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Imponente, muscolare, eccezionale. Mai vista tanta gente: è stata una manifestazione d’altri tempi. Entusiasmante. Con una prova di forza straordinaria, la Coldiretti ha saltato il fosso. È passata all’attacco. Che è stato frontale, duro, decisivo, urlato. Lo ha gridato insieme alle altre associazioni di campagne e ovili ormai disastrati, affamati, indebitati: Cia, Copagri, Confagricoltura. Ebbene sì, anche il grande popolo giallo, quello del badile e del grano, è allo stremo. In un colpo solo, ha sbattuto novecento metri di collera e disperazione in faccia alla Giunta («Cappellacci, ci siamo stancati») e a un assessore sempre più solo, Andrea Prato. Che nessuno sospetti ancora della testa e del cuore della Coldiretti. Non esistono più differenze fra il verde ribelle del Movimento pastori, che ritornerà a Cagliari a fine mese, e la massa giallo-rabbia che per una mattina ha conquistato Cagliari. Perché “da oggi siamo tutti fratelli”, è stato il messaggio carismatico arrivato subito da chi continua ad assaltare navi, sequestrare camion, assediare uno, due, dieci macelli e che bruciava le bandiere nemiche. Non lo farà più. Perché “da oggi noi come voi siamo incazzati”, ha urlato chi ha ripreso a contestare, marciare, occupare. Subito l’assessorato all’Agricoltura, in via Pessagno, oggi le piazze, i municipi, gli uffici di questo o quel consorzio, ma se sarà necessario anche le banche e il palazzo di Abbanoa dove c’è un pazzo che continua a spedire cartelle pazze. Che nessuno dica più di avere ancora amici, fiancheggiatori o complici nella Coldiretti. Se lo fa, sarebbe cieco e sordo. C’è stato un corteo enorme, pazzesco nella partecipazione della gente arrivata dalla Gallura, dalla Trexenta, dal Campidano, dal Sarrabus, dalla Nurra, da Arborea, Dolianova, Suelli e Senorbì, dovunque c’è un filo d’erba e sostenuta anche dagli operai dell’Euroallumina, bivaccano da giorni sotto il Consiglio regionale. Industria e agricoltura unite nella lotta. I contadini hanno sfilato in quindicimila, ma forse erano ventimila. Con in campo una quantità pazzesca di bandiere, palloncini, striscioni, magliette, cappelli, fischietti, campanacci e pecore. È stato magnifico anche il numero di trattori schierato dalla Piazza del Papa alla Torre della Regione, centoventi, più una doppia cisterna per il latte, dieci «Leoncini» e molti camion-frigo. Un parco macchine mostruoso e rabbioso. È stata una manifestazione esagerata persino nello striscione finale. Un fenomenale venti metri per venti, alle spalle del palco di Viale Trento, con su scritto Regione Sardegna, ora basta, con tre punti esclamativi enormi. La Coldiretti voleva impressionare e c’è riuscita. È stata grande, grandissima, nella protesta per salvare l’agricoltura e la pastorizia, perché “senza contadini e pastori l’isola muore”. Ogni giorno, tutti i giorni. «Vergognatevi siete degli assassini. All’ammasso ci pagate il grano 13 euro al quintale, una miseria, e poi ai turisti date da mangiare malloreddus canadesi»; «Vergognatevi, un litro di latte ce lo portate via con 60 centesimi, roba da mendicanti, e poi ci fottete col pecorino rumeno»; «Vergognatevi, per il prezzo imposto alla carne sarda, quattro euro al chilo, e poi vi riempite le celle di pecore spagnole e maiali macellati in Brianza». Chi si deve vergognare? La politica che distrugge, gli industriali che saccheggiano. Questo e altro ancora ha denunciato per oltre cinque ore la Coldiretti, che è stata capace di mettere in testa al corteo le associazioni dei consumatori («Gente, gente comprate i prodotti di Sardegna», detto e ridetto ai passante), due presidenti della Provincia e cinquanta sindaci. Uno per tutti, Antonangela Secchi di Solarussa: «La nostra gente è affamata, noi siamo disperati». Un appello così drammatico e da prossima polveriera sociale non può rimanere inascoltato. In un comunicato, il Pd ha scritto: «Servono fatti o sarà la catastrofe. Cappellacci e Prato, smettetela con le scorciatoie». Dalla sua palazzina ora occupata, l’assessore ha replicato ai quindicimila e alle opposizioni: «Io il mio disegno di legge, con dentro 110 milioni pronta-cassa, l’ho presentato a luglio, ma solo ieri la commissione ha cominciato a discuterlo insieme a nove emendamenti». È vero, ma sa di scaricabarile. E oggi questo non può bastare per fermare la rivolta del Movimento pastori, della Coldiretti, della Cia, della Confagricoltura. Della Sardegna