di Antonio Deias
PROGRAMMA
Sezione antimeridiana
Incontro programmato esclusivamente per la partecipazione degli studenti delle scuole elementari e medie
Ore 10,00
SALUTO AI PARTECIPANTI
Sig. Antonio Deias – Presidente dell’Associazione Culturale Sarda “Quattro Mori” di Livorno
RELATORI
Prof. Dott. Angelo Castellaccio
Prof. Dott. Francesco Cesare Casula
Questo incontro costituisce una ulteriore tappa nella conoscenza della storia della Sardegna. Una storia che spesso, per molti motivi, è stata considerata come esclusivamente regionale e distante, separata dagli eventi nazionali ed europei. Negli ultimi tempi vi è stato un recupero di questa storia che nasce con la venuta dell’uomo in Sardegna, cresce e si sviluppa nel periodo nuragico malgrado le divisioni tribali. La successive civiltà straniere egemoniche che si sono succedute ogni qualvolta passano dalla condizione di dominio a quella di soggezione vanno ad arricchire il sostrato culturale indigeno, per cui la storia della Sardegna, della Nazione sarda, non è altro che la somma delle civiltà dell’isola e non il prodotto dei soli sardi indigeni. Oggi, al recupero di questa nazionalità si dedicano quelle forse politiche ed intellettuali che studiano tutte le espressioni culturali del passato dei Sardi come riscatto sociale di un popolo.
Al termine dell’incontro l’Associazione è lieta di offrire a tutti i partecipanti la degustazione di alcune specialità
PROGRAMMA
Sabato 16 0ttobre 2010
ore 16.00
APERTURA DEL CONVEGNO
SALUTO DELLE AUTORITA’
Presentazione: Dott. Luciano Cauli
RELAZIONI:
Prof. Dott. Angelo Castellaccio
Professore Ordinario. Università di Sassari. Dipartimento di Storia.
La Sardegna nel periodo Sabaudo
Prof. Dott. Francesco Cesare Casula
Professore Ordinario. Università di Cagliari
Dipartimento di Storia
Istituzioni e società nella Sardegna Sabauda
Ore 18.30
“Degustazione specialità della Sardegna”
Segreteria organizzativa
Associazione Culturale Sarda
“Quattro Mori”
Piazza Anita Garibaldi, 2
57123 Livorno
tel. 0586-812588
e-mail: 4morilivorno@tiscali.it
Con la conclusione della “guerra di successione spagnola” – aperta dalla contesa tra i pretendenti al trono dell’ultimo sovrano spagnolo della dinastia degli Asburgo Carlo II, morto nel novembre del 1700 – il 2 agosto 1718 con il patto di Londra ha termine il predominio spagnolo in Sardegna, che viene assegnata alla casa ducale dei Savoia che con essa acquista anche il titolo regio. Nonostante l’ambizione dei Savoia di estendersi nella pianura padana, la possibilità di utilizzare la Sardegna come pedina di scambio per ottenere obiettivi più vicini alle proprie mire espansionistiche orientò il governo piemontese a consolidare il possesso dell’isola e ad adottare una politica cauta nei confronti delle istituzioni esistenti. Nella prima metà del ‘700, nonostante la decisione del governo sabaudo di seguire una linea di condotta rispettosa delle istituzioni, delle leggi e delle consuetudini sarde, le azioni adottate si discostano di fatto dalle primitive intenzioni, sia per precise scelte che per difficoltà concrete. Nel 1721, il 31 dicembre, è istituito a Torino il “Supremo consiglio di Sardegna”, che eredita e sostituisce le attribuzioni del Consiglio d’Aragona e sovrintende a tutte le questioni di maggiore incidenza politica nel governo dell’isola e svolge anche la funzione di tribunale supremo. A seguito delle idee della Francia rivoluzionarie si ha lo sviluppo di moti rivoluzionari guidati da una parte della borghesia illuminata. L’esperienza di Giovanni Maria Angioy che cercò di prendere il potere, abolire il regime feudale e proclamare la repubblica, durerà dal 1994 al 1996, e fallirà perché aristocrazia e clero, insieme a una parte cospicua della borghesia, rinunciarono ad ogni velleità riformatrice. Il 3 marzo 1799 la presenza del re di Sardegna Carlo Emanuele IV di Savoia e della sua corte in seguito alla fuga dal Piemonte, invaso dalle truppe di Napoleone Bonaparte, e protrattasi fino al 1814, da un lato imprime vigore alla restaurazione politica e civile, dall’altro fa guadagnare ai Savoia un nuovo consenso, soprattutto delle classi dirigenti che avranno poi un coinvolgimento nelle attività di governo. Tra i fattori di mutamento delle consuetudini e del gusto è da rilevare la rivalutazione, rispetto alla città, della campagna quale risorsa economica da gestire razionalmente. Non è un caso infatti che Carlo Felice, stabilitosi nell’isola a Villa d’Orri , situata sul Golfo di Cagliari a una ventina di chilometri dalla città, promuove una nuova visione delle cose che si concretizza tra l’altro nella costruzione di monumentali portali d’accesso alle proprietà coltivate e organizzate in azienda. Nella seconda metà dell’Ottocento la Sardegna condivide il clima di rinnovamento urbano che caratterizza tutta la penisola, impegnata nella creazione della moderna città borghese nell’Italia postunitaria.