di Livia Lepri
Pensando a Maria Carta, all’idea di dar voce al corpo per raccontare frammenti di una tra le più complete donne del ‘900, mi chiedo: “cosa mi attrae così tanto da sentire nascere l’esigenza di farla “mia”, da desiderare di usare il movimento per far vibrare la sua voce, o meglio perché esso diventi l’eco di una voce?”.
L’unica risposta che trovo e che riesco a darmi è la passione.
La passione intesa come espressione di vita, etica di vita, respiro della vita, per poter esistere a 360°, per cercare di non avere rimpianti, per sentire che tutto è stato possibile, che il massimo della dedizione e dell’impegno è stato vissuto, quasi nulla è stato lasciato al caso, e quando è accaduto, ci si è lasciati andare con quella pace e quel senso dolce dell’abbandono, che rivelano la fine come un nuovo inizio ed anche la paura svanisce.
La passione intesa in questo modo è ciò che mi fa pensare a come una grande Donna, qual era Maria, abbia vissuto e si sia “fatta vivere”, senza mai rinunciare a se stessa, senza mai rinnegare le proprie origini, senza mai stancarsi di trasformare in ideale ed impegno il suo essere “arte”.
Il tutto senza rinunciare ad essere donna e madre.
Quando ho sentito nascere il movimento al pensiero di Maria, la passione, la forza, il coraggio, la femminilità, la delicatezza, la bellezza, l’intensità, sono stati i colori da utilizzare per dipingere quella tela che per me è lo spazio,nel disegno di un corpo, che fosse il mezzo per raccontare la vibrazione emotiva di quella voce che ha creato l’oltre.
Da qui parto per raccontare non la vita ma l’emotività e gli stati dell’essere che si trasformano in emozione.
Ed allora vedo una scena che si trasforma in stanza, all’interno della quale oggetti e corpi esprimono stati d’animo che attraversano una vita intera creando la pienezza dello stato dell’essere: armadi, comò, letti, lampade, sedie, spazzole, tele, e tutto ciò che contiene ricordi, sogni, amori, delusioni, bellezza, inquietudine e pace, ma anche disegni e luci che evocano infanzie perse e ritrovate riscoprendo la leggerezza come senso di elevazione verso quell’ “oltre” che ci rende immortali.
Cinque donne interpretano e vivono attraverso la danza questo spazio incantato e forte al tempo stesso, al fine di far abitare nel corpo un movimento che dà voce a cinque stati emotivi: coraggio, inquietudine, passione, forza, armonia e che hanno come filo conduttore la bellezza, la femminilità, il carattere, il colore, il tutto cucito attraverso una drammaturgia musicale che ha il compito di tenere viva la memoria di colei che ancora oggi è esempio e fonte di ispirazione artistica.
Molti saranno gli artisti impiegati in questo progetto perché Maria Carta echeggia nella loro mente e nei loro cuori, avendo lasciato un segno indelebile nelle loro esistenze, solo per averla “respirata”.
Livia Lepri
“FEMINAS- Maria Carta, l’eco di una voce”
Produzione Compagnia Danza Estemporada 2010
Cooproduzione con la Fondazione Maria Carta e la Compagnia I’mperfect Dancers
Coreografia e Regia: Livia Lepri e Walter Matteini
Danzatori: Compagnia Danza Estemporada e Compagnia I’mperfect Dancers
Musica : Alessio Bertallot
Scene : Josephine Sassu
Video Proiezioni: Marco Piras
Allestimenti: Scenosist
Disegno Luci: Titti Sisto e Marco Piras
Segreteria di Produzione: Raffaella Fiori e Roberto Manca
Ufficio Stampa: Barbara Vargiu
Produzione e Amministratore di Compagnia: Lucia Cau
Organizzazione: Associazione Danza Estemporada
Distribuzione: Massimo Dottorini per la BROandBRO e Associazione Danza Estemporada
ASSOCIAZIONE DANZA ESTEMPORADA
Via Venezia 7- 07100 Sassari
Tel.fax 079281129
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