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Un documento, pesante quanto il terribile terremoto-tsunami dell’11marzo scorso e del conseguente disastro nucleare alla centrale numero uno di Fukushima, é stato pubblicato in Giappone, in concomitanza con il 25/o anniversario della tragedia di Chernobyl. Credo che vada letto con estrema attenzione, con due considerazioni a mo’ di premessa: la prima, che è la prima volta, dopo 25 anni, che il Giappone, per ovvi motivi dopo l’11 marzo, è costretto a confrontarsi seriamente, ad ogni livello, con quel disastro, dopo averlo preso sottogamba per un quarto di secolo nella convinzione che si trattasse di un fatto irripetibile, soprattutto in Giappone; la seconda, che autori e firmatari del documento sono 87 organizzazioni non governative, che si riconoscono come punto di contatto nel CNCI (Il centro civico di informazione sul nucleare), l’organismo che diede vita, pochi giorni dopo l’incidente di Fukushima, ad una conferenza stampa a Tokyo in cui l’ingegnere nucleare Masashi Goto, denunciò con argomentazioni serie e dettagliate la gravità di quanto stava accadendo e accusò le autorità di non dire la verità sull’incidente. Il disastro nucleare alla centrale Fukushima numero 1, innescato dal tremendo terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, ha sollevato la paura della contaminazione radioattiva non solo in Giappone ma nel mondo intero. Il governo giapponese, le compagnie private di energia elettrica e gli accademici al loro servizio si erano vantati che le centrali nucleari nel paese fossero completamente sicure e che un grave incidente nucleare non potesse assolutamente accadere. Le loro responsabilità sono davvero pesanti. Molte persone avevano già da tempo ammonito sulla possibilità che potesse accadere quanto è ora sotto gli occhi di tutti: un terremoto catastrofico e lo tsunami, le conseguenze di black out elettrici, i rischi della concentrazione di numerosi reattori in un solo sito, i problemi che devono affrontare le ‘squadre kamikaze’ chiamate a interventi di emergenza, la fallacia dei piani di evacuazione limitati alle zone in un raggio di 10 km attorno alle centrali. Tutti moniti lasciati cadere nel vuoto. La politica fin qui seguita di promuovere ad ogni costo l’energia nucleare e’ una delle ragioni per cui il governo giapponese e la Tepco, la società’ gestore dell’impianto di Fukushima, sono sempre intervenute in ritardo in ogni fase dell’incidente. E’ immorale e criminale continuare a sostenere che il disastro è stato di dimensioni al di sopra di ogni possibile previsione. La situazione nell’impianto di Fukushima continua ad essere critica. Occorre prendere misure per impedire il rilascio di radioattività dall’impianto e assicurare nel più breve tempo possibile la sua chiusura a freddo. E occorre rendersi conto che lo smantellamento di quell’enorme ammasso di rifiuti radioattivi in cui si è trasformato l’impianto di Fukushima numero 1 sarà con ogni probabilità una battaglia destinata a durare decenni….
Oggi, 25 anni dopo il disastro di Cernobyl, c’è questo documento che chiede:
– Una decisione formale del governo di chiusura definitiva delle due centrali della Tepco di Fukushima 1 e Fukushima 2
– La cancellazione del programma di combustibile nucleare arricchito.
– La cancellazione dei piani di costruzione di nuove centrali
– La chiusura degli impianti nucleari più vetusti
– Una road map per la fuoruscita graduale dal nucleare’’.
Alcune considerazioni finali:
Il documento proviene da organizzazioni serie e rigorose, ma, finora, minoritarie e costantemente marginalizzate dall’establishment politico, industriale e dei mass media ufficiali. I loro argomenti, tuttavia, stanno facendo breccia, e alcune delle loro rivendicazioni i come la chiusura definitiva di Fukushima 1 e 2 e la cancellazione dei progetti di nuove centrali, stanno diventando maggioritarie. Il governo in carica del premier del partito democratico Naoto Kan sta comprendendo, sia pure in ritardo, gli errori commessi , le cui radici affondano nei decenni passati quando al potere c’erano i liberaldemocratici ora all’opposizione. Kan, sempre ieri, ha ribadito in parlamento la volontà di istituire una commissione indipendente incaricata di fare piena luce su cause e responsabilità. ‘’Si tratta di capire – ha spiegato un suo consigliere – se l’incidente dipende da problemi limitati all’impianto di Fukushima o non investa invece qualcosa di più strutturale insito negli impianti nucleari in sé’’. L’establishment politico e industriale rimane su posizioni favorevoli al nucleare, nella convinzione che resti l’energia del presente e del futuro. Non a caso i liberaldemocratici, quasi tutti gli altri partiti di opposizione e settori dello stesso partito democratico al governo, lavorano per far cadere Kan il prima possibile. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe voglia di dire. Del resto fino all’11 marzo la grande maggioranza dei giapponesi era convinta che la scelta del nucleare pacifico fosse giusta e del tutto sicura.
Ora però la novità è che in Giappone, a differenza dell’Italia e di altri paesi occidentali, quasi nessuno pensa più che il no al nucleare arrivi solo sull’onda delle emozioni.