CON IL CONGRESSO F.A.S.I. ALLE PORTE, PIU' RIFLESSIONE E AUTOCRITICA DA PARTE DI TUTTI: CHE STIA A CUORE IL FUTURO DELL'EMIGRAZIONE SARDA ORGANIZZATA

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di Massimiliano Perlato

Le vacanze estive sono quasi in archivio. Si prospetta per chi vive di associazionismo, un autunno fatto di impegni e di appuntamenti importanti. E’ così perlomeno, per il mondo migratorio sardo che si predispone a vivere il Congresso della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. Questo, in un contesto sociale altamente instabile con una crisi drammaticamente profonda. Anche l’associazionismo che vive sul volontariato puro è in difficoltà. E per indugiare sulle tematiche dell’emigrazione sarda, ai circoli degli emigrati, per conservarsi serve necessariamente un ricambio generazionale. E’ emerso a più riprese in questo 2011 disseminato di incontri anche istituzionali in Sardegna in cui questo bramare è affiorato. E il passo del ricambio generazionale diviene giocoforza un obiettivo e un dovere anche della F.A.S.I. guidata almeno sino all’appuntamento di fine ottobre ad Abano Terme da Tonino Mulas. Le adunanze antecedenti l’estate hanno messo in luce negli incontri di circoscrizione uno stato d’animo un po’ in subbuglio fra i partecipanti in tema Congresso. Sentimenti e personalismi interiori irrefrenabili per taluni che cominciano a disegnare e ad avanzare candidature. Designazioni di personaggi che si ripropongono ad ogni occorrenza, per proporsi prima di proporre. Abbozzano anche i primi disegni geopolitici a riguardo. Credo, in virtù anche delle difficoltà sopra citate, che sia sopraggiunto il momento di fare un passo indietro con un pizzico di autocritica riflessiva. Dare spazio a chi ha potenzialità e credibilità legittime per dare una volta in Esecutivo, un proprio e soprattutto proficuo contributo. Ci vogliono individui volenterosi, propositivi e non figli del catastrofismo latente, autolesionistico e assistenzialistico di cui sono pieni i nostri circoli. Differentemente, conviene mettersi in disparte e protrarre la propria opera distinta nel circolo di appartenenza, perché essere nell’Esecutivo F.A.S.I. è principalmente questo: giostrare nelle sue multifunzionalità il dialogo a più voci fra Federazione, Circoli e Istituzioni. Ho l’impressione anche vivendo a latere del mondo F.A.S.I. da diversi lustri (non tanti però), che l’arrivare a rivestire quel ruolo raffiguri per taluni (e non per tutti) un punto di arrivo. Niente di più sbagliato: essere nell’Esecutivo deve essere obbligatoriamente un punto di partenza. E su questo che l’autocritica riflessiva di ognuno dovrebbe far presa. Pensiero personale: che sia la F.A.S.I. a scegliere e setacciare le qualità e le capacità di coloro che oggi rappresentano il panorama dei dirigenti nei circoli lungo la Penisola. E di conseguenza che li indichi per il nuovo Esecutivo. Buon lavoro a coloro che prenderanno in mano le redini della F.A.S.I. nella consapevolezza delle difficoltà che l’associazionismo vive, soprattutto nelle relazioni con le istituzioni sarde. E lunga vita all’emigrazione sarda organizzata!

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