di Gioele Figus
Il rapporto tra l’uomo e gli spazi è la prima cosa che colpisce quando si viaggia, ci si sposta, si migra, si cambia città per un periodo. È tanto più sorprendente quando dalla piccola Sardegna di Carbonia e di Sassari ci si ritrova in un frammento piccolissimo della metropoli di Berlino, nell’ormai gentrificato quartiere di Kreuzberg, al Caffè degli Artisti. In una dimensione di pochi metri quadrati si ritrova una comunità di immigrati sardi di prima e di seconda generazione, o di “proto sardi”, come ad alcuni di loro piace chiamarsi in maniera scherzosa, per indicare la loro duplice origine. Questo spazio restituisce all’uomo la sua dimensione e gli permette di ritrovare abitudini sociali e culturali che altrimenti andrebbero a scomparire lentamente nella dispersione urbana della città e nella sua estraneità. Così, grazie al costante impegno del Circolo Sardo di Berlino, la cultura, quella sarda ovviamente, ma non solo, riesce ad abbattere le barriere dello spazio, a superare definitivamente il limite dell’insularità, a rinascere e rivivere in nuove forme e in nuove dimensioni, con lo sguardo sempre rivolto alle radici e all’affetto che un sardo, o un “proto sardo”, è immancabilmente destinato a provare per la propria terra.
Il 15 maggio è spettato a uno degli occhi storici della fotografia in Sardegna, Gian Carlo Deidda, il compito di restituire alla metropoli quella dimensione umana di Sardegna, attraverso il suo sguardo attento e misurato. Il tema è quello del Jazz. Circa trenta scatti, collezionati nel corso di tutta una vita, rigorosamente in bianco e nero, scattati sia su pellicola che su digitale, ritraggono i più famosi musicisti della scena internazionale che nel corso degli anni sono passati sull’Isola e hanno preso parte a una delle numerose iniziative musicali presenti. “Da ragazzino ho sempre amato il jazz” spiega l’autore, che poi continua con una nota di orgoglio ricordando come il jazz in Sardegna nacque prima che in altre importanti realtà italiane come l’Umbria Jazz, seppure non sia riuscito ad avere la stessa risonanza a livello internazionale. I volti sono quelli di Miles Davis, Dizzy Gillespie, Keith Jarrett, Tom Harrell, McCoy Tyner, Wayne Shorter, Lester Bowie, Ornette Coleman, Ron Carter, Jack de Johnette, ma anche Enrico Rava, Paolo Fresu e Charles Lloyd che è motivo di particolare orgoglio per l’autore perché avendo dei problemi agli occhi ha sempre bisogno di molto buio per suonare e quindi è particolarmente difficile fotografarlo.
Gian Carlo Deidda, Cagliaritano d’adozione, ma originario di Pattada, paese dal quale dichiara tutt’ora di provenire, è un uomo mite e riservato e spende solo poche parole per introdurre la sua esposizione. Riserva comunque una nota positiva al Caffè degli Artisti nel quale sostiene “si respira il sapore che si respirava nei vecchi tzilleri”, intendendo questo termine non nella sua accezione negativa, ma bensì in una quasi inedita accezione positiva, un luogo di incontro e di scambio, da contrapporre ai “moderni, metallici, plastici” locali contemporanei. Poi lascia la scena alle sue foto, e all’intrattenimento musicale del trio jazz composto dal pianista Antonello Marafioti, e dalla batteria e dal contrabbasso Davide Marafioti e Josh Holt.
Le foto saranno a disposizione del pubblico sino al 15 di Giugno, durante gli orari di apertura del Caffè degli Artisti, sulla Fidicinstraße 44, naturalmente a Berlino. A chi oggi mi chiedesse se la cultura sarda è ancora viva, risponderei invitandolo ad andare e constatare con i propri occhi.
Vi ringrazio. Un saluto cordiale da parte del circolo