di Massimiliano Perlato
Gradito ritorno al circolo AMIS di Cinisello Balsamo per Franco Stefano Ruiu, noto fotografo nuorese, specializzato in reportage su tradizioni popolari della Sardegna. Ruiu, ha voluto presenziare all’AMIS, circolo a cui è fortemente legato per amicizia, il suo primo documentario televisivo dedicato alla “Festa dei Candelieri” di Nulvi. Alla proiezione nei saloni del sodalizio guidato da Carla Cividini Rocca che ha fatto gli omaggi di casa, erano presenti per le istituzioni di Cinisello Balsamo, Luciano Fasano, Assessore alla Cultura e Bernardo Aiello, Comandante dei Carabinieri.
Quello che abbiamo incontrato è inizialmente un Ruiu un po’ preoccupato: c’è sempre meno attenzione da parte della gente nel riscoprire le tradizioni della nostra terra. Non abbiamo più il tempo per soffermarci ad ascoltare, a capire, a confrontarci. Il mio lavoro è proprio quello di cercare di salvaguardare questo patrimonio anche se faccio sempre più fatica. Anche per me gli anni stanno trascorrendo.
Però sei riuscito a creare un documentario che non è impresa da poco. Se all’inizio della mia carriera ero guidato dall’entusiasmo, ora sono assalito dal dispiacere nel notare che le cose stanno cambiando. Ho sempre messo passione, professionalità nell’attività di fotografo. Questo primo lavoro da documentarista è perché volevo cimentarmi in qualcosa di nuovo: ho la necessità di circondarmi di sogni, evasioni e misurarmi con nuove esperienze. L’essermi messo dietro una telecamera e fare il regista ha voluto dire anche questo. Desidero trasmettere sensazioni positive. Ho promosso questo documentario con l’idea di mandarlo a concorsi specifici per far apprezzare le peculiarità della nostra isola.
Introducimi il documentario presentato a Cinisello Balsamo? Fra le feste “de ispantu” che rendono la Sardegna ricca di tradizioni quella dei Candelieri di Nulvi occupa una posizione di grande rilievo. Tanto per cominciare è una festa all’antica: ha la sua vigilia, la sua festa vera e propria e otto giorni dopo conserva ancora s’ottava che ne sancisce la chiusura. Piatto forte de s’ispantu i suoi candelieri che candelieri non sono. Candeliere infatti per tradizione è una struttura che regge una candela e a Nulvi non c’è niente di tutto questo. A sfilare, con tanta devozione e sacrificio, tre giganteschi “altari” di legno scolpito, di tre colori diversi: giallo il candeliere dei contadini, verde quello dei pastori, azzurro quello degli artigiani. La tradizione è antica di secoli. Di quella tradizione, Nulvi, in quanto a forma, ne dovrebbe essere il testimone più autentico rispetto agli altri candelieri che sfilano in Sardegna.
Dove nasce questo evento religioso? E’ nelle numerose carestie scoppiate nell’intera Sardegna, fra il 1400 ed il 1600, che si rintraccia l’origine di tale voto, quando si tentò di far fronte alla situazione non soltanto con la medicina ma servendosi anche del contributo religioso: in particolare, si chiese l’intercessione della Madonna affinché ponesse termine alla gravosa decimazione della popolazione. Se è in questa circostanza che i ceri divengono simbolo della devozione degli abitanti di Nulvi nei confronti della Vergine, la loro genesi è, tuttavia, ben più antica. Difatti, fu il popolo pisano, nel XIII secolo, con l’arrivo sull’isola, a portare con sé quel ricco bagaglio di tradizioni – fra cui anche l’offerta di ceri aventi forma a tabernacolo e peso determinato – che finì col diventare parte integrante della cultura sarda. Successivamente, con la dominazione aragonese la tradizione dei Candelieri si è persa in tutta la Sardegna e solo in pochissimi centri (Nulvi, Sassari, Ploaghe) è continuata, più o meno fedele negli anni, tanto che fra gli stessi Candelieri, sopravvissuti allo scorrere del tempo, si possono notare evidenti differenze estetiche.
I soci del circolo AMIS hanno seguito il documentario come se fossero rapiti dalle immagini: suoni, colori e situazioni che li hanno coinvolti totalmente in un rigoroso silenzio. Come si svolge la festa nel paesino del sassarese? La festività si apre con la sfilata di ciò che è divenuto simbolo per eccellenza non soltanto della ricorrenza di metà agosto ma dell’intera cultura e tradizione nulvese: i Candelieri. Infatti, è proprio il fascino trasmesso dai tre ceri a richiamare, ogni anno, centinaia di turisti in occasione della processione, nota come “Sa Essida de Sos Candhaleris”, che li vede protagonisti. I Candelieri, costruiti in legno e canne intrecciate, decorati con angeli e santi di cartapesta, rose e bandierine colorate, si presentano come “imponenti monumenti” che s’innalzano per circa otto metri d’altezza raggiungendo gli otto/nove quintali di peso, suddiviso fra fuso e tabernacolo. Tali notevoli dimensioni richiedono l’impegno di un considerevole numero di portatori, che aumenta in conseguenza alle difficoltà che i vari tratti del percorso presentano (ai sedici uomini che lo trasportano sulle spalle si aggiungono gli addetti alle funi e ai cambi). La sfilata ha inizio nel primo pomeriggio del 14 agosto quando i tre ceri vengono trasportati dalla Chiesetta di San Filippo Neri – nella quale vengono conservati per tutto l’anno – fino alla via principale del paese, punto da cui ha inizio la processione, che viene preceduta dall’arrivo dei tre obrieri e dalla benedizione dei portatori da parte del parroco. Il corteo percorre alcune vie storiche del paese, affrontando vari ostacoli e difficoltà che costringono i portatori a continue e spettacolari acrobazie, fino a giungere al momento più atteso noto come “Sa falada de Sos Candhaleris” (la discesa dei Candelieri). Questo tratto molto ripido del tragitto che, fino a qualche tempo fa, a causa della presenza dei cavi elettrici veniva affrontato con i Candelieri “distesi”, ultimamente mette alla prova l’abilità dei portatori poiché, grazie alla completa rimozione degli ostacoli che impedivano il rispetto della tradizione, devono procedere sorreggendo i ceri in posizione eretta. Il percorso de “Sa Essida” si conclude con l’ingresso dei Candelieri nella Cattedrale seguendo un ordine ben preciso – stabilito dopo l’esito di una lunga causa civile risalente agli anni compresi tra il 1844 e il 1848 – che vede primo il candeliere degli agricoltori (riconosciuto come il gremio più antico), secondo quello degli artigiani e ultimo quello dei pastori. Disposti attorno al simulacro della Vergine dormiente i Candelieri trascorrono, qui, i giorni successivi alla processione fino alla conclusione dei riti e dei festeggiamenti, che culminano all’ottava con lo scioglimento del voto che si rinnova, ogni anno, dal XVI secolo.
Non ci sono commenti. Per noi nulvesi Franco Ruiu è il fratello maggiore che tutti vorremmo avere. Franco Ruiu è una grande, immensa persona. Non potremo mai ringraziarlo abbastanza per l’affetto che sta dimostrando nei confronti della nostra comunità. Grazie ancora Franco.
FRANCO,TROPPO BRAVO CONTINUA NELLA TUA BELLISSIMA ATTIVITA
Sono un portatore del candeliere de sos messaios, è più precisamente “addetto alla fune” leggendo l’articolo sopra riportato mi sono venuti i brividi perchè Franco ha capito veramente il senso della nostra festa e mi inorgoglisce vedere come cerca di trasmetterlo a tutti, anche fuori della Sardegna, un grande Grazie continua così, ti aspettiamo il 14 Agosto come sempre…….
Un abbraccio
Nico