di Cristoforo Puddu
La cultura locale, che si manifesta nella vita sociale e nell’interpretazione artistica e letteraria, è il frutto di elaborazioni e lavorio di generazioni. E proprio in questo senso, all’interno di una società sempre più multiculturale, ogni comunità-paese cerca di riaffermare i termini della propria specificità identitaria e legittimare il suo essere ed esistere. Il patrimonio culturale collettivo è trasmesso attraverso il linguaggio-limba della quotidianità che nella realtà sarda, talvolta, si offre con la dignità e sentimento della tradizione poetica; scia tracciata dalle disputas del ristretto gruppo d’eccellenza degli improvvisatori che, con genio e inventiva teatrale, hanno animato le gare poetiche in Sardegna per oltre un secolo. Anche l’Associazione Culturale e Folcloristica “Ortachis” di Bolotana, che nel 2010 registra l’organizzazione continuativa per ben diciotto edizioni del Festival Internazionale del Folclore, punta decisamente alla ricomposizione-valorizzazione della propria identità territoriale e per il terzo anno consecutivo amplia il raggio d’azione in direzione della poesia e degli attuali poeti locali. L’Associazione, che negli anni precedenti aveva stampato una selezione delle composizioni di Gino Pireddu e Salvatore Enne, con la pubblicazione della raccolta lirica Funtana Coronesa (chiaro il riferimento alla carrela de Corònas, storica via in cui nel XIII secolo si sarebbero insediati i primi abitatori del centro marghinese) propone invece l’itinerario poetico di Giuseppe Concas. La poesia del Concas, noto localmente come “Peppe Muzzigone”, si sviluppa principalmente nell’universo di Bolotana e con spontaneità da aedo estemporaneo, dai toni semplici e familiari, esplora un patrimonio di passioni che riflettono luoghi e accadimenti del quotidiano. Il percorso vario e articolato del poeta, attraverso significative liriche vincolate dal verso rimato, rendono suoni, pensieri ed emozioni che vivono la centralità del valore dell’amicizia, della famiglia, della natura, degli appuntamenti tradizionali religiosi e sociali che scandiscono la vita di relazione ed interpretano le consolidate tradizioni della comunità. Luigi Ladu, nella presentazione (intradura) della silloge, sottolinea l’aspetto umano del poeta “amante de sas origines suas” e autore di oltre “chimbighentas poesias, elaboradas cun sentimentos mannos e profundos” che rappresentano “s’istoria e sa cultura nostra”.