di Massimiliano Perlato
Nella Sardegna dell’interno, in Barbagia e in Ogliastra, sono in pochi ad aver dubbi e in tanti dicono: «Halloween l’abbiamo inventata noi». A sentire i ragazzini ma soprattutto le persone anziane dei paesi dell’interno della Sardegna la festa americana della notte delle streghe e dei morti non sarebbe una novità. Un rito che nell’Isola si perde nella notte dei secoli anche se ha altri nomi: “Il bene delle anime” ( Su bene ‘e is animas), Su Mortu Mortu, l’offerta tradizionale per la questua dei bambini preparata nelle famiglie per la commemorazione dei defunti (papassinos, dolci vari, arance, noci, melagrane, mandorle), Su Prugadoriu, per il suffragio delle anime del Purgatorio. La “rivendicazione” del rito più antico, rispetto a quello a stelle e strisce, non è certo nuova e si basa su gesti, parole, rituali tramandati oralmente. In ogni parte d’Italia esistono da secoli riti per la commemorazione dei defunti. Ma quelli della Barbagia, ed è da ciò che nasce la richiesta di primogenitura, hanno analogie impressionanti con quelli della festa americana: zucche intagliate e illuminate, bambini vestiti di stracci che percorrono le stradine dei paesi bussando di casa in casa dove a chi apre l’uscio vengono chiesti doni. Difficile che il rito di origini celtiche abbia influenzato i riti barbaricini anche se qualcuno, con una vena si sarcasmo, ha fatto notare che «i nuraghi sono stati costruiti millenni prima dei grattacieli di Manhattan». Nel pomeriggio del 31 ottobre a Sorgono, Tonara, ma anche a Tortolì o Nuoro, si ripete la festa de Is Animas, di Su Mortu Mortu, ed i bambini non domandano “Dolcetto-scherzetto” ma “O t’zia Maria, mi dhu ona su prugadoriu?” (“Zia Maria, mi dai qualcosa per le anime del purgatorio?”) e così la festa d’importazione viene sconfitta da una tradizione più antica e più legata alle nostre radici culturali. In particolare a Seui, si ripete la Sagra de Su Prugadoriu (“Per le anime del Purgatorio”), con la tradizionale questua dei bambini in occasione della ricorrenza dei defunti. Ai ragazzini che richiedono doni le famiglie offrono po is animas, per il suffragio dei parenti, soprattutto frutta secca, noci, nocciole, castagne, fichi secchi e qualche rara monetina. Ma la festa “dei morti” ha non solo il significato di esorcizzare la paura dell’aldilà ma anche di segnare il legame profondo della comunità fra bambini, adulti, anziani e chi di recente o da tempo “vede l’erba dalla parte delle radici” perché il suo permanere nel Purgatorio sia lieve grazie alle preghiere e ai doni dei vivi.