di Antonio Falda
Dovete sapere che a Nuoro c’è un gruppo di amici che ogni anno per ricordare uno di loro che non c’è più, organizza una festa. Una di quelle che chiamano “memorial”. E anche questa volta la festa c’è stata, ed è riuscita bene. Campo Coni. Caldo. Come sempre il ventisei giugno. Io arrivo la domenica ma la festa c’è già dal giorno prima. La sera precedente mi raccontano poi, grande concerto all’Anfiteatro. Lì. Vicino al campo. A concludere la prima giornata in ricordo di Pierpaolo. Ragazzini giocano in più zone del campo, ognuna delimitata dai conetti colorati. Arbitri/allenatori o viceversa. Dipende da quali squadre giocano e non sempre: a volte come capita spesso, l’arbitro è anche l’allenatore di una delle due squadre. Ci si arrangia. Abituati ad arrangiarsi. Come ogni giorno. Il bello è che ci si diverte. Tutti. Le facce strepitose dei ragazzini. Le mamme sedute in tribuna. Un occhio al figlio e uno al campo. Si fanno sentire. Mescolando le azioni di gioco ai commenti sulla scuola appena finita, alla troppa afa e al figlio grande che oggi non è potuto venire perché è di maturità. E per quanto sedute all’ombra più passa la giornata e più arrossiscono. Incontro un’amica. Un amicizia di quelle che ancora non conosci e già sai che è per sempre. Lei, a bordo campo che fotografa. Anch’io. Poi si finisce seduti sull’erba a parlare di letteratura e new zealand. Mi regala il suo libro: no, non sul rugby ma sul rock. Pietro, al quale Chabal ha copiato la barba, si avvicina con una manciata di lattine di birra tra le mani che offre a tutti quelli che gli capitano davanti e se non gli capitano ci va apposta. All’ora di pranzo, ci ritroviamo con un buon piatto di pasta in una mano e un bicchiere di vino rosso, di quello buono, di queste parti, nell’altra. Ci vorrebbe una terza mano per la forchetta, ma anche lì ci si arrangia. Seduti accanto nella stessa panca, Fabio mi racconta il suo rugby, il suo amore per questo mondo e il suo carattere testardo, forse perché, lui dice, oltre che sardo cocciuto, è del segno del toro. Diciamo che il pranzo è un terzo tempo anticipato, infatti i ragazzi giocheranno ancora qualche partita più tardi. Già! Ancora rugby. Ancora corse e schizzi d’acqua. Anche qualche gavettone. Che poi con questo sole è quello che ci vuole. Ma il calore non è solo un fattore climatico. Si sente che c’è. Tra noi. Quello che tante volte, noialtri declamiamo e non sempre troviamo. Oggi c’è. Lo si sente dalle chiacchiere e le risate che scorrono tra amici nuovi e vecchi. Tra gente che si conosce da sempre o da un paio d’ore. Sì, oggi c’è. Le premiazioni. Una targa a ciascuno. Perché tanto non ha vinto e non ha perso nessuna delle squadre. Ma ci abbiamo guadagnato tutti, questo sì. Davide, stanco, sudato, ma si vede che è felice, ringrazia i ragazzi, gli allenatori, i dirigenti, i genitori, “alla prossima” saluta, sì cari amici nuoresi “alla prossima”, il monte Ortobene non si sposta e ci aspetterà per un anno, lì, paziente, in silenzio, ad osservare le acca del campo di via Montale.