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Crollano le prenotazioni, diminuiscono i passeggeri trasportati e ora si «tagliano» anche i primi traghetti semivuoti. È il caso della linea Moby Genova-Olbia: la nave è rimasta tristemente ormeggiata in banchina. Forse è l’ultimo stadio dell’emergenza traghetti che rischia di strangolare la Sardegna alla vigilia della stagione. La tendenza negativa già registrata dall’Autorità portuale del nord Sardegna nei primi quattro mesi dell’anno (qualcosa come 100mila passeggeri in meno) è pienamente confermata anche a maggio e nella prima settimana di giugno. Un disastro su tutta la linea. Nei porti del nord Sardegna, dall’Isola Bianca a Porto Torres, in questi giorni non c’è tregua. Mentre crollano le azioni dell’industria delle vacanze le banchine semivuote rischiano adesso di diventare terra di battaglia per gli autotrasportatori che reclamano inutilmente uno spazio nelle stive della flotta sarda per i loro tir e semirimorchi. Angelo Carta, presidente dell’associazione Sardegna in movimento, di fronte al silenzio della Regione ha già annunciato per i prossimi clamorose manifestazioni di protesta, a cominciare dal blocco di porti e aeroporti. È il segnale della rivolta, ma intanto il caro-tariffe è implacabile: 720 euro per imbarcare un semirimorchio, una cifra impossibile e destinata ancora ad aumentare. Nel mirino gli armatori, ma Luigi Parente, amministratore delegato Moby, non ci sta e lancia pesanti accuse alla Regione e al progetto di una flotta sarda. «La parte più sconsiderata l’ha giocata la Regione – dice il manager della compagnia di navigazione – che ha voluto strumentalizzare per fini politici un problema reale, del quale non si è voluta fare in alcun modo carico». Accuse pesanti che rilanciano la guerra senza esclusione di colpi in atto tra la giunta Cappellacci e l’armatore Vincenzo Onorato, indicato come l’affossatore del turismo in Sardegna.