di Cristoforo Puddu
Bisonzu tribbagliare a mala gana:
Su poveru est forzosu tribbagliare.
Ca sos ch’in domo medios non hana
Tribbagliende nde deve procurare.
Vivat sa gioventude forte e sana!
Ma vivat su tribbagliu pro campare!
Ca chi male in domo sua istat
Pro forza bogat pedra e pedra pistat.
Questa ottava di ode al lavoro, frutto di uno scambio di battute su invito, è stata improvvisata a bolu dal poeta ozierese Antonio Cubeddu, mentre si trovava impegnato a costruire un muretto a secco in quel di Chilivani. Antonio Cubeddu infatti, principale artefice della gara poetica nella forma che oggi conosciamo e per cui gli viene unanimemente attribuita “la paternità”, svolgeva come appaltatore, in società con il poeta Giuliano Marongiu di Ploaghe, dei lavori di manutenzione per la rete ferroviaria; la particolare attività gli permette la frequentazione delle diverse realtà poetiche del Logudoro, e conoscere i valenti improvvisatori locali, che porteranno all’ideazione della storica gara ufficiale in piazza Cantareddu, a Ozieri, il 15 settembre 1896. Da quella prima manifestazione, che vede trionfare lo stesso Cubeddu, con ai posti d’onore Antonio Farina di Osilo e Salvatore Demartis di Ossi, la competizione poetica -da confronto tra locali o corollario ludico durante le pause delle attività agricole e feste pastorali (es.: sos tusorzos)- si evolve nel carattere culturale e per la trattazione dei temi. La significativa strutturazione della gara poetiche (s’esordiu, sos temas, sas modas, le schermaglie in duinas, in batorinas e il successivo inserimento di noitolas, bruschistiglias…), diventa e rappresenta in modo consimile la “comunicazione teatrale implicita nei modelli dell’oralità”. Antonio Cubeddu, noto con l’appellativo di “poeta segnore”, nasce a Ozieri il 25 aprile del 1863. Si sposa giovanissimo con Speranza Ghera, da cui avrà otto figli, e coltiva la poesia con estrema naturalezza: il padre Giovanni è un apprezzato poeta satirico e al suo ramo familiare apparterrebbe anche Padre Luca, il noto “scolopio insegnante e poeta” di Pattada. Dotato di una “bella voce molto melodiosa”, che gli permetterà una sorprendente longevità ed una meritata stima popolare, ricamava dei versi di estrema bellezza, garbo e creatività. Il ritmo delle ottave, svelto e sottolineato ogni due versi dall’intervento del tenore, è documentato anche in un disco (“Homochord”) registrato negli anni Trenta a Milano con il thiesino Andrea Ninniri; nell’occasione svilupparono i temi pace\guerra, amore\dolore e amore di madre\amore di sposa. Come tutti i poeti estemporanei, con estrema sofferenza e “con il cuore pieno di tristezza”, subisce la proibizione fascista alle esibizioni canore in pubblico. Alla ripresa, il decano dei poeti, sarà protagonista di storiche disputas fino al 1949 (una testimonianza narratami da mio padre lo ricordava, proprio in quell’ultima stagione, memorabile mattatore sul palco di Burgos, per la festa di Santu Lenardu). Antonio Cubeddu, scomparso a Roma il 23 settembre del 1955, è ricordato come “il regolatore e ordinatore della gara improvvisata moderna” e per l’operazione quasi “sindacale”di far attribuire un compenso per le esibizioni poetiche. L’intuizione di Cubeddu, nel promuovere la prima gara poetica pubblica nel 1896, e il premio letterario Ozieri, ideato da Tonino Ledda nel 1956, hanno un filo di profonda continuità che identifica, tutt’oggi, per identità e cultura la Città di Ozieri.