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Si è tenuta nel teatro “Oriana Fallaci” di Ozieri, la cerimonia di premiazione del concorso letterario in lingua sarda “Città di Ozieri”. È stato l’atto finale della cinquantaduesima edizione, a cinquantacinque anni dalla prima, organizzata nel 1956 dal benemerito e compianto fondatore, Tonino Ledda. Oggi la sua «creatura» è seguita da Antonio Canalis, il successore che seppe individuare prima di venire a mancare, nel 1987, e da un ristretto gruppo di sostenitori. La manifestazione può così continuare a vantare il suo primato di anzianità, rispetto non solo agli altri – numerosi – concorsi «in limba» che si tengono oggi nell’isola, ma anche nel più vasto quadro dei premi letterari italiani. Il suo primato si mantiene anche perché, come già aveva voluto Ledda, non è un semplice luogo di consegna di riconoscimenti agli autori, ma è di volta in volta l’occasione per riflettere sulla condizione della lingua e la letteratura in lingua sarda, sul loro impiego e il loro ruolo. Temi che anche questa volta sono tornati alla ribalta, non solo nei discorsi di Canalis e del presidente della giuria, Nicola Tanda, ma anche in molti degli interventi che politici, amministratori e uomini di cultura pronunziavano quando erano chiamati a consegnare i premi, così come di alcuni dei tanti chiamati a ritirarli. Non c’erano infatti soltanto gli autori che avevano presentato all’esame della giuria poesie o racconti, ma anche personaggi scelti per il tributo che hanno saputo dare alla vita culturale isolana, sia che operino nell’isola sia che vivano nel mondo dell’emigrazione: don Mario Cugusi, parroco a Cagliari; Antonio Vargiu, che in Argentina ha tradotto in sardo il poema Martin Fierro; Gian Gavino Sulas, giornalista del settimanale “Oggi”; e il complesso etnomusicale di Olbia “Cordas et cannas”. Ma l’attenzione si è concentrata soprattutto, come ovvio, sulle opere premiate, che gli autori hanno recitato tra gli applausi del pubblico. Anche in questo caso il mondo dell’emigrazione ha avuto un ruolo di primo piano perché il più alto riconoscimento per la sezione poesia sarda inedita, intitolata ad Antonio Sanna, è stato assegnato a Teresa Piredda Paoloni che, nativa di Escolca, vive a Perugia. Il vincitore nella sezione “Tra poesia e canto Antoni Cubeddu” è stato Salvatore Murgia di Macomer; e della sezione prosa “Angelo Dettori” Pier Giuseppe Branca che, originario di Cheremule, vive a Sassari.
La targa intitolata al compianto sindacalista Giuseppe Sechi, che questo giornale offre ogni anno al migliore tra gli autori emigrati che partecipano alla manifestazione ozierese, è andato quest’anno a Bruna Murgia, autrice già esperta e affermata che inizia così ad affacciarsi al mondo dei premi letterari isolani. Nata a Sant’Anna Arresi, ha vissuto anche a Teulada fino a quando, all’età di diciotto anni, si è trasferita a Torino al seguito di una parte della famiglia. In questa città ha continuato gli studi, sino a divenire insegnante elementare e a conseguire tutte le specializzazioni che le consentissero di svolgere al meglio la professione, indirizzandosi soprattutto verso gli alunni portatori di handicap; e questo è tuttora il suo maggiore impegno quotidiano. La sua attenzione è rivolta per il resto alla scrittura, sia in prosa che in versi, che accompagna la sua esistenza sin dai primi anni delle elementari. Già da allora avvertiva, precocemente, l’esigenza di impiegare il testo in versi o il racconto per definire meglio gli avvenimenti ai quali assisteva, o dei quali era partecipe, e per dare un senso alle cose e al paesaggio in cui si trovava di volta in volta immersa. I suoi insegnanti seppero per fortuna cogliere e incoraggiare questa vocazione, e da allora il flusso della creazione letteraria non si è più affievolito, anzi, si è venuto potenziando e arricchendo. Numerose le opere pubblicate, tra le quali in racconto per ragazzi e tre romanzi, l’ultimo dei quali, Mille lire, ha per argomento l’occupazione militare di parte del territorio di Teulada. Ha al suo attivo anche un volume di versi, Gocce, dove le poesie compaiono tutte in duplice versione, italiana e sarda: ai temi legati alla Sardegna si alternano quelli sociali e civili quali l’handicap, la prostituzione, il Primo maggio. E ci sono anche alcune opere nel cassetto, in attesa di vedere la luce, compreso un romanzo giallo ambientato parte in Sardegna parte nella penisola. In questo fervore di produzione letteraria si è inserito opportunamente il riconoscimento ozierese, che le offre ora la possibilità di stabilire più forti legami con l’isola-madre. Ma la sua soddisfazione – dice – è venuta soprattutto dalla convinzione di ricevere il premio in qualità di rappresentante e portavoce di tutti i sardi che vivono fuori dalla loro terra.
Complimenti vivissimi all’amica Teresa Piredda per questo importante riconoscimento