di Manlio Brigaglia
L’improvvisa scomparsa di Tito Orrù toglie alla corporazione degli storici sardi non solo uno studioso appassionato e infaticabile, ma anche un amico mite e gentile. Era nato 81 anni fa ad Orroli, il paese al quale tornava sempre con la memoria e l’affetto di un figlio. Allievo della professoressa Paola Maria Arcari, dal 1980 professore associato di Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari, si era dedicato agli studi di storia della Sardegna, e in particolare alla storia dell’Ottocento. La sua bibliografia è fitta di nomi di intellettuali, politici e personaggi della vita cagliaritana, grandi come Giommaria Angioy e Giovanni Siotto Pintor e meno conosciuti come, Gerolamo Azuni e il conte Pollini. Negli ultimi anni aveva seguito le tracce della partecipazione dei sardi alle imprese di Garibaldi, con particolare attenzione al cagliaritano Angelo Pigurina, compagno di Garibaldi già dalla congiura di Genova (quando aveva 22 anni) e dalla partecipazione alle imprese in Sud America. Peraltro, in una bibliografia amplissima, non è facile scegliere gli argomenti più importanti né l’attività più meritoria, come è stato il sostegno culturale dato alle associazioni degli emigrati sardi, dei cui circoli era spessissimo atteso e festeggiato ospite in occasione delle sue conferenze. Ma di due «imprese» legate alla sua passione di studioso e di docente resterà soprattutto il ricordo: da una parte il «Bollettino Bibliografico della Sardegna», fondato nel 1984, soprattutto per offrire un’occasione di impegno e di preparazione ai suoi giovani allievi, dall’altra la «scoperta» e la pubblicazione, insieme a Carlino Sole, del «Diario politico» di Giorgio Asproni, edito in sette volumi dalla sua Facoltà, documento di straordinario interesse sul Risorgimento. E insieme al suo lavoro di studioso, resterà il ricordo della sua gentilezza e della sua generosità.