di Francesco Sini
Il Circolo Culturale Sardo “Coghinas” di Bodio e il Teatro Instabile di Paulilatino (OR) con la collaborazione della Federazione dei Circoli Sardi in Svizzera e con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna presentano per un pubblico di tutte le età, lo spettacolo in lingua italiana:
“LA FILOSOFIA DEL CAMMELLO”
di e con Aldo Sicurella
Cristina Greco (arpa), Stefano Manai (percussioni)
Venerdì 3 febbraio 2012, ore 20:00
Sala Multiuso, 6743 Bodio TI
Ingresso Libero
LO SPETTACOLO:
Un giovane turista è in viaggio nel deserto del Sahara, nella zona sud dell’Algeria. A
causa di un inconveniente accaduto all’autobus su cui viaggiava, si allontana dal gruppo
e si ritrova da solo in mezzo al deserto. Non si impaurisce e comincia a fare castelli di
sabbia, a fantasticare e, con la mente, percorre strade immaginarie dentro quello strano
ambiente tanto affascinante quanto misterioso, il bellissimo deserto del Sahara.
Conoscerà i viandanti del deserto, con loro mangerà pane azzimo e berrà latte di capra,
conoscerà i cammelli, le volpi e tanti altri animali del deserto e inseguirà anche i
miraggi. Incontrerà un piccolo cane di nome Asshan che diventerà il suo più fedele
compagno, conoscerà Mohammed, un bambino del deserto, che gli racconterà storie
incredibili e molto emozionanti. Con lui si siederà a sognare, con le stelle costruirà
fantastici e onirici paesaggi, conoscerà la guerra e gli parrà di aver combattuto per
davvero. Diventerà esso stesso parte del Sahara, gli sembrerà di essere diventato di
sabbia e vecchio e cieco conoscerà la vera storia del popolo Saharawi che tanti e tanti
anni fa, è stato costretto a fuggire dalla sua terra per vivere esule in un paese straniero.
IL TEMA:
“La filosofia del cammello” è uno spettacolo teatrale che il drammaturgo Aldo Sicurella
ha ideato e scritto al suo rientro dal deserto Algerino dove è stato per una settimana
nella doppia veste di podista e maestro di teatro partecipando ad una maratona di
solidarietà con il popolo Saharawi e realizzando con un gruppo di bambini Saharawi un
progetto di drammatizzazione. L’esperienza molto coinvolgente nei campi profughi
immersi in un deserto arido e senza vita, è stato stimolo all’iniziativa di solidarietà e
impulso alla creazione di un testo poetico ed emozionante. Le vicende del protagonista,
turista occidentale che si perde nel deserto, a volte narrate e a volte riviste come in un
flashback, ci conducono in un mondo affascinante e contradditorio entro il quale le
grandi forze della natura spesso violente e distruttive contrastano con la dolcezza, la
felicità e la saggezza dei suoi abitanti. La vulnerabilità dell’uomo diventa strumento per
acquisire una filosofia di vita che porta a credere in un domani migliore ed in una futura
libertà. Il recinto che racchiude musicisti ed attore su una sorta di duna, si apre verso la
platea e avvicina lo spettatore in un emozionante contatto con “il deserto”.
LA MUSICA:
Presso ogni popolo della terra la musica è l’espressione della sua storia, dei suoi
sentimenti, dei suoi sogni. Si canta e si suona per stare insieme, per svagarsi ma anche
per raccontare una storia o per pregare. Nella musica del Saharawi possiamo
riconoscere una componente araba ereditata dalla zona del Nord Africana e una più
africana influenzata dalla zona Sud Sahariana. La prima è melismatica, riconoscibile
attraverso le tante fioriture che la caratterizzano e il ripetersi incessante di una melodia,
spesso con un tempo non esattamente definito, a volte accompagnata da un solo battito
di mani o da qualche percussione. La seconda ha un carattere più leggero e più ritmico.
Per rappresentare il connubio di queste due espressioni lo spettacolo sarà
accompagnato da un’arpa celtica che ricorda le sonorità della kòra, l’arpa africana, e da
alcune percussioni. Simbolicamente le percussioni, i tamburi, rappresentano la terra,
evocano il cuore della terra che batte, la suggestione degli animali che camminano, il
profumo della terra. L’arpa invece è l’aria, ha una dimensione più eterea, le sue sonorità
gioiose esprimono l’emozione del popolo, la sua allegria, il suo desiderio di libertà