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Niente Sardegna, niente Tuvixeddu. La più importante necropoli fenicio- punica del Mediterraneo non è stata nemmeno considerata dalla 35a commissione dell’Unesco, l’ultima, che si è riunita due mesi fa. Altri siti, anche italiani, sono stati invece riconosciuti Patrimonio dell’Umanità. Ma non il Colle sacro di Cagliari, assediato dal cemento dei palazzi. Eppure la pratica era stata avviata nel 2008, con tanto di relazione redatta dall’archeologo Piero Bartoloni e da Tatiana Kirova. Bartoloni insegna all’Università di Sassari, ed è uno dei maggiori esperti di archeologia fenicia. «Tuvixeddu è un caso che resta sulle coscienze degli amministratori cagliaritani e regionali. Solo se si sorvola con l’elicottero si capisce lo stato in cui versa: un lacerto archeologico, sbranato. Il suo valore è unico, lo abbiamo ribadito ma poi tutto cade nel dimenticatoio e l’Unesco si dimentica di noi». Il nostro Paese ha il più alto numero di siti che godono dello status Patrimonio dell’Umanità, 47 su un totale mondiale di 936, mentre in Sardegna l’unico luogo riconosciuto nel 1997 è la reggia nuragica di Barumini. L’altro bene tutelato, immateriale, è il canto a tenore, dal 2006. Oltre al parco geominerario, primo esempio di rilevanza internazionale. E poi più nulla, tranne l’ultima candidatura della Discesa dei Candelieri, a Sassari. Disperdiamo così la nostra ricchezza più grande: una storia lunghissima, un patrimonio artistico unico. È il frutto di una politica che si fonda sull’idea che la cultura “non dà da mangiare”. Eppure tutti gli esperti, e tutto il mondo, dicono il contrario. Maria Antonietta Mongiu ripercorre le tappe della vicenda legata alla necropoli punica: “il progetto era portare l’Unesco nel cuore della più estesa e meglio conservata necropoli punica del mondo e nella capitale della Sardegna, “regione meglio tutelata ed istruita d’Europa” che sui beni culturali, materiali ed immateriali e sull’ambiente, avrebbe costruito lavoro e ricchezza”. Questo progetto è stato dimenticato e la Mongiu rivolge ora al Presidente della Regione e al Sindaco di Cagliari la domanda di sempre: “Ma, e Tuvixeddu?”.