di Battista Saiu
Si è svolta a Biella la XVII edizione di Sa Die de sa Sardigna, la Festa del Popolo sardo, organizzata dal Circolo Su Nuraghe. L’edizione 2011 è stata caratterizzata da suoni e danze, colori e fragranze di antiche tradizioni. Una colonna sonora composita, formata dalle melodie del Coro Stella Maris di Magomadas (Oristano), le Launeddas di Tore Agus e di Matteo Muscas di Masainas (Carbonia Iglesias), le Voci di Su Nuraghe di Biella e le salve dei Fucilieri che, con i loro spari beneaugurali, hanno scandito le diverse fasi della festa, riempiendo l’aria del profumo acre della polvere pirica ad ogni fragorosa esplosione. Il Gruppo Folk di Masainas, negli splendidi vestiti tradizionali – ancora indossato da molte anziane del paese – si è esibito nei balli tradizionali del Basso Sulcis, tra i quali le antiche danze di corteggiamento, eseguite con andamento ritmico vivace e cadenzato, e le austere e composte coreografie rituali eseguite nelle diverse tipologie “a passo posato campidanese”, alternati da neovisitazioni e riproposte “a passu cabillu”, caratteristico delle zone più Settentrionali dell’Isola. La magnifica cornice settecentesca di “Villa Mossa” di Occhieppo Superiore ha ospitato la serata inaugurale con l’allestimento della mostra sorico-documentaria: “Garibaldi dopo garibaldi, Garibaldi e la Sardegna”; in alcuni pannelli curati da Diego Presa di Biella e da Paolo Bullita di Cagliari, è stato presentato il contributo della Valle dell’Elvo al Risorgimento Italiano e all’epopea garibaldina con l’elenco dei nomi dei 27 volontari al seguito del Generale e i nomi dei sette partecipanti alla “Spedizione dei Mille”. Successivamente, preparata dalla locale Pro Loco e dai Sardi di Occhieppo Superiore, è stata servita la “cena sarda”, con “malloreddos”, e agnello al forno con verdure crude. Di poi, lo spettacolo introdotto dal saluto del Sindaco Emanuele Ramella Pralungo, che ha invitato sul palco il sindaco di Biella, Donato Gentile, presnte alla festa. Una serata suggestiva, molto partecipata nonostante le condizioni metereologiche instabili, alternata da balli e danze, canti e melodie vocali e strumentali eseguite dalle launeddas. Il giorno successivo, la festa si è trasferita, prima, nella Basilica di San Sebastiano per Sa Missa Majore officiata da padre Accursio Ajassa, seguita, poi, dalla commovente cerimonia a Nuraghe Chervu con la benedizione religiosa impartita in Limba sarda e in piemontese, e l’antica benedizione del grano. Particolarmente emozionante il canto del “Miserere” eseguito nella musicalità bizantina che la Sardegna custodisce, e “Dimonios”, l’inno della Brigata “Sassari” – composto (testo e musica) – da Luciano Sechi, presidente del Coro Polifonico Stella Maris. Nelle sue parole di saluto, il Colonnello Luciano Sechi ha svolto una riflessione sul significato di “eroe” e sulla lettura di alcuni simboli presenti nell’area monumentale di Nuraghe Chervu e della ritualità ieraticamente svolta dalle “donne del grano”. Per la Città di Biella, ha portato il saluto ufficiale del Sindaco Donato Gentile, il Vicesindaco Livia Caldesi, presente in fascia tricolore. La festa si è trasferita per il pranzo sociale con “sa breveghe in cappotto”, ricco di sapori e di molte presenze amiche. Il Presidente dell’ANFFAS, Ivo Manavella, per l’occasione ha portato e illustrato il “bagnet piemontese”, realizzato con i prodotti biologici del “Centro Agricolo Mario e Marie Gianinetto” dell’ANFFAS di Salussola. Molti Sardi sanno che dalla parola piemontese “bagnet” deriva il termine sardo “sa bagna”, il sugo che indica qualunque tipo di intingolo, primo fra tutti il condimento per la pasta. Infine, a coronamento della festa, la solenne Missa Manna officiata dal canonico don Michele Berchi, Rettore del Santuario Mariano Eusebiano Alpino di Santa Maria di Oropa. Una naturale conclusione della due giorni di “Sa Die de sa Sardigna”, progettati e vissuti all’insegna dell’identità, nella continuità di fede e cultura, sulle orme dell’antesignano Sant’Eusebio da Cagliari, primo vescovo di Vercelli, Patrono del Piemonte, grande evangelizzatore del IV secolo, inviato da papa Giulio I a cristianizzare le genti alpine. E, proprio al santuario di Oropa, frutto fecondo della missione del sardo Eusebio, i coristi del Coro Polifonico Stella Maris di Magomadas hanno voluto celebrare il loro ventesimo anno di fondazione, attraversando il mare per pregare davanti alla Vergine nera e incontrare nella Terra affidata alla Sua protezione i fratelli di Sardegna e di Piemonte.