di Ottavio Olita
La solidarietà contro l’esclusione; la generosità contro l’egoismo. Rossella Urru era partita dal suo paesino in provincia di Oristano, Samugheo, per affermare questi valori e a soli 29 anni aveva già maturato una tale esperienza da coordinare un progetto dell’organizzazione non governativa per la quale lavora (il Cisp) volto ad assicurare l’alimentazione agli ospiti di un campo profughi saharawi in un territorio desertico della regione sud occidentale dell’Algeria, affollato soprattutto di donne e bambini. Ma l’egoismo non si rende disponibile agli altri, né ai possibili rischi; la generosità sì. Così l’impegno solidale di Rossella, e quello di suoi due colleghi spagnoli, è stato drammaticamente interrotto il 23 ottobre scorso dall’incursione di uomini armati che hanno rapito i tre cooperanti. Qualche notizia nei primi giorni, poi la grande stampa, i notiziari radiotelevisivi, anche la rete, hanno dimenticato Rossella per inseguire soprattutto le convulsioni economiche del mondo capitalistico principale produttore degli egoismi più sordidi. In Sardegna il mondo della scuola, i sindacati, la chiesa, l’associazionismo ed anche l’informazione hanno tenuto viva l’attenzione sul sequestro. Anche l’amministrazione comunale di Milano ha dimostrato una forte sensibilità e ha deciso di esporre a Palazzo Marino la foto del volto sereno e sorridente di Rossella come impegno e come ricordo. La famiglia della giovane donna – i genitori dipendenti comunali, due fratelli – ha sempre rifiutato il clamore degli appelli disperati e delle lacrime, per privilegiare la dignità e la discrezione. Poche notizie dalla Farnesina – prima e dopo il passaggio di consegne tra i due ministri degli esteri che si sono succeduti al seguito di Berlusconi e di Monti – molte iniziative delle Ong, ma finora solo voci le più disparate sulla sorte di Rossella. Lunedì 20 febbraio, primo dei due giorni della visita di Napolitano in Sardegna, i genitori della giovane saranno ricevuti dal Capo dello Stato e gli chiederanno un suo autorevole intervento. Chissà che almeno quello non serva a scuotere la pigrizia, l’indolenza delle grandi penne nazionali su questa vicenda paradigmatica di come si costruisce l’attenzione dell’opinione pubblica. Rossella è il simbolo di un modo nuovo di vivere rapporti e scambi tra culture ed economie diverse. La sua liberazione senza violenze sarà l’affermazione che anche in un mondo nel quale ogni giorno di più si afferma la logica che chi è più ricco comanda, ci può essere una strada alternativa da percorrere nelle relazioni tra i popoli, fatta di generosità, di disponibilità, di solidarietà.
Vogliamo fare qualcosa??? O ci sono cittadini di serie B ???