di Paolo Pulina
In occasione del centenario della nascita (avvenuta ad Alessandria il 2 aprile 1910) è prevedibile che diverse commemorazioni saranno riservate a Carlo Carretto, religioso italiano, della congregazione cattolica dei Piccoli Fratelli del Vangelo, la cui importanza dal punto di vista spirituale si può misurare dal fatto che il settimanale “Famiglia Cristiana” ha pubblicato quest’anno nella collana “I grandi maestri dello spirito-Il cammino cristiano” due suoi volumi: “Il deserto nella città” (che vuol essere una guida alla preghiera e alla meditazione della parola di Dio nella quotidianità) e “Beata te che hai creduto” (dedicato a Maria, la madre di Gesù).
Maestro di umiltà, piccolo Fratello di Gesù, sulle orme di Charles de Foucauld, Carretto ha vissuto 10 anni nel deserto del Sahara per imparare a pregare e a ricercare, nella totale solitudine, l’intimità con Dio.
Non a caso si intitola “Lettere dal deserto” la sua opera più conosciuta, successo editoriale non solo in Italia fin dalla prima edizione (1964). L’ultima edizione è la 37^, pubblicata sempre dall’Editrice La Scuola di Brescia, con un nuovo, ampio e molto avvincente saggio introduttivo del prof. Luciano Caimi, attualmente professore ordinario di Storia della pedagogia e dell’educazione nell’Università cattolica, sede di Brescia.
Ecco le sintetiche notizie presenti in questo saggio introduttivo che spiegano le motivazioni per le quali, nel pomeriggio di sabato 19 giugno, il prof. Caimi è stato invitato a Pavia dal Circolo culturale sardo “Logudoro”, presieduto da Gesuino Piga, e al quale sono iscritti numerosi soci originari di Bono, per illustrare il ruolo svolto in Sardegna da una personalità intellettuale e spirituale come Carlo Carretto.
Nello spirito salesiano si svolge la prima esperienza lavorativa di Carretto, maestro diciottenne a Gattinara (Vercelli). Dopodiché – precisa Caimi – «Carretto, vincitore di precedente concorso nazionale, dal marzo 1940 aveva preso servizio come Direttore didattico a Bono, centro del Goceano, in provincia di Sassari. Da quella Direzione dipendevano le scuole elementari di sei piccoli paesi (Bono, Anela, Bottida, Bultei, Burgos, Illorai) distribuiti su un territorio montagnoso, scarsamente collegato con il resto della Sardegna. Perlopiù dedita ad attività pastorale e agricola, la popolazione pativa arretrate condizioni socio-economiche. La difficile situazione sociale, lungi dallo scoraggiare il nuovo Direttore, costituì per lui incentivo a moltiplicare l’impegno».
Oltre che svolgere una funzione di stimolo presso la cinquantina di insegnanti alle sue dipendenze (quasi tutte donne), grazie all’affiatamento con il parroco don Battista Marongiu, Carretto riuscì a realizzare importanti strutture di aggregazione: l’oratorio (secondo un tradizionale impegno dei salesiani, presso i quali si era formato) con annessa sala cinematografica. L’inaugurazione avvenne il 15 giugno 1941, alla presenza del vescovo di Ozieri, mons. Francesco Cogoni. Fu attivato anche un orfanotrofio maschile e femminile.
Lo scarso entusiasmo di Carretto per l’organizzazione giovanile fascista lo rese inviso ai gerarchi locali, i quali riuscirono a farlo trasferire, con disposizione prefettizia, a Isili, in provincia di Nuoro, a partire dal 10 ottobre 1941. L’immediata, corale protesta della popolazione di Bono ottenne il risultato di far rientrare Carretto in paese a distanza di poco più di un mese di “esilio” ma ormai i fascisti gliela avevano giurata: dalla primavera 1942 Carretto fu allontanato dalla Sardegna (con il divieto di porvi di nuovo piede, pena l’arresto) e assegnato alla Direzione didattica di Condove, in provincia di Torino.
Solo nel 1946, dopo la Liberazione Carretto poté ritornare nell’isola per ricevervi un prestigioso riconoscimento, ma ormai la sua attività si svolgeva ai vertici nazionali della gioventù cattolica. Scrive Caimi: «Mentre l’Associazione Italiana Maestri Cattolici stava muovendo i primi passi, per il trentaseienne Carretto, insignito nel luglio 1946 della cittadinanza onoraria di Bono, si aprì un nuovo, fondamentale capitolo sul piano biografico. Nell’ottobre del 1946 Pio XII lo nominò, infatti, Presidente Centrale della Gioventù Cattolica, in sostituzione del medico Luigi Gedda, passato alla guida dell’Unione Uomini» (è stato ricordato che i giornali di destra chiamavano spregiativamente la GIAC, Gioventù di Azione Cattolica, Azione Carrettolica!).
L’avventura sarda di Carretto però non è ancora finita. Dopo i dieci anni di eremitaggio nel deserto (l’8 dicembre 1954 aveva raggiunto l’Algeria per seguire il noviziato a El Abiodh) – sottolinea Caimi – «nel luglio 1964, fratel Carretto veniva destinato alla Fraternità di Bindua, villaggio minerario nei pressi di Iglesias. Di ritorno in Italia, ancora una volta trovava, dunque, ospitalità in quella terra di Sardegna rimastagli nel cuore dopo l’ormai lontana esperienza di Direttore didattico!». Ovviamente, durante la nuova permanenza in Sardegna, fratel Carretto fece anche qualche capatina nell’amato centro di Bono.
La relazione del prof. Caimi a Pavia era intitolata “Carlo Carretto: dall’impegno magistrale alla scelta del deserto” ed ha risposto pienamente al proposito di inquadrare in generale l’apostolato di fratel Carlo ma lo studioso (che ha insegnato nell’Università di Sassari e nel cuore del quale la Sardegna continua ad occupare un posto importante) ha anche fornito preziosi dettagli soprattutto sul soggiorno a Bono del Direttore didattico Carretto. Per far questo ha attinto alla sua relazione sull’ argomento tenuta presso l’Università di Sassari il 23 marzo 2003 nell’ambito del convegno “Carlo Carretto in Sardegna tra impegno educativo e azione sociale, 1940-1942”, Bono-Sassari 21-23 marzo 2003) che si estende per ben 50 pagine nel volume con gli Atti (edito nello stesso anno 2003, per le cure di Salvatore Pianu, dall’Associazione culturale “Alcide De Gasperi “ di Sassari).
In questo stesso volume molti altri relatori si soffermano sull’attività bonese del Direttore Carretto e sulle vicende della sua presenza in Goceano: Gavino Leone, Michele Pinna, Giancarlo Zichi.
Anche altri autori di Bono hanno raccontato il periodo goceanino di Carretto: lo ha fatto nel 2005 il bonese Gian Battista Fressura, in un capitolo del suo libro, scritto in sardo e in italiano, intitolato “Addaeriu. Oltre il fiume” (Sassari, Edes); lo aveva già fatto nel 2001 il bonese, da decenni emigrato a Pavia, Costantino Bussu nella sua raccolta di scritti (poesia e prosa) intitolata “L’ editore inetto” (Pavia, 2001). Lo stesso Bussu, la bonese Vincenza Congiu e Gesuino Piga, presidente del circolo sardo, hanno completato con ricordi personali la ricca relazione presentata dal prof. Caimi durante il recente convegno pavese.
Anche il giornalista pubblicista e poeta di Illorai Cristoforo Puddu (che per motivi di lavoro non ha potuto essere presente a Pavia) ha raccolto testimonianze su Carretto “in sa Costera”, ricordando che «sul colle storico di San Raimondo, nel vecchio rudere dei Mercedari oggi struttura bibliotecaria, sognava di realizzare un centro studi e ritiro per religiosi», una specie di “Getsemani”.
L’attuale sindaco di Bono, Piero Molotzu, anche lui impossibilitato a partecipare, ha ricordato, in un messaggio ai convegnisti pavesi, le onorificenze di cui la municipalità di Bono ha gratificato la figura di Carlo Carretto che tanto si è speso dal punto di vista materiale, educativo, morale, sociale a vantaggio della comunità bonese:
– con la delibera del 21 luglio 1946, il Consiglio comunale di Bono, guidato dal sindaco Giuseppe Tiana, conferì per acclamazione la cittadinanza onoraria al prof. Carlo Carretto, mettendo in evidenza, tra l’altro, “l’entusiasmo che egli prodigava per l’educazione della gioventù nei corsi serali di istruzione degli analfabeti”;
– a quindici giorni dalla morte di Carretto, avvenuta il 4 ottobre 1988 nell’eremo di San Girolamo a Spello (in provincia di Perugia), dove si era trasferito definitivamente nel 1965 dando vita ad una comunità d’accoglienza internazionale, il Comune di Bono deliberò di intestare una piazza all’illustre cittadino onorario;
– il 20 aprile 1991 nella piazza Carretto veniva collocata una targa come segno di grata e imperitura memoria del ruolo di “messaggero di amore e speranza” svolto dal direttore didattico nei tragici anni del secondo conflitto mondiale e dell’ardore con cui “promosse cultura, elevazione umana e alto spirito di fraternità cristiana gettando il seme di fondamentali opere sociali”.
– negli anni ’90, la municipalità di Bono ha attivato un vincolo di gemellaggio con il Comune di Spello;
– nel 1992, una delegazione comunale ha partecipato alla cerimonia di traslazione delle spoglie di fratel Carretto dal loculo alla “terra nuda”, secondo sue specifiche disposizioni.
I deserti materiali e spirituali (anche in Sardegna) in cui fratel Carretto ha gettato il suo seme hanno tutti fruttificato ed è giusto che il suo messaggio non venga dimenticato, in particolare dai sardi.
La conferenza pavese in suo onore è stata anche occasione per conoscere le ultime pubblicazioni che in questi ultimi tre anni (2008: a vent’anni dalla morte; 2010: centenario della nascita) ne stanno ravvivando la straordinaria testimonianza di impegno nel sociale e di fede: “Carlo Carretto in fraternità. Ventennale della sua morte”, a cura dei Piccoli Fratelli del Vangelo della Fraternità di Spello, 2008; “Carlo Carretto nella Chiesa del Novecento”, a cura di Valerio De Cesaris, Assisi, Cittadella, 2009; Gianni Di Santo, “Carlo Carretto: il profeta di Spello”, Edizioni San Paolo, 2010; Alberto Chiara, “Carlo Carretto: l’impegno, il silenzio, la speranza”, prefazione di Rosy Bindi, Edizioni Paoline, 2010. E poi restano sempre le numerosissime opere, perennemente ristampate, in cui fratel Carretto ha profuso la ricchezza inesauribile dei suoi sentimenti e delle sue riflessioni, in uno stile piano, levigato che nei decenni non ha perso niente del suo smalto.