolo “La Quercia” ha dispiegato un grande sforzo organizzativo, è stato coronato da successo ed è stato onorato dal plauso delle autorità cittadine (il sindaco Antonio Brescianini, appena eletto, e l’ex primo cittadino Dario Veneroni, confermato in Consiglio) e dalla presenza di Tonino Mulas (presidente onorario della FASI), di docenti universitari (oltre Balboni e signora, da Pavia Ernesto Bettinelli e signora), di Valentina Brinis e di importanti personalità milanesi (un nome per tutti: Milly Moratti).
Grande Paolo bellissimo articolo, come sempre, e bellissime parole di gratitudine nei nostri confronti cui rendiamo un grazie di cuore; io credo invece che ad essere grati della tua bellissima( imponente) quanto preziosa e competente presenza siamo noi, per tutto quello che hai fatto in questi anni per il nostrocircolo, e per la tua prorompente simpatia.
Con amicizia e stima
Gianpiero fenu
E’stato proprio un bell’evento nel contesto di un’accoglienza tutta sarda. Cioé: conviviale, generosa, aperta ai continentali, entusiasta, civile e… nostalgica (con i tempi che corrono ci vuole proprio!)
Nonostante l’emozione, che mi ha colpito come prima uscita da neo Presidente, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato per l’ottima riuscita della manifestazione, in particolare Gianpiero, Gianmario, Ivo, Gianni, Michele, Giuseppe, Antonio, Luigi, Gianfranco, Giovanni, ossia tutti i componenti del direttivo. Grazie.