di Marcello Garbati
San Pedro è una delle tante città argentine cresciute sulla sponda occidentale del rio Paraná, sul litorale della costa nera che a mezzogiorno si gode il sole in fronte e vede passare barche, battelli o anche grandi navi che scendono verso Buenos Aires, cariche di soja per l’esportazione. Come tante città argentine testimonia la storia dell’immigrazione italiana, soprattutto da quando, tredici anni fa, nelle sue campagne è stata lanciata l’iniziativa di tre fratelli sardi, Graziano, Piero e Mario Penduzzu con la moglie Delia. La storia dei Penduzzu è una delle tantissime storie che raccontano il lungo viaggio fatto con la valigia di cartone e tante speranze. La famiglia emigrò da Sassari nel 1947, quando Graziano aveva 14 anni. In Argentina trovò sistemazione qua e là per dieci anni, per poi stabilirsi definitivamente a San Pedro. Graziano racconta che le sue esperienze di lavoro sono state tante: aiuto cuoco, operaio di falegnameria, scaricatore di porto, manovale; ma dice che è stato il lavoro di imbianchino a fargli rivelare una passione segreta, quella della scultura. È così che proprio a San Pedro Graziano realizza il suo sogno, quello di vivere tra le sue sculture in mezzo a tante piante, nel terreno di famiglia. Nasce un parco, “El Sueño del Tano”, letteralmente Sogno dell’Italiano. È il sogno dell’emigrante vedere il frutto dei sacrifici di una vita e lasciare un’impronta dignitosa nel suolo che l’ha accolto. Oggi il “parco artistico” è forse l’attrazione più importante di San Pedro, meta di visite guidate di scolaresche, gruppi e semplici turisti. Conta 73 opere ben esposte tra alberi e alte siepi curate che fanno pensare a un labirinto magico. Altre dieci sculture sono state donate nel tempo a varie Istituzioni di San Pedro e oltre. La sua tecnica è molto particolare: Graziano lavora col cemento armato, scolpisce il blocco iniziale nel laboratorio interno, poi colloca la forma su un piedistallo nel posto da lui scelto nel parco e là la rifinisce, cercando l’ultima ispirazione tra i suoi adorati alberi. La distribuzione delle sculture nel parco rispetta criteri tematici: animali, personaggi di San Pedro, personaggi illustri di tutto il mondo, santi, filosofi, letterati, scienziati, figure che ricordano l’emigrazione italiana, la sua famiglia e, giustamente, un tocco di Sardegna. Oltre ai busti di Grazia Deledda, Antonio Segni e Francesco Cossiga, la statua intera della Madonna di Bonaria, Nuestra Señora de Buenos Aires. Fa un certo effetto ammirarla qui in Argentina, pensare che soltanto otto anni fa, per iniziativa del circolo sardo di Buenos Aires in collaborazione con la Regione Autonoma Sardegna e la Municipalità di Buenos Aires, ne è stata collocata una nella Capitale Federale, proprio davanti al porto e all’Ufficio Migrazione, un doveroso omaggio alla Patrona di Sardegna che diede il nome alla baia dove un giorno sarebbe sorta la metropoli argentina. La passeggiata nel parco è molto curiosa, c’è anche una bella fontana con altre statue in tema e un museo – curato amorevolmente dai fratelli Piero e Mario, quest’ultimo nato in Argentina – di oggetti, attrezzi, macchine della storia di San Pedro e del mondo. All’ingresso del parco, di fronte al museo, due opere imponenti attirano le immancabili foto di gruppo: un incredibile “calendario ad acqua” e l’autoritratto di Graziano Penduzzu, l’artista, che molto soddisfatto ci confessa la sua semplicità: “Quarant’anni fa iniziai a sognare questo Parco, con tante piante e sculture. Oggi, dopo tanti anni, è una realtà ma io continuo, tanto sognare non mi costa niente…”.