di Tonino Mulas
Non avendolo potuto esaminare prima, appena rientrato a Milano dalla conferenza regionale sulla lingua sarda, ho preso visione del Bando per i progetti sui 190.000 Euro, destinati alle iniziative culturali. Faccio le seguenti osservazioni: Per quel che riguarda la forma del bando, a parte l’estrema complessità, che richiederebbe un avvocato esperto di pubblica amministrazione, non si era assolutamente discusso prima di fideiussione. Come si fa ad ottenere da una banca 30.000 Euro da bloccare per 15 mesi, più altri 2/3 mesi fra richiesta e attesa di rendicontazione e magari altri due mesi per blocchi della ragioneria o patti di stabilità? Mi sono già informato dalla banca. Danno la fideiussione solo su eguale somma o titoli in garanzia. Ma chi ha 30.000 Euro da bloccare per 18 mesi? L’alternativa è una assicurazione fideiussoria. Ma anche l’Assicurazione vuole la garanzia. Il costo sarebbe il 3,5% all’anno. Per 18 mesi sono circa il 5% del totale di 30.000 Euro. Ma queste spese sono riconosciute? Non mi sembra a leggere il decreto assessorile sulle spese ammissibili. Se è difficile ottenere la fideiussione in Italia, penso sia ancora più difficile all’estero. Neanche la Pubblica Istruzione ci ha chiesto la fideiussione per due progetti, due anni fa e l’anno scorso, sia sul capitolo della Legge 26/97, sia su quello di “Sa die de Sa Sardigna”. Perché lo deve chiedere il nostro Assessorato di riferimento? E lo chiede non a soggetti sconosciuti ma ai circoli e alle federazioni dell’emigrazione, che operano da anni, con riconoscimento per decreto dalla RAS. Ci rendiamo conto della disastrosa situazione finanziaria dei circoli e delle federazioni? Ne abbiamo appena discusso nella riunione con i Presidenti di Federazione a Lucerna! Faccio l’esempio della federazione italiana: per il progetto Fratelli d’Italia non c’è stato nessun anticipo (e il progetto è quasi completato) né ci sarà per altri due mesi a causa della chiusura della ragioneria e del blocco delle erogazioni per il patto di stabilità. E dobbiamo dare il 22 febbraio ai dieci vincitori i premi. Dobbiamo dare l’anticipo per il catalogo; dobbiamo pagare a gennaio la riproduzione delle copie delle mostre per l’Italia e per l’estero! (100 opere X 20 copie = 2.000 pannelli). Altro esempio: il congresso FASI, già fissato per il 9/10 aprile 2011: non si può fare e dovrà essere rinviato perché non è stato possibile ottenere in tempo l’anticipo e pagare la caparra di circa 30.000 Euro, per albergo e servizi. La fideiussione possono permettersela le imprese private che hanno scopo di lucro, oppure le aziende speciali degli enti che fanno formazione, che hanno gli strumenti adatti, legali e finanziari. Queste imprese e gli enti, che pagano le fideiussioni, possono pagare la progettazione (con percentuali consistenti sul totale del progetto), pagano il direttore, i collaboratori dipendenti e gli esterni, i tutor, i servizi. Gran parte di tutto questo le organizzazioni degli emigrati non possono farlo, per legge o regolamento: ad esempio i compensi di progettazione ai dirigenti dell’emigrazione, ad esempio eventuali compensi agli iscritti che forniscono un lavoro. Per fare tutto questo, oltre a discuterne prima democraticamente, visto che le occasioni ci sono state, ci vorrebbe una nuova legge e nuovi regolamenti. Senza contare il fatto che contraddice apertamente il principio del volontariato come attività prevalente e lo sforzo per tenerlo in piedi in tempi non facili. Si potrebbe pensare di dotarci di una autonoma organizzazione. Potremmo fare una cooperativa, o una società, a raggio europeo, per iniziare, con i dirigenti dell’emigrazione per concorrere ai progetti? Ma una volta costituito questo organismo avrebbe titolo a partecipare al bando? Quindi l’iniziativa della fideiussione è intempestiva ed estremamente negativa, aggiunge sfiducia a un clima già teso e incerto sul futuro dell’emigrazione, escludendo di fatto la possibilità ai circoli alle Federazioni di concorrere al bando. Chiedo prima di tutto di discuterne urgentemente in Ufficio di Presidenza; è comunque una questione che deve essere portata alla discussione in Consulta, perché riguarda tutto il mondo dell’emigrazione. Io credo che il rischio concreto sia quello di perdere le risorse stanziate.
Scusate Vi siete mai chiesti come fanno a funzionare le centinaia e centinaia di associazioni che non ricevono contributti ne del governo italiano nel dei governi di loro regioni ?
Come abbiamo fatto a Moreno per 10 anni !si autofinanziano!!!
forse se mai fossero arrivati i contributti , nessuno avrebe osato “trasferirlo”; e sarebbe ancora un circolo modelo !