di Massimiliano Perlato
Se per partecipare al Meeting di Cagliari dei giovani non ho dovuto nascondere la carta d’identità, devo ringraziare Tonino Mulas presidente della FASI che mi ha dato l’opportunità di esser presente nello splendido scenario di Chia in qualità di osservatore. E come tale, vorrei esprimere dei pareri assolutamente personali per quanto ho potuto scorgere e recepire. Se sotto l’aspetto dei rapporti umani l’incontro ha avuto un grandissimo successo, visti i momenti conviviali e di approccio che i ragazzi giunti da ogni angolo del mondo, hanno saputo ostentare, un po’ più scettico rimango sugli obiettivi di questo meeting. Nella tre giorni di lavori, ho potuto appurare di quanto fossero lontani la maggioranza dei giovani presenti dall’essere coscienti di cosa sia oggi un circoli di emigrati. Pochi lo frequentano. Molti i casi di giovani presenti in Sardegna senza averne percepito il senso e l’utilità. Confusione e smarrimento, insomma. Sentimenti questi che non colpevolizzano certo i presenti, ma collocano sotto esame, visto anche le enormi risorse spese dalla Regione Sardegna per creare l’avvenimento, coloro che lo hanno creato ed avvallato: istituzioni sarde e federazioni degli emigrati. Forse era meglio pensare ad un cammino diverso, come quello ad esempio dei corsi di formazione ben strutturati concepiti sempre dalla Regione Sardegna nel biennio 1995-1996 a cui ho preso parte. Corsi di formazione che sono poi sfociati nel primo vero incontro collettivo che ha creato per l’Italia, il primo coordinamento giovanile svoltosi a Bologna nel 1998 e la realizzazione a livello internazionale del GISAM. Gli ultimi dirigenti giovani presenti nei circoli sardi del mondo, sono figli di quella esperienza. L’assessore ha investito questi ragazzi presenti a Cagliari del grande onere e onore di essere la prossima classe dirigente dei circoli. Ma da che mondo e mondo, una Ferrari senza patente non si può guidare. Dal Meeting è emerso il grande entusiasmo di rito con la voglia di creare rete e mantenere il contatto. Ma concretamente questo cosa porterà? E quando il tempo trascorrerà e dell’appuntamento di Chia rimarrà solo il ricordo, che succederà?
Una seconda osservazione su cui pongo l’attenzione è legata alla burocrazia che oggi affligge ogni associazione nel dialogo a volte aspro con i funzionari della Regione. La contraddizione che ho notato nell’appuntamento di Chia ma che avevo già evidenziato negli scorsi grandi appuntamenti (vedi nel 2008 il Convegno Internazionale sull’Emigrazione voluto dalla gestione Soru – Congera), è che il rapporto e il dialogo Istituzioni – Emigrati sia, verbalmente idilliaco. Della serie “Siamo fratelli, siamo una grande famiglia”. A conti fatti poi, questo entusiasmo si spegne nella quotidianità, Dai funzionari regionali arrivano spesso mail che hanno una parvenza velata di minaccia con aut aut che impongono questa o quella nuova norma a seconda del periodo, a seconda di chissà quale nuovo pensiero filosofico. Mi domando come è possibile che un giovane destinato alla Presidenza possa accettare di trovarsi in una realtà tanto complessa quanto intricata, che fa si che un circolo vada gestito come se fosse un’azienda, con una burocrazia che muta in continuazione con le sue regole sempre diverse di anno in anno? Il giovane si intimorisce o pondera altre attività come è naturale: svago, famiglia, studi, amicizie. Ancor più quando per la maggior parte dei casi, si trova a dover fare i conti con una attività culturale da sgrovigliare senza avere risorse a disposizione. Si, perchè quelle che la Regione Sardegna elargirà arriveranno solo dopo, spesso con molto ritardo e solo in quote inferiori rispetto a quanto speso. E allora? Allora si va in rosso in banca … E forse la notte non si dorme pensando a questo. Lo fanno i Presidenti di circoli di una certa età.. si può pensare che un giovane accetti l’incarico dirigenziale con questi presupposti? E’ follia! Se poi, quando squilla il telefono della sede.. non è il funzionario della Regione, quello che nelle grandi occasioni è della “tua famiglia, è “tuo fratello”, che si fa sentire vicino e ti conforta ma è il direttore della banca che ti domanda quando si prevede di rientrare per coprire il debito, ecco che non sai mai cosa rispondere, perché da questo punto di vista non hai alcuna certezza.
ho letto i resoconti e mi trovi pienamente d’accordo con te per quanto riguarda le tue considerazioni personali, che in una sintesi ho già preparato per i nostri soci.