di Albino Agus
E’ stata anche questa una bella e piacevole esperienza dove ho potuto parlare della mia storia, della mia Airam sacerdotessa del culto della Luna, del sito archeologico nuragico del Bosco Seleni di Lanusei. E, soprattutto, con gli amici presenti (sardi e non) è stata un’occasione per parlare in generale della Sardegna, delle sue bellezze storico-archeologiche, culturali e ambientali. Purtroppo, anche, dei gravi problemi economici che sta attraversando. A questo proposito ringrazio il presidente Enzo Cugusi e la vicepresidente Luisa Pisano che mi hanno dato l’opportunità di presentare nei locali del circolo Kinthales non solo il romanzo E CANTAVAMO ALLA LUNA ma di esporre la mostra che spiega il luogo che ha ispirato la mia storia. E ringrazio anche Albino Agus che, non potendo essere presente all’evento, mi ha inviato una bella lettera che è stata letta all’inizio dell’incontro. Pia Deidda
Ho letto il libro “E CANTAVAMO ALLA LUNA” e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. E’ scritto molto bene; in un italiano perfetto e la lettura risulta piacevolmente scorrevole. La fantastica storia, che mi ha coinvolto, appare reale nei minimi particolari al punto che: non sembra un racconto di fantasia, ma una cronaca di avvenimenti vissuti dalla stessa autrice. Ed io, usando quella fantasia di cui sono provvisto, ho immaginato che Pia Deidda fosse entrata in uno stato di ipnosi e facendo una regressione nel passato, avesse rivissuto gli avvenimenti dell’epoca di cui racconta; facendolo apparire come un episodio reale vissuto in un’altra vita. Questa mia fantasia è stata stuzzicata anche dal titolo; difatti Lei non scrive: “E CANTAVA ALLA LUNA” ma “E CANTAVAMO ALLA LUNA”. Quasi una dichiarazione di presenza in quei luoghi,durante la dominazione romana, quale testimone oculare dei fatti di cui racconta in modo così minuzioso e reale, come potrebbe solo una persona che quegli avvenimenti li avesse vissuti. E, sempre dando spazio alla mia fantasia, la vedrei ben collocata nel personaggio di Airam… Durante la lettura ho sentito i profumi delle erbe aromatiche, il rumore delle cascate e mi sono quasi sentito bagnato dagli spruzzi di quelle fresche acque. Alla fine, quando ho chiuso il libro, ho sentito una gran voglia di arrotolarmi nell’argilla polverosa, nell’erba morbida dei pascoli descritti per poi tuffarmi nel mare frizzante come quello di una volta, quand’ero bambino, nel quale ho provato la sensazione di trovarmi immerso in un barile di birra spumeggiante … ; e, non mi vergogno di dirlo, anche con la voglia di un bel pezzo di pecora bollita … Io dico che, E CANTAVAMO ALLA LUNA dovrebbe entrare nella casa di ogni sardo; perché leggendolo, benché non sappiamo dove stiamo andando, si riesce almeno a capire da dove veniamo. Ringrazio il Circolo Kinthales di Torino che mi ha dato la possibilità di conoscere Pia Deidda e conseguentemente di leggere il suo bellissimo libro che raccomando a tutti di leggere. Ringrazio anche Luisa Pisano che, per il fatto che io non potrò, per cause di forza maggiore, essere presente, ha accettato il compito di leggere questo mio commento assolutamente sincero. E chiudo augurando all’autrice di E CANTAVAMO ALLA LUNA tutto il successo che merita perché è davvero molto brava! Complimenti e tantissimi auguri a Pia Deidda e un saluto e un abbraccio a tutti i presenti.