di Mario Medde
All’interno della quota del 50% delle pensioni INPS che non arriva a 500 euro al mese ci sono oltre 100 mila pensionati sardi, condannati alla povertà a vita. Il sindacato non ha atteso il rapporto annuale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale per denunciare il grave disagio economico, sociale, ma anche esistenziale e psicologico delle persone costrette a sbarcare il lunario con meno di 500 euro al mese: un’impresa titanica soprattutto in un periodo di crisi e recessione economica come l’attuale. L’importo medio mensile dell’indennità erogata a quasi 360 mila pensionati sardi INPS nel 2009 era pari a 686,37 euro. In particolare: pensione di vecchiaia 922,22 euro; invalidità 538,55 euro; superstiti 503,56; varie tipologie di assegno sociale 327,77 euro. Le basse pensioni attuali sono frutto di un ridotto regime contributivo determinato dalla costante precarietà e incertezza di lavoro. Una situazione aggravatasi negli ultimi anni e che sembra diventare la norma e destino quasi certo per le giovani generazioni. Per questi motivi il sindacato conduce con grande determinazione la lotta per il lavoro. Dai risultati di questa lotta dipendono presente e futuro dei sardi. L’incremento della povertà in Sardegna è dovuto essenzialmente al fenomeno della precarizzazione del lavoro, allo scoraggiamento di quanti nelle statistiche vengono incasellati come “non forze di lavoro” cioè coloro che non lo cercano ma sono disponibili a lavorare, e all’inadeguatezza del reddito previdenziale. Ovviamente incide la variazione del tasso di disoccupazione; ma quest’ultimo dato non spiega l’aumento negli anni della povertà nell’Isola e la riduzione del fenomeno in Italia. Infatti, nel 2004 il tasso di disoccupazione medio annuale era del 13,9 a fronte del dato medio annuale del 2010 del 14,1. Dunque, una variazione che non spiega compiutamente l’incremento del +6% dell’incidenza della povertà nelle famiglie sarde. Una variazione ancora più consistente se si prendono in considerazione gli anni precedenti il 2004. La variazione annuale per quel che riguarda l’Italia registra una diminuzione, dal 2004 al 2009, di 1.7 della povertà relativa. In Sardegna l’incremento del fenomeno povertà si spiega dunque con la crisi economica che ha prodotto un enorme aumento nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, sia quelli ordinari che in deroga, che negli ultimi anni hanno raggiunto picchi complessivi superiori al 200%. Incide notevolmente anche l’utilizzo del lavoro irregolare e atipico che non consente di raggiungere un reddito, in molti casi, superiore alla soglia della povertà relativa. Le stesse pensioni sociali e integrate al minimo, insieme a quelle che derivano da una storia lavorativa fatta soprattutto di disoccupazione e ammortizzatori sociali, contribuiscono non poco ad infoltire la platea di quanti vivono in condizioni di povertà. Sono queste le categorie che, principalmente, contribuiscono a determinare l’incidenza della povertà relativa nell’Isola pari al 21,4%. In realtà il numero delle persone coinvolte dal fenomeno povertà superano le 350mila unità; un dato che deriva dalla somma di quanti vivono nelle condizioni su riportate.
COMPIMENTO MARIO
bELLO TESTO HO FATTO UNA VERSIONE IN PORTUGHESE NEL BLOG SARDEGNA SA ATERRA MIA
SALUTO
LUCINHA DETTORI –
SCUSA COMPLIMENTI ….
SALUTO ANCHE A MASSIMILIANO CHE NON SI FA SENTIRE PIU..
aBBRACCIO
LUCINHA
E’ troppo facile, dire le stesse cose come se la Sardegna è l’unica regione a lamentarsi. Ma in tutto il territorio un sacco di persone le più , sono alla fame con le pensioni da 500 euro. Nessuno importa come si puo soppravivere, importante che gli exstra comunitari la prendano pure loro anche se non anno mai lavorato quì. IL RICONGIUNGIMENTO ECC.ECC. la questione non importa a nessuno, importante che tutti al potere rubino, questo è legale…………………
Come al solito paga sempre il piu debole,ma e anche per questo che da sardo sono indignati con quei sardi,che hanno permesso a l’attuale presidente Cappellacci di governare la nostra regione,SORU ha fatto e avvrebbe fatto di piu,ma i SARDI amano farsi colonizzare e hanno eletto un clone DEL MAIALE BERLUSCONI.quindi adesso e inutile lamentarsi perche questo e solo l’inizio,auguri a tutti ne havete bisogno
credo che le pensioni troppo basse siano dovute a colpa di quelle alte, che cmq non colpisce solo la Sardegna!! ci credo che la Sardegna ora ne paghi il prezzo più alto, facendo dei prezzi per i suoi servizzi, la gente anziana ha inviesti in case e terrenio e con redditi alti anche le penionio di vecchiaia sono ridotte!! sono dell’idea che chi prende la pensione in italia debba spenderla in italia e non debba emigrare dopo.. mi riferisco agli emigrati!! In tempi di crisi bisogna trovare rimedio, l’italia sta diventando il prossimo miraggio di una crisi Greca, con la differenza che noi italiani rischiamo di non saperla affrontare e di far rispettare i nostri diritti.
LA PENZIONE D’ INVALIDITà CIVILE SAREBBE DI 240 AURO
NON DI 500 EURO,
COME POSSONO VIVERE QUESTI INVALIDI CIVILI AL 100% CON UNA MISERA PENZIONE DI 240 EURO AL MESE
IN SARDEGNA:
LE AZIENDE AGRICOLE CHE CONDUCONO IL METODO BIOLOGICO SONO SENZA PAGARE DA
CIRCA QUATTRO ANNI,
EPPURE I FONDI SONO FERMI IN BANCA DA 4 ANNI PER ESSERE MANDATI A PAGAMENTO,
GLI AGRICOLTORI SARDI SI CHIEDONO PERCHè NON VANNO A PAGAMENTO LE LORO DOMANDE.
(forse sarà meglio rivolgersi al legale )
CAPPELLACCI SVEGLIATI,
DEVI METTERTIANCHE DALLA PARTE DEI PASTORI,
DELLE AZIENDE BIOLOGICHE,
VEDI DI FAR MANDARE I PAGAMENTI ALLE AZIENDE DELLA SARDEGNA,
SONO 4 ANNI SENZA PAGARE,
MENTRE TU PRENDI LO STIPENDIO OGNI MESE,
(anche alto senza fare niente all’agricoltura)
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io sto vedendo lo schifo sullo schifo.a votare non andro’ piu’ tanto sono tutti uguali, destra e sinistra, ma quello che sta facendo il nanerottolo psiconano e’ allucinante. per colpa degli italioti che lo hanno votato e che ancora lo difendono, la sua fortuna e’ di non trovarsi in un altro paese. e la sua fortuna e’ che gli italiani sono un popolo di pecoroni e che ancora hanno un piatto di pasta.