di Antonello De Candia *
Per i sardi emigrati nel lontano Queensland, in Australia, è stato un piacevole “tuffo” nel passato e un ritorno alle origini sentir parlare della civiltà nuragica in Sardegna, per gli studenti e per i docenti della Griffith University di Brisbane, una interessante “scoperta” di un mondo lontano e sotto certi aspetti, ancora avvolto nel mistero. Certo è che l’archeologa Maria Ausilia Fadda, direttrice del Museo Archeologico di Nuoro ha fornito nelle sue relazioni elementi in più sulla conoscenza di “pozzi sacri”, “tombe dei giganti”, e “complessi nuragici”, destando particolare interesse da parte dei docenti australiani. L’iniziativa di invitare la nota archeologa in Australia è stata della Associazione Sarda del Queensland, e in particolare del suo presidente Giuseppe Murtas e del Comitato direttivo. C’è stato un ciclo di conferenze alla Griffith University di Brisbane alla quale hanno partecipato studenti del corso universitario di lingua italiana ed alcuni docenti. Il giorno seguente la presentazione ha avuto luogo nell’Istituto di Storia Antica della Queensland University (dove è presente un piccolo museo archeologico con oggetti etruschi, romani, fenici ed egiziani donati da collezionisti privati): vi hanno assistito diversi docenti universitari che hanno manifestato un notevole interesse per la ricostruzione fatta dalla dottoressa Fadda, della vita dei nuragici, della loro organizzazione sociale, della loro economia e soprattutto della loro strategia di difesa. L’archeologa nuorese ha illustrato la Civiltà Nuragica dell’Età del Bronzo della Sardegna, compresa dal XV all’VIII secolo prima della nascita di Cristo, cioè circa 3.500 anni fa. «Durante questo periodo storico – ha detto la relatrice – vengono collocati i Nuraghi della Sardegna che sono stati costruiti per diverse funzioni. Il numero di queste costruzioni esistenti è tuttora di circa diecimila, di cui 7 mila di un particolare tipo. Questa costruzione – ha spiegato l’archeologa – è a forma architettonica “a cono” ed è di variabile altezza, in generale di circa 12 metri. Per le prime quattro circonferenze di altezza sono usate delle grandi pietre che nelle seguenti fila vanno diminuendo di misura per terminare con una chiusura superiore fatta con delle pietre a cuneo. La muratura ed il tetto dei nuraghi sono auto portanti e l’apertura delle costruzioni è quasi sempre rivolta ad est. Il numero dei nuraghi in Sardegna – ha sottolineato – è stato di molto superiore a quelli attualmente censiti, in quanto molti sono stati demoliti nei secoli dagli abitanti dell’Isola per usare le pietre che li componevano per diversi usi, come per costruire recinti o costruzioni più moderne». L’archeologa Fadda ha poi illustrato le costruzioni chiamate “Tombe dei Giganti” che – ha detto – «non sono altro che delle grandi tombe costruite a filari. In queste i defunti venivano collocati in una posizione gestale con molte delle cose personali che li avrebbero accompagnati nelle vita seguente. In un certo senso – ha concluso – queste tombe altro non sarebbero state che dei grandi cimiteri comuni». Maria Ausilia Fadda si è poi soffermata nel descrivere il tempietto di “Sa Sedda” dove ha avuto luogo il culto dell’acqua sacra. “Questo edificio di eccezionale qualità architettonica e di ingegneria – ha detto – è stato creato per il culto di un elemento preziosissimo nell’arido ambiente calcareo del Supramonte ed era frequentato da migliaia di pellegrini che vi hanno lasciato preziose offerte di bronzo ed ambra”. La posizione geografica della Sardegna, al centro del Mediterraneo – come ha fatto osservare l’archeologa – ha favorito nei tempi gli scambi commerciali ed ha contribuito a sviluppare nell’Isola l’arte della metallurgia ed ha lasciato numerose testimonianze nella produzione di bronzetti figurati, armi, oggetti d’ornamento e preziosi vasi in lamina di bronzo. Dopo le “dotte” relazioni svolte nelle Università australiane del Queensland, Maria Ausilia Fadda ha dedicato la terza giornata alla comunità sarda e a quella italiana di Brisbane per ripercorrere le tappe della millenaria storia dell’Isola madre e delle tante conoscenze e dei tanti misteri che ancora l’accompagnano.
* Messaggero Sardo