DOPO OLTRE MEZZO SECOLO TORNA DALL'AUSTRALIA PER CONOSCERE E ABBRACCIARE I PARENTI NEL SULCIS

nella foto: Anna Maria Peloso e il sindaco di Sant'Antioco, Mario Corongiu (si ringrazia il direttore Massimo Carta de "La Gazzetta del Sulcis" per la segnalazione)

nella foto: Anna Maria Peloso e il sindaco di Sant'Antioco, Mario Corongiu (si ringrazia il direttore Massimo Carta de "La Gazzetta del Sulcis" per la segnalazione)


di Marco Massa

L’ultima volta che era arrivata a Sant’Antioco dall’Australia, dove la famiglia si era trasferita per lavoro, era l’anno 1955. Dopo di allora: qualche lettera, sempre più rara, e poi il silenzio. Nei giorni scorsi Anna Maria Peloso (padre carlofortino) è ritornata da Melbourne a Sant’Antioco accompagnata dalla nipote Elena, dove ha conosciuto, e abbracciato, i parenti per lo più residenti nel Sulcis, ma anche a Guspini. Regista di questa commovente storia è stata Maria Carmine Venturi, nipote di Anna Maria Peloso, grazie alla quale e dopo circa due anni di ricerche, sono stati riallacciati i contatti. “L’impegno per questa rimpatriata, commenta soddisfatta Maria Carmine Venturi, è stato abbondantemente ripagato perché abbracciare una zia di cui avevo tanto sentito parlare ma che non conoscevo, è stato commovente e gratificante. Ciò che mi ha sorpreso è che nel giro di qualche giorno la parentela si è ritrovata intorno a questa zia, un’ex insegnante di 66 anni ma ancora piena di vitalità, facendoci vivere emozionanti momenti”. “Avevo appena 10 anni, quando venni nel 1955 a Sant’Antioco con la famiglia dopo la guerra, ricorda Anna Maria Peloso. Restammo in Sardegna tre mesi, ma poi dovemmo rientrare perché mio padre Gregorio aveva un bazar a Melbourne e non potevamo stare oltre. Il ricordo di questa terra è rimasto sempre vivo nella mia mente, però le distanze talvolta costringono a fare scelte che solo il tempo, e la sensibilità di qualcuno come il caso di Maria Carmine, può smuovere sia pure solo per qualche settimana”. Quando Gregorio Peloso e Antonietta Venturi partirono da Sant’Antioco per l’Australia negli anni Trenta avevano già due figli. Altri due, tra i quali Anna Maria, nacquero in Australia. Anna Maria Peloso, oggi vedova e unica sopravvissuta dei fratelli, abita a Brisbane, altra popolosa città australiana, giusto per stare vicino ai figli sposati e con famiglia. Il suo tempo libero lo impiega assistendo i disabili. Ma la rimpatriata di Anna Maria Peloso non poteva passare inosservata anche tra gli Amministratori di Sant’Antioco che hanno voluto onorare la presenza in Sardegna dei graditi ospiti organizzando un momento celebrativo nell’Aula Consiliare dove ad Anna Maria è stata consegnata una targa e un bel mazzo di fiori. “E’ sempre un momento di grande emozione, ha sottolineato il Sindaco Mario Corongiu. Salutare ed abbracciare figli di nostri emigrati ha un grande significato affettivo e di appartenenza cui noi Sardi siamo rimasti fortemente legati. Ho avuto per la signora Anna Maria Peloso parole di affetto e di grande simpatia perché ha dimostrato, malgrado sia nativa dell’Australia, una grande sensibilità verso il paese dei propri genitori”. Per l’incontro un Comune a Sant’Antioco si sono radunati i vari parenti arrivati da Masainas, Carloforte, Sant’Antioco e Guspini. E’ stato un felice momento carico di emozioni e di sentimento. Ad ogni buon conto, stando ai racconti di Anna Maria, una parte di Sulcis e di Sardegna è sempre rimasta inalterata nei coniugi Venturi-Peloso. Ed è bello sapere che, dopo tantissimi anni trascorsi in Australia, questi figli e nipoti di Sulcitani non hanno perso le abitudini dei “vecchi”.  “Almeno nella cucina, ha ricordato Anna Maria, abbiamo mantenuto, fin dove è stato possibile, le abitudini originarie. Ravioli e pasta fatta in casa non sono mai mancati. E ancora oggi, per figli e nipoti, cerco di onorare questo ricordo, anche perché mangiare bene costituisce un elemento quasi sacro. Ma oltre a questi piatti, nel tempo non sono mancati gnocchi, maialetto e agnello arrosto, pane frattau o pietanze con carciofi. I dolci poi, sono rimasti il nostro più gustoso peccato di gola”. Se nel DNA sono sopravvissuti i gusti culinari, non di meno è rimasta la sensibilità e l’affetto che, anche dopo oltre mezzo secolo, ha compiuto il miracolo dell’incontro e del riabbraccio tra parenti che hanno saputo riannodare i rapporti malgrado le distanze e la frenesia della vita nelle varie latitudini del globo.  

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