di Ilaria Muggianu Scano e Mario Fadda
Questa è la 130 esima estate sotto l’ombra del possente simulacro oristanese di Eleonora d’Arborea. Deh! se solo potesse parlare! Probabilmente tacerebbe per modestia, obliando le rocambolesche vicende che portarono alla solenne inaugurazione della statua in quel soleggiato maggio del 1881. La sensibilità verso le nuove correnti di pensiero politico, economico e giuridico innescate dall’Illuminismo esce da un livello strettamente individuale per divenire sentimento collettivo dell’esigenza di rinnovamento strutturale e culturale dell’isola. Il sentimento coesivo di libertà di pensiero, di religione e di mutua tolleranza si esplicita, negli anni ottanta dell’Ottocento, attorno a due avvenimenti emblematici: l’inaugurazione del monumento ad Eleonora d’Arborea nel 1881, cui a fine decennio si aggiunge la celebrazione dell’anniversario della morte di Giordano Bruno, martire eretico del libero pensiero, nel 1889, presso Campo dei Fiori a Roma. Uno dei più attivi propagandisti di entrambi gli avvenimenti fu Gavino Scano intellettuale, fine filologo e politico sardo di spicco, personaggio assolutamente inedito a cui, con pazienza e passione, stiamo cercando di dare nuova vita assieme all’altrettanto affascinante cugino Padre Pietro Domenico, scienziato-guaritore domenicano. L’evento sardo, in un curioso clima culturale (durato circa un settantennio) che già all’epoca venne definito “Eleonoramania”, vide la collaborazione del cavaliere e del cugino Pietro Domenico in seno al comitato organizzatore presieduto da Antonio Giuseppe Satta Musio, che per l’impegno col quale svolse l’incarico venne soprannominato Brancaleone, dal nome di Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea. Al frate domenicano venne richiesta la donazione di alcune delle prestigiose cere i proventi della cui vendita sarebbero stati destinati al fondo per la costruzione del colossale monumento arborense. Famosa divenne la riproduzione di una realistica pianta di Maria Luigia realizzata dallo Scano e che meritò diversi articoli sulla stampa dell’epoca. Ma come era percepita in periodo immediatamente post unitario la nostra Donna Lionora? Donna italiana o donna sarda? Figura unitaria? Verrebbe da dire con ironia ma non senza realismo «Ai posteri l’ardua sentenza».