di Gioele Figus
Digitando su Google “Salto di Quirra” notiamo subito come solo nella prima pagina risultano una serie di titoli poco rassicuranti: “La sindrome di Quirra”, “Il Poligono della morte di Salto di Quirra”, “Misteri del Salto di Quirra” e ancora “Sindrome di Quirra i morti parlano”, “Quirra, c’è uranio impoverito” e via discorrendo. Se poi ci addentriamo nella lettura dei vari articoli scopriamo come le vicende legate ai 12 mila ettari di terreno della Sardegna sudorientale, dedicati dal 1965 a Poligono Interforze Sperimentale, siano quanto mai spinose e controverse, e di come sia necessario adottare una certa cautela nell’affrontare una questione sulla quale i punti oscuri sembrano essere ancora numerosi. Dell’argomento negli anni si è occupata gran parte della stampa italiana: L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Il Corriere della Sera, La Nuova Sardegna, L’Unione Sarda ma anche Rai News 24 e programmi di intrattenimento come Le Iene, oltre ovviamente a una costellazione di pubblicazioni minori, blog e siti web dedicati interamente al caso. Soprattutto in tempi recenti, a seguito dell’indagine avviata dal Procuratore Capo di Lanusei Domenico Fiordalisi, il tema è tornato a destare preoccupazione e sconcerto, in Sardegna e non solo. Tuttavia secondo alcuni la vicenda non riesce ancora a ottenere l’attenzione che merita, sia da parte della politica, sia da parte della stampa e dei media in generale. È di questo avviso Pitzente Bianco, sardo, residente a Berlino ormai da lunghi anni, presidente di ICS, Imbassiada Culturale de sa Sardinnia a Berlinu (Ambasciata Culturale della Sardegna a Berlino), il quale ha deciso di presentare il problema alla Germania nella sua capitale, rivolgendosi al quotidiano tedesco Taz, pubblicazione indipendente, apertamente orientata a sinistra, che ha particolarmente a cuore questo genere di temi. Nato quasi un anno fa, il progetto è stato curato scrupolosamente da due giornalisti del Taz, Marie-Claude Bianco, moglie di Pitzente e membro di ICS, e Ambros Waibel giornalista affermato, interessato da sempre a questioni italiane. La fase conclusiva del lavoro è stata una spedizione in Sardegna, che si è conclusa il 29 di giugno e che ha permesso di produrre un’inchiesta, pubblicata il 24 Luglio, alla quale il quotidiano dedica la Prima Pagina titolando in apertura Die Müllkippe der Nato ovvero La discarica della Nato. A un mese di distanza dalla conclusione del viaggio, Il Caffè degli Artisti, il Taz e ICS, con la collaborazione del Circolo Sardo di Berlino e. V., hanno deciso di fare un incontro dibattito pubblico, per presentare l’inchiesta, e per misurare quali sarebbero state le reazioni del pubblico. L’incontro, moderato da Pitzente Bianco e tradotto simultaneamente in italiano o in tedesco, per assicurarsi che tutti avessero la possibilità di capire, ha goduto della presenza dei due giornalisti, del capo redattore del Taz per la sezione esteri Gaby Sohl, della presidentessa del Circolo Sardo di Berlino e. V. Alexandra Porcu e della rappresentante del comitato Gettiamo le Basi Bruna Manai. Era presente inoltre un reporter incaricato di documentare l’intera serata attraverso dei video destinati alla TV. Durante la presentazione iniziale, Pitzente Bianco ha introdotto il problema al pubblico attraverso l’illustrazione di alcuni documenti ufficiali e di alcune testimonianze audiovisive, tra le tante raccolte dai giornalisti durante il viaggio in Sardegna. Le immagini, forti, inquietanti, talvolta incredibili, come quella che lui ribattezza “animali bellici”, poiché ritrae delle mucche che pascolano attorno a un carro armato abbandonato, sono spesso raccapriccianti agli occhi del pubblico, tanto da spingere lo stesso Pitzente a chiedere il permesso per mostrare le foto, ormai note agli addetti ai lavori, di un agnello nato con gravi malformazioni genetiche che lo rendono privo di volto e quindi quasi irriconoscibile. Ma il problema presentato pare ancora più serio. Sarebbe infatti già sufficiente a scatenare l’indignazione dei sardi che una così grossa area della Sardegna venga sacrificata per costruire un poligono, è grave che si verifichino numerosi casi di malformazioni genetiche tra gli animali, ma è inammissibile che un numero fuori norma di casi di cancro si siano verificati tra i pastori e gli abitanti delle zone circostanti. A seguire c’è stato il saluto della Presidentessa del Circolo Sardo di Berlino e. V. Alexandra Porcu, che in un breve intervento, integralmente in sardo, ha ricordato come il circolo abbia tra i suoi obiettivi primari quello di informare i sardi a Berlino e di rappresentare il volto della Sardegna nella città. Ritiene perciò importante discutere di questi temi, interfacciandosi anche con diversi soggetti, “tottus umpare in sa diversidade”, ricordando alla Sardegna che immigrati e figli di immigrati ci sono, e che partecipano quotidianamente a formare quella che è l’identità e la cultura sarda, anche attraverso queste attività. Particolarmente rilevanti sono stati inoltre gli interventi dei due giornalisti che hanno curato l’inchiesta. Marie-Claude Bianco, sollecitata da una domanda del pubblico, spiega come durante il viaggio abbia potuto riscontrare nella popolazione un duplice sentimento di chiusura-apertura, una bivalenza data dal desiderio di esprimersi, dalla gioia nel vedere che persone da così lontano si interessino a loro, ma allo stesso tempo da una voglia di nascondere, manifestata attraverso una certa riservatezza, che contribuisce a calare un velo di inquietudine sull’intera vicenda. Ambros Waibel ricorda invece come sia duro per un giornale portare avanti certe notizie, poiché la notiziabilità di un fatto è affidata a criteri che prescindono spesso dalle normali logiche. A coincidere con la messa in stampa dell’inchiesta, due fatti, distanti tra loro, ma diversamente importanti, hanno fatto irruzione nel mondo dei media, rischiando di oscurare del tutto la notizia. Il riferimento è ovviamente alla sconvolgente vicenda di Oslo del 22 luglio, che ha suscitato tanto clamore nell’opinione pubblica di tutto il mondo, e la morte della cantante pop Amy Winehouse il 23 luglio. Ma queste non è la prima volta che fatti drammatici e improvvisi mettono a rischio la buona riuscita dell’inchiesta. Infatti mesi prima era stato il dramma di Fukuschima a convincere la redazione a rimandare l’uscita della notizia di qualche tempo. Tuttavia questo non è stato sufficiente a scoraggiare il capo redattrice Gaby Sohl, la quale ha accolto sin da subito con entusiasmo il progetto, credendo fermamente nella sua importanza, non solo per i sardi e la Sardegna ma per il mondo intero, poiché il problema delle armi non è solo un problema che riguarda la Sardegna. A dimostrare ciò, è importante segnalare che il Taz ha deciso di dedicare al caso Quirra un blog, sul quale saranno periodicamente riportati aggiornamenti e risvolti della vicenda. Inoltre ICS sta pianificando già da ora una conferenza sul tema per il prossimo autunno. Per chi conosce il tedesco e ha piacere di leggere l’articolo può farlo seguendo questo link http://www.taz.de/1/archiv/archiv/?dig=2011%2F07%2F23%2Fa0027 .