di Giovanni Mameli
Il suo è un caso unico, una scommessa che ha dell’incredibile. Alla base di tutto c’è un amore per i libri, un feeling tenace con gli autori che decide di pubblicare con le sua sigla editoriale, che suona La Nave di Bes. Eligio Fronteddu a Milano fa l’editore, ma ogni tanto torna nell’isola per incontrare amici e tastare il polso alla cultura sarda. In passato ha lavorato alla Rizzoli come redattore del settore libri, poi ha deciso di mettersi in proprio. Alla sua attività di editore – che considera centrale – ha affiancato altri mestieri, come quello di traduttore, di giornalista e di scrittore. Il suo nome in Sardegna è ricordato per due libri che ebbero successo e fecero discutere. Cioè “Sardigna Ruja” di Gianfranco Pintore (denuncia in forma di romanzo rivolta alla petrolchimica nel nord dell’isola) e “S’arvore de sos tzinesos” di Lorenzo Pusceddu (il primo libro di fiction scritto in sardo, da cui prese le mosse un filone ricco di opere, che annovera nomi come Michelangelo Pira e Benvenuto Lobina). Fronteddu è un editore eccentrico, che pubblica libri di narrativa e saggistica, su argomenti abbastanza eterogenei (che spaziano tra il cinema e la chirurgia estetica, la scrittura ricercata e le short stories dal taglio sociologico). Gli piace la dimensione artigianale del suo lavoro, la progettazione del prodotto senza lasciare niente al caso. Essendo un editore piccolo, segue tutte la fasi della promozione e della presentazione dei suoi libri. L’ultimo nato della Nave di Bes è un romanzo (o se si preferisce una favola o un apologo) dal titolo bizzarro: “Pelao do Brasil”. L’autore si chiama Ermanno Accardi e lavora nel Gruppo Repubblica-Espresso come giornalista professionista. Siciliano, classe 1960, ha al suo attivo un altro libro: un saggio tra esistenzialismo e comunicazione. In questo romanzo dal titolo molto esplicito si occupa del mondo del calcio. Lo fa raccontando una storia verosimile il cui protagonista è un giovane calciatore brasiliano, che sogna di sfondare in tutti sensi (carriera e guadagni) nei campi di calcio del vecchio continente. Sceglie come trampolino di lancio una città difficile come Milano. Dove incontra figure che non favoriscono la sua fortuna. Scritto in terza persona, con un linguaggio serio-comico, con episodi che si svolgono in Brasile e altri a Milano, il romanzo fa conoscere ai lettori una realtà il più delle volte ignorata.
Per ogni calciatore che si afferma, con passaporto straniero, quanti fanno cilecca? Come si muovono in un mondo dominato dalla logica del guadagno facile? Non mancano scene intrise di un erotismo spinto. Il giovane Pelao attira col suo fascino esotico uomini e donne mature. A Milano la maggior parte dei suoi connazionali sono viados, che lo agganciano facilmente nelle discoteche. Ma anche alle spalle di questi ultimi ci sono storie difficili. Uno di loro racconta: “Guadagnavo un po’ di denaro, ma quasi tutto finiva nelle tasche dei miei genitori, poverissimi, che sapevano tutto e ingoiavano il rospo perché dovevano mantenere i miei quattro fratellini”. Chi ha letto i romanzi di Paulo Coehlo, imperniati su storie di vinti, su personaggi che cercano un riscatto, qua vi trova affinità e analogie. Il Brasile di cui parlano i rotocalchi, in chiave turistica e fantastica, sembra lontano mille miglia dalle realtà. In una delle epigrafi poste in apertura del libro spicca una frase di Edison Arantes do Nascimento, detto Pelé. Il quale afferma: “Non avevamo neppure il pallone, dovevamo costruircelo infilando della carta o degli stracci in un calzino, dandogli più o meno una forma sferica e poi legandolo con una stringa”. I libri pubblicati dalle edizioni La Nave di Bes, anche quelli di argomento non sardo, circolano nell’isola attraverso le librerie. I lettori della nostra regione (o emigrati in altri paesi) sapranno scovarli? Il marchio made in Sardinia ha una sua identità forte, sempre alla ricerca di un pubblico nuovo. In ogni caso quanti volessero saperne di più su questa avventura editoriale che va contro corrente possono farlo cercando il sito “www.lanavedibes.com”.
* Messaggero Sardo
Non ho letto nessuna delle pubblicazioni della Nave di Bes.
Stavo solo cercando di contattare un vecchio caro amico che ho perso di vista da troppo tempo, e che avrei tanto piacere di poter rivedere. Si tratta di Eligio Fronteddu.
L’ho conosciuto al mare della Caletta di Siniscola, dove lui passava le vacanze a casa della nonna Peppa e della zia.
Era il 1960 ed eravamo ragazzi.
Ci siamo ritrovati nel 1967 quando per motivi di lavoro abitavo a Milano e lui lavorava alla Rizzoli.
Spero di ritrovarlo.
Caro Eligio, ti faccio tanti auguri per le festività Natalizie. Spero tu stia in buona salute e
abbia ancora voglia di dialogare con me.
Ancora Auguri da
Renato Gorgoni