di Salvatorica Oppes
La Comunità dei Sardi ha celebrato a Biella “Sa die de sa Sardigna, la Festa del Popolo sardo”, festa che in tutta la Sardegna ricorda i cosiddetti “Vespri Sardi”, l’insurrezione popolare della primavera 1794. In quella circostanza, vennero allontanati da Cagliari il viceré Balbiano e i funzionari piemontesi a seguito del rifiuto della corte sabauda di Torino di soddisfare le richieste ufficiali presentate dagli Stamenti, il Parlamento dell’Isola, titolare del Regno di Sardegna. La mattina, alle porte della città, sui pennoni dell’area monumentale di Nuraghe Chervu, sono state issate le bandiere. La sera, alle ore 21, nelle sale della Biblioteca di Su Nuraghe, si è svolta una breve cerimonia in cui il presidente Battista Saiu ha ricordato i fatti del 1794, attualizzati nel tempo presente, collegandoli alla sofferenza, diffusa in ampie regioni della Penisola – Piemonte compreso e Biellese in particolare – ma che piaga particolarmente l’economia della nostra Isola con licenziamenti, mancanza di lavoro e di prospettive. Drammatica l’insidia alla pastorizia, ganglio vitale dell’economia primaria isolana, che, sempre più, appare un assalto teso a costringere i Sardi a fuggire dalla terra dei padri, abbandonando campagne e paesi già di per sé spopolati. Subito dopo, le Voci di Su Nuraghe hanno intonato: “S’Imnu de su Patriotu sardu contra a sos feudatarios”, meglio noto con le prime parole del ritornello: «Procurade de moderare, barones, sa tirannia», “cercate di moderare, o baroni, la tirannia”, intercalato dagli squilli di tromba di Paolo Mattinelli. La serata è proseguita in festa, “festende e ballende”, tra saggi musicali, balli isolani e continentali, intervallati da canti estemporanei in Limba. Infine, l’immancabile “cumbidu”, il rinfresco a base di dolci preparati con bravura dalla generosità dei soci.