di Sergio Portas
Il prete che deve benedire il nuovo circolo culturale sardo milanese in Musocco, piazza Santorre di Santarosa per essere precisi, sfiora i due metri di altezza e si erge sul gregge che deve avere la sua benedizione come un nuraghe svettante dai boschi non ancora sfoltiti dai Savoia di turno. Cita il vangelo di Luca e Paolo sesto, di montiniana memoria, che in visita pastorale nell’isola nostra si avocò alla santa signora di Bonaria, approdata sui lidi cagliaritani ( la statua lignea) intorno al 1370 o giù di lì. E’ un salto mica da ridere quello che porta il circolo dalle stelle della Galleria Vittorio Emanuele alle stalle di questa periferia milanese: mio padre ci veniva a caccia ai suoi tempi mi dice Graziella che deve avere la mia età ( diciamo 65). E anche Pierangela Abis, presidentessa che ha dovuto subire il cambiamento parla di un peso storico diverso dei posti. Dell’esigenza che il circolo dovrà sentire nel riferirsi a categorie di persone altre da quelle del centro di piazza Duomo. Un luogo comunque di incontro e confronto culturale con un occhio rivolto a tutta Milano. Una tradizione quarantennale scandita dalla solidarietà ( talassemia, sclerosi multipla, minatori, trasporti ecc.), un punto di riferimento per chi dalla Sardegna viene, magari in cerca di lavoro, e per chi vuole conoscere una Sardegna diversa dalle pagine patinate dei tour operator. L’assessore Franco D’Alfonso, che fra le altre ha la delega al turismo, in rappresentanza del sindaco Pisapia, ritorna anch’esso alla fine del 1400 nel citare lo statuto del Ducato di Milano che considerava cittadini a tutti gli effetti, uomini e donne, coloro che avendo un’arte, un mestiere, un lavoro, avessero voglia di esercitarlo. Una comunità meticcia che avrebbe aperto le braccia alle badanti di oggi senza andare a chiedere loro non si sa bene quale permesso di soggiorno. Si spinge a dire che nel mitico Expo del 2015, quando Milano agirà da doppia finestra nei confronti dell’Europa tutta, ci sarà posto anche per le iniziative di questo centro, faro di multiculturalismo per il quartiere, rimesso in piedi dall’ostinazione “tipica del popolo sardo”. Complimenti anche a questo popolo che, ben prima delle quote rosa presenti nella giunta milanese, ha scelto a rappresentarlo delle figure femminili. Nessuno tra i presenti che abbia il coraggio di dirgli che le donne sarde sono figure centrali da centinaia se non migliaia di anni nella società isolana. Serafina Mascia, neoeletta presidentessa di tutti i circoli sardi sparsi per l’italico stivale, ricorda alla platea dei presenti, stipati nella sala principale con gente in piedi nel corridoio, quel lontano 1977 in cui si fondò , a Maastricht pensate, il movimento delle donne sarde in Europa. E di seguito cita i settanta circoli italiani, i venti lombardi e i dieci che hanno sede in provincia di Milano. Tutti con le loro specificità, ma tutti cooperanti a mostrare alla Casa Madre, che non solo non l’hanno dimenticata ma vogliono rifondarla e rinvigorirla con la ricchezza che porta l’interculturalità. Raffaele Sestu in rappresentanza delle 340 pro loco sarde ( con 35.000 iscritti) si spinge a un parallelismo un po’ forzato fra le due grandi associazioni ( la FASI avrà più o meno un numero di iscritti uguale). A suo dire oggi è più facile portare in continente la grande cultura sarda, persino Missoni e Krizia sono andati ad Arzana a cercare di rifondare, con tinture che più naturali non si può, la tradizione del costume sardo. In un’ottica di confronto culturale che ha pari dignità. Arrivano da un consigliere di sant’Anna Arresi i saluti del Consiglio regionale sardo, con familiari costretti spesso all’emigrazione franco-belga tipica del Sulcis. E i circoli sardi all’estero si fanno scrigno di tradizioni che paradossalmente stanno perdendosi nei luoghi d’origine. Del resto non e qui ora che canta un coro sardo-meticcio: “Sa Oghe de su Coro” di Pino Martini Obinu, nato a Carbonia, come Serafina Mascia del resto? Su passu torrau, procura de moderare, sa cozzula, s’aneddu, laire lellara, e chi li canta più a sant’Anna Arresi? In mezzo Eliana Sanna, nata in Argentina da genitori sardi, con le canzoni di Violeta Parra ( gracias a la vida) e un soffuso “no poto reposare”. E alla fine di un assalto generalizzato a pizzette di tutti i tipi, condite da vermentino tipo “Funtana Liras” e un cannonau che sfiorava i quindici gradi alcoolici, si sono esibiti con due canzoni i “Tenores emigrantes”, quattro ragazzi ( finalmente i giovani!) due di origine nuoresa, uno di Orgosolo e l’ultimo di Serramanna. Sono riusciti fino a zittire la folla che stava lietamente assaltando ogni tipo di derrata alimentare: centinaia di dolci d’ogni tipo. Davvero auguri di finire come i vicini della “Croce verde” che hanno già compiuto i loro cento anni di vita. E un ultimo assoluto imperativo, dice Pierangela Abis alla fine del suo intervento: ricordiamoci tutti e tutti impegniamoci a fare qualche cosa perchè questo paese non se la dimentichi mai: nostra sorella di Sardegna Rossella Urru.
Sono felice di questa bella notizia, non solo perchè vede coronato un enorme sacrificio della Presidente Piarangela Abis e di tutti suoi collaboratori, ma soprattutto perchè si colma un vuoto che si era venuto a creare in seno alla nostra organizzazione, venendo a mancare uno dei più prestigiosi circoli d’Italia. Auguri e buona fortuna.
Via da via Ugo Foscolo e dalla mitica Galleria
avete scelto una piazza che è tutta una garanzia
di continuità e al tempo stesso di “risorgimento”.
Permettetemi infatti un significativo “memento”:
Santorre di Santarosa con Ugo Foscolo è stato
a Londra e come lui alla Grecia è, certo, legato.
Per familiarizzare con la toponomastica non nota
una conferenza va dedicata al Santorre patriota.
La storia di questo nobile martire per la libertà
tutti, sardi e non sardi, son sicuro che arricchirà:
lui non emigrante, in esilio costretto ad andare
per aver la riscossa nazionale voluto anticipare.
Ma intanto sinceri complimenti e congratulazioni
a chi ha collaborato alle lunghe e dure operazioni
che certamente avrà comportato la ristrutturazione:
dopo l’inaugurazione, auguri di ogni soddisfazione.
Caro Massimiliano ti ringrazio prima di tutto di essere venuto all’inaugurazione, mi devi scusare se non ti ho ringraziato pubblicamente, volevo farlo e poi nel frastuono dell’evento delle cose da fare purtroppo mi è sfuggito. poi ti volevo salutare, ti ho cercato ma giustamente eri andato via.. grazie infinite di tutto anche dell’articolo su tottus in paris, ci fa tanto piacere. Aspettavo anche tua mamma perchè non è venuta? dille che l’aspetto e che deve venire a vedere la nostra bella sede!!! ciao un abbraccio Pierangela
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Auguri per la nuova sede, buon lavoro a tutti e un abbraccio a Pierangela 🙂
Complimenti e tanta fortuna , ve lo meritate. Vi abbraccio