di Francesco Pintore – Unione Sarda
Un raggio di sole filtra dalla finestrella dell’uscita di sicurezza a lato del piccolo palco. Illumina i volti di uomini e donne – argentini e sardi d’Argentina – che si muovono su un angusto palco di legno. Una voce maschile scandisce il ritmo: uno, dos, tres, cuatro. Gli attori vanno avanti e indietro, come se provassero una coreografia. Studiano il linguaggio del corpo, imparano a recitare. Ascoltano con attenzione il loro maestro, un carismatico signore argentino di 74 anni con radici a Genova e Tresnuraghes. Juan Merello Coga assomiglia incredibilmente a Giorgio Strehler per via dei capelli bianchi e per affinità artistiche. Ha lavorato a lungo come attore professionista e ora dirige il teatro Martin Fierro di San Fernando, un’elegante cittadina della sterminata provincia di Buenos Aires. Da cinque anni segue la compagna teatrale fondata dai soci del circolo Raices Sardas di San Isidro. «Ho iniziato quasi per gioco, adesso non posso fare a meno del teatro», racconta l’architetto Ana Maria Ruiu, bittese d’Argentina, da pochi presidente del circolo al posto di Pablo Fernandez Pira. Anch’egli con radici nel paese di Giorgio Asproni. Si ritrovano ogni sabato a San Fernando. Prima delle prove nella piccola cucina del teatro è d’obbligo il rito del mate. «Mi piace tantissimo, non riesco a farne a meno», confessa Pina Josefina Carzedda. «Deo non n’de cherzo», ribatte Pietro Pintus, nato a Nulvi 74 anni fa, occhi vispi e un’energia da ragazzino. È l’unico attore della compagnia nato nell’Isola. Gli altri sono tutti figli e nipoti di emigrati. Pedrito Pintus è anche il più anziano del gruppo. La più giovane e Denise Serra. La sorella, Magali Misses, studia grafica e conosce il nostro Paese. «Sono stata in Italia anche da poco – racconta – ho visitato Tresnuraghes, il paese d’origine dei miei nonni. La Sardegna mi piace molto. Anche se non siamo nati lì, abbiamo l’Isola nel nostro cuore. Per noi è importante conoscere le nostre radici». Già, le radici. Una parola che ricorre spesso nei dialoghi tra i sardi d’Argentina. «Facciamo di tutto per portare i giro il nome della Sardegna – dice Pablo Fernandez Pira – così come gli altri circoli. Io mi occupo di commercio tra Argentina e Italia. Sarebbe bello avere anche qui i prodotti sardi». Tra il dire e il fare ci sono montagne di burocrazia e grovigli di leggi internazionali che non facilitano gli scambi. Ma non manca l’ottimismo. E non potrebbe essere altrimenti in un Paese che ne ha viste di tutti i colori con relative sfumature: dai fasti del peronismo agli orrori delle dittature militari; dalla guerra delle Malvinas alla crisi economica che ha segnato l’inizio del terzo millennio. I sardi, i loro figli e i loro nipoti nel bene e nel male sono stati e continuano ad essere protagonisti. Le loro storie rivivono a teatro e nel cinema. «Abbiamo appena realizzato il cortometraggio Destinu Argentina – dice Pablo Fernandez Pira – racconta la storia di un matrimonio per procura e di tutte le vicende di una famiglia sarda in Argentina». Nei giorni scorsi una copia del film è stata inviata alla Società Umanitaria, che partecipa alla produzione con il Comune di Asuni e la Regione». I soci del Circolo Raices Sarda recitano e sognano di presentare i loro spettacoli in Sardegna. «Sarebbe una cosa meravigliosa. Chissà che emozione. Chissà se sarà mai possibile. Chissà».