di Massimo Cossu
Paolo Fadda si presenta nelle sede del Circolo Culturale Sardo SU NURAGHE di Alessandria, intorno alle dieci e trenta della mattino; dopo aver bevuto un ottimo caffè mi chiede, con aria cordiale e la gentilezza di un signore coi suoi anni, la possibilità di fare un giro presso i locali della nostra sede: “Sa – mi dice mentre lo accompagno– sono un osservatore e come tutti gli osservatori, amo curiosare le cose belle!” Si presenta cosi l’autore del libro “L’uomo di Montevecchio” ai miei occhi giovani e alle orecchie attente che colgono parole sagge cercate con cura. Ci sediamo dietro ad un tavolo, nella sala appena restaurata del Circolo: io, l’autore Paolo Fadda e Tonino Mulas, Presidente della FASI. Davanti a noi i ragazzi della Circoscrizione nord-ovest provenienti dai vari circoli e città di provenienza: Biella, Gattinara, Domodossola, Torino, Rivoli; i nostri stessi ragazzi, il coordinatore dei giovani della FASI, Giancarlo Palermo da Bologna e tanti altri soci e amici del circolo SU NURAGHE di Alessandria. Dopo una breve parentesi di presentazione da parte mia e successivamente del Presidente Tonino Mulas, finalmente la parola passa al dottor Paolo Fadda: attento e acuto osservatore degli aspetti socio-economici della Sardegna, con particolare riguardo a tutte quelle figure “sconosciute” di uomini che hanno dato pregio e grande ricchezza alla Sardegna. Il libro, una biografia sulla vita pubblica e privata di Giovanni Antonio Sanna, porta l’autore all’attrazione della platea davanti a questa figura cosi carismatica tra le più importante dell’industria minerario dell’Ottocento. Di Giovanni Antonio Sanna – spiega l’autore – nato a Sassari nel 1819, nonostante la sua straorinaria notorietà come uno dei maggiori imprenditori dell’ottocento risorgimentale, non esiste a tuttora una sua completa biografia…. Sanna, andando aldilà di quell’interessante biografia, fu un uomo di grande ingegno e di attività instancabili (risultò essere l’industriale italiano più ricco della seconda metà dell’Ottocento) che rimane ancora poco ricordato e molto ignoto dai sardi. Di lui e dei suoi successi imprenditoriali poco si conosce e lo stesso dottor Fadda dice di essere rimasto affascinato dalla scoperta di numerose carte trovate e dove cercava di mettere ordine a quei documenti del nonno materno. Ignazia Sanna, figlia del Giovanni Antonio, scrive del padre nel 1914 una sorta di ricordo ma, principalmente, come atto d’accusa nei confronti del suo ex marito Gioanmaria Solinas e dei suoi cognati che avevano “tradito” e “ingannato” la memoria e i meriti di questo grande uomo. Ora, l’autore riscopre e presenta un uomo della Sardegna dimenticata e meravigliosa: amico di Giuseppe Garibaldi, di Mazzini, di Giorgio Asproni, del re Vittorio Emanuele II con i quali, ha tessuto rapporti di amicizia e un intenso rapporto epistolare fiduciario. Uomo coraggioso che riesce ad investire e a fare imprenditoria nella Sardegna dell’Ottocento e in quella oscura delle miniere dove l’occupazione attiva, a quei tempi, era il 30 % della forza lavoro. Politico, giornalista, imprenditore: Giovanni Antonio Sanna, grazie alla bellissima presentazione del professor Fadda, conquista tutti: giovani, meno giovani, imprenditori e studenti. A concludere la presentazione, durata tre ore abbondanti, è stato un dibattito legato alla sopravivenza dell’imprenditoria Sarda di oggi, paragonandola a quella del passato e alla difficoltà, soprattutto, di riuscire a fare “sistema imprenditoriale”. Efisio Ghiani, Presidente del Circolo Culturale, imprenditore anch’egli, ha voluto sottolineare il difficile legame che vi è tra sistema imprenditoriale e mercato del lavoro; dove, in momenti come questi, fare impresa, ricerca, marketing, sistema e creare occupazione, è dato solo ha chi, come il fu Giovanni Antonio Sanna, ha saputo vedere lontano, bussando alle porte giuste, tenendo ottimi contatti e, soprattutto, guardando lontano dalle sue idee e aspettative.