di Paolo Pulina
Caro Mario, tu scrivi : «Meglio dimenticarlo [Cossiga] per non ricordare le buie trame di cui si è fatto portatore. Un sardo DEVE essere portatore di trasparenza: l’arroganza del picconatore deve essere supportata da adeguata lealtà».
Quello che io ho scritto su Cossiga a nome degli emigrati è ciò che posso testimoniare personalmente.
Ho sentito parlare Cossiga a Como nella giornata del 25 aprile 2004, in cui i Circoli lombardi della FASI hanno celebrato “Sa Die de sa Sardigna”.
Ecco il resoconto di Massimiliano Perlato, responsabile di questo Blog “Tottus in Pari”: «Dopo le parole di accoglienza di Tonino Mulas e di Onorio Boi, presidente del “Circolo Sardegna” di Como, Cossiga ha svolto un intervento che ha letteralmente rapito i presenti. L’ex Presidente della Repubblica, ironico come è nel suo stile, ha salutato tutti e si è simpaticamente imposto all’attenzione degli emigrati sardi, intervallando battute tese a suscitare ilarità e vere e proprie lezioni di storia sulla Sardegna dei secoli scorsi. Tanti gli argomenti affrontati nel suo excursus relativo agli episodi fondamentali della storia dell’isola: dalla civiltà nuragica, alla questione della lingua, con un breve riferimento alla situazione europea sulla salvaguardia delle lingue e culture minoritarie che in Sardegna non ha ancora trovato la giusta eco. Dall’autonomia ottenuta nel 1948, che, però, secondo Cossiga, non ha prodotto i frutti voluti, tanto che la nostra regione può essere definita come una nazione incompiuta, alle questioni prettamente inerenti alla giornata, ovvero il discorso dell’identità, quindi i cenni storici all’attività della Brigata Sassari, dal movimento politico che scaturì grazie agli ex combattenti della prima guerra mondiale fino alla costituzione del Partito Sardo d’Azione grazie all’impegno di uomini come Emilio Lussu. “Non credo” ha detto poi Cossiga, “che la Sardegna possa reinventarsi una nuova rinascita economica se prima non è in grado di valorizzare una propria identità”. Questa è stata la premessa per indicare nella seconda Sardegna, quella formata dagli emigrati, la vera e forte risorsa identitaria di una regione che, riguardo alla propria storia, ha un po’ la memoria appannata. Gli emigrati, secondo Cossiga, sono quelli che meglio conservano i valori originari della nostra cultura. E qui l’applauso dei presenti è stato fragoroso ed unanime. Il riferimento politico al diritto al voto per chi è lontano dalla propria terra natia è stato esplicito. I sardi che risiedono in Continente hanno diritto a partecipare alle attività e alle scelte politiche della loro terra d’origine e quindi, di conseguenza, devono avere una rappresentanza nelle sedi istituzionali, che devono riservare loro dei seggi. Tonino Mulas, subito dopo, ha avuto parole di ringraziamento per l’ex Presidente, perché, ha sottolineato, quello del voto è un nostro cavallo di battaglia. “Noi” dice Mulas, “abbiamo dei forti valori che cerchiamo di esprimere, oltre che per noi stessi, per la nostra isola. Vogliamo dare il nostro contributo ma, allo stesso tempo, ottenere dalla Regione Sardegna il giusto riconoscimento e lo spazio adeguato. Il Presidente emerito della Repubblica, per noi oggi, in questa giornata storica, è stato il miglior testimone possibile”. All’uscita Francesco Cossiga si è trovato immerso in un vero e proprio bagno di folla e ha dovuto fare una passerella fra mille mani e i volti sorridenti degli emigrati sardi che volevano semplicemente avere il ricordo di un momento di straordinaria intensità emotiva».
Ho sentito parlare Cossiga a Ploaghe il 17 dicembre 2005 in occasione della presentazione del libro curato da me e da Salvatore Tola sul canonico Giovanni Spano (“Il tesoro del canonico: vita, opere e virtù di Giovanni Spano, Ploaghe 1803 – Cagliari 1878)”, prefazione di Francesco Cossiga, Sassari, C. Delfino, 2005).
Ecco cosa ha scritto Cristoforo Pudduper questo Blog “Tottus in Pari”: «È stato comunque il brillante e atteso intervento del presidente emerito Francesco Cossiga a tenere alta la soglia di attenzione del fitto pubblico (con molte qualificate autorità), consapevole dell’unicità dell’occasione per rendere omaggio e riconoscenza popolare all’opera dello Spano. L’eloquente ed energico comunicatore – a cui la facoltà di Scienze politiche di Sassari aveva conferito qualche giorno prima la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione e giornalismo -, ripercorrendo le linee della prefazione alla raccolta saggistica, riconosce allo Spano “soprattutto il merito di aver rivelato, in pieno romanticismo, le origini e le ragioni culturali della nazione sarda”; concetto sviluppato con dotti esempi ed analisi storica dell’Ottocento; “il senso incerto della nostra identità” è stato superato da Giovanni Spano con la rivendicazione della “specificità della Sardegna”. Dal risoluto e vitale presidente emerito è venuto l’invito “a riscoprire la nostra storia” e l’auspicio della “costruzione della nazione sarda sul piano della cultura”».
Mi permetto poi di consigliare a Mario la lettura almeno di questi volumi: Paolo Guzzanti, “Cossiga uomo solo” (Mondadori, 1991); Francesco Cossiga, “Il torto e il diritto: quasi un’autobiografia personale”, a cura di Pasquale Chessa (Mondadori, 1993); Francesco Cossiga con Piero Testoni, “La passione e la politica” (Rizzoli, 2000); Francesco Cossiga con Marco Demarco “La versione di K: sessant’anni di controstoria” (Rai-ERI – Rizzoli, 2009); Francesco Cossiga con Andrea Cangini “Fotti il potere: gli arcana della politica e dell’umana natura” (Aliberti, 2010).
Dopodiché, converrà Mario che, comunque si consideri Cossiga, è veramente ingeneroso, per non dire velleitario, immaginare di dimenticare e di far dimenticare Cossiga con tre righe apodittiche. Cordialmente